venerdì 19 maggio 2023

Umanità: ma è vero che stiamo diventando tutti più stupidi?


 

Con buona pace di coloro che ritengono che il progresso scientifico, insieme a tutte le scoperte degli ultimi decenni, coincida con un aumento dell’intelligenza umana, due studi europei, dimostrano un’altra triste realtà. L’uomo si sta instupidendo e quel che è più grave, non capisce neanche il motivo per cui stia diventando sempre più stupido. A dircelo ricercatori norvegesi, che hanno studiato ben 730 mila giovani uomini, concludendo che il QI diminuisce di ben sette punti per ogni generazione che si avvicenda. Per dimostrarlo, hanno pubblicato il loro complesso studio, sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. 

Ma questi ricercatori non sono i soli ad essere addivenuti a questo impietoso risultato, era accaduto anche a ricercatori del Regno Unito che erano giunti alla medesima conclusione, dopo aver condotto uno studio analogo ai ricercatori norvegesi. Secondo questi scienziati britannici, il QI dell’umanità è diminuito in maniera doppia per ogni decennio, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri. La cosa inquietante è che, poco prima del secondo conflitto mondiale, il quoziente intellettivo dell’uomo era in costante aumento. Per quanto non capiamo bene cosa stia succedendo a livello umano, i ricercatori azzardano qualche ipotesi.

Perchè siamo più stolti dei nostri nonni?

Diverse le teorie, una squisitamente sociologica e pare che in questo l’autore americano Thomas M. Nichols, politologo e saggista statunitense e professore al Naval War College e alla Harvard Extension School, autore del libro La Conoscenza e i suoi Nemici, pubblicato nel 2017, centri in qualche modo l’obiettivo che magari, sia pure a piccole dosi, potrebbe essere condiviso. Secondo l’autore, 

l’accesso indiscriminato alla rete, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, ci fornisce una miriade di informazioni che spesso ricaviamo solo in superficie, inseguendo quelle informazioni che danno ragione al nostro pensiero, col rischio di non approfondire e, anzi, secondo l’autore.

“il risultato non è stato l'inizio di un nuovo illuminismo, ma il sorgere di un'età dell'incompetenza in cui una sorta di egualitarismo narcisistico e disinformato sembra avere la meglio sul tradizionale sapere consolidato. Medici, professori, professionisti e specialisti di ogni tipo non sono più visti come le figure a cui affidarsi per un parere qualificato, ma come gli odiosi sostenitori di un sapere elitario e fondamentalmente inutile. Che farsene di libri, titoli di studio e anni di praticantato se esiste Wikipedia? Perché leggere saggi, ricerche e giornali quando Facebook mette a nostra disposizione notizie autentiche e di prima mano?” - sostiene l'autore.

Non si può di certo negare che l’analisi del politologo non sia del tutto diversa dalla realtà che viviamo. Poche nozioni ripetute a pappagallo fanno di ognuno di noi gli esperti in ogni cosa. Si tratta poi di vedere come il pensiero unico, un “cancro” che si è fatto strada negli ultimi anni, sfruttando questa nostra pigrizia nel non volere andare a fondo alle conoscenze, sposti l’attenzione solo sulle fonti che risultino gradite, appunto, al pensiero unico, al punto da considerare esclusivo il modo di vedere di una certa scienza, di una certa filosofia, di una certa cultura, di un certo gionalismo e si ritiene in questo modo, che tutto quello che è contrario debba vedersi come superficiale e complottista. Si è ben visto sui vaccini o presunti tali contro il Covid e sulla stessa pandemia. Chiunque dissentiva dal pensiero unico che idolatrava i rimedi unici e insostituibili rappresentati dai vaccini e ingigantiva il fenomeno patologico escludendo tutte le cure, pur di far passare l’idea che i vaccini fossero salvifichi, anche se l'opposto avviso era proveniente da scienziati, per lo meno di spessore uguale ai fautori della vera scienza, veniva etichettato come complottista e ignorante e quindi avversato o ignorato, se non beffeggiato.

Quindi, stando alle tesi sociologiche ci stiamo instupidendo, ma ci sono altre cause di questo imbarbarimento dell’intelligenza umana?

La teoria chimica

La teoria che annetterebbe un grande significato a questo abbassamento del QI dell’uomo moderno, passa dalla fluorizzazione artificiale dell’acquaperpetrata nei decenni cui siamo stati sottoposti tutti, chi più, chi meno. E a dirlo non sarebbero percolosi complottisti, ma ricercatori di Harvard, confermato poi da William Hirzy, ex scienziato dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) degli Stati Uniti, che ha condotto una propria valutazione dei rischi insieme a un team di ricercatori neozelandesi. Nel documento pubblicato, intitolato Developmental neurotoxicity of fluoride: A quantitative risk analysis towards establishing a safe daily dose of fluoride for children, il team ha scoperto che l’esposizione al fluoro è direttamente correlata a un basso QI.

L’importanza di questa analisi del rischio, sottoposta a revisione paritaria, è che indica che forse non esiste un livello veramente sicuro di esposizione al fluoro”, ha dichiarato il dottor Hirzy dopo la pubblicazione dello studio. “Come per il piombo e il mercurio, non esiste un livello soglia di fluoruro al di sotto del quale l’esposizione possa essere considerata sicura”.

A tutto ciò si aggiungerebbe l’uso indiscriminato di piombo e pesticidi in grado di generare danni gravi nei bambini ancor prima di nascere, stessa cosa per quanto riguarda il mercurio, aggiunto come adiuvante, nei vaccini pediatrici e a dirlo sarebbero ricercatori della Scuola di Sanità Pubblica dell’Università della California Berkeley che hanno scoperto l’elevata tossicità di questi componenti nei bambini in via di sviluppo ancora nel grembo delle madri. Due i pesticidi maggiormente incriminati: il clorpirifos e il diazinone, che avrebbero effetti devastanti nello sviluppo del linguaggio e nella percezione e nell’elaborazione del pensiero nei bambini. L’avvelenamento da piombo dovuto alla corrosione praticata inesorabilmente dal fluoro alle condotte idriche avrebbe nei piccoli un effetto nefasto, pare che negli Stati Uniti il problema riguardi quasi un milione di bambini. Lo stesso fluoro amplificherebbe i danni anche negli adulti che andrebbero incontro, proprio per l’esposizione a questo componente, a mal di testa cronici, disturbi della memoria, scarsa concentrazione, irritabilità, insonnia, disturbi delle abilità motorie, comportamenti anomali e difficoltà a parlare e a vedere chiaramente e diminuzione del QI. Il mercurio aggiunto nei vaccini pediatrici e non, avrebbe un ruolo devastante a livello delle cellule cerebrali, a livello dei neurotrasmettitori e questo spiegherebbe il nostro totale instupidimento.

E’ del tutto ovvio che tutto questo merita una grande riflessione. Non vogliamo sposare in toto alcuna teoria, né quella più accreditata su base sociologica, né quella scientifica che vede la chimica, utilizzata ai giorni nostri, in modo sicuramente indiscriminato e prepotente. L’unica cosa che ci sentiamo di dire è che entrambe le tesi sono ragionevoli e, l’ultima, si collega ad altri studi effettuati in Asia su bambini vietnamiti. In quelle zone non v’era traccia di autismo nei giovanissimi che si è palesato dopo l’introduzione di molti vaccini. Anche nell’Occidente i casi di autismo sono schizzati negli ultimi decenni alle stelle. A questo punto, una riflessione. E’ solo coincidenza o c’è dell’altro?

Fonte per una parte delle informazioni: NoGeoingegneria

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