Sopratutto negli ultimi tempi ci si focalizza sempre di più in quella che si definisce Sindrome delle apnee ostruttive del sonno, intendendo una parziale ostruzione delle vie respiratorie, a volte persino totale durante il sonno, con la conseguenza che vi soffre si risveglia bruscamente in preda al panico e all’angoscia. E’ una condizione clinica che colpisce in Italia ben 24 milioni di persone di età compresa tra 15 e 74 anni (54% della popolazione adulta), di cui circa 12 milioni di affetti da patologia di livello moderato-grave (27% della popolazione adulta, di cui il 65% maschi).
Diversi
gli stadi della patologia che a volte restano tali e a volte si
aggravano parallelamente ai cambiamenti individuali dell’individuo. La Sindrome
dell’apnea notturna è più frequente nell’uomo rispetto che
nella donna che, tuttavia, dopo la menopausa può andarvi incontro
con più frequenza.
Cause
dell’apnea notturna
C’è
sicuramente una causa genetica che predispone a questa sindrome, situazioni acquisite, come l’obesità o il semplice sovrappeso, spesso unito ad abitudini di vita non del tutto corrette, sono cause aggiunte, come pasti eccessivamente abbondanti serali, eccesso di bevande
alcoliche assunte prima di andare a dormire, ostruzione delle prime
vie aeree, oppure l’abitudine di molti di ricorrere a sonniferi per sconfiggere l' insonnia. La conseguenza di tutto ciò è che il
soggetto russa in maniera rumorosa e continua, sospendendo la
respirazione per un tempo variabile che va da una manciata di secondi,
in media circa 10, fino addirittura a sfiorare i tre minuti di
astinenza dal respiro, con conseguenze che sono proporzionali al
tempo in cui ha smesso di respirare. Una volta riaddormentatosi il problema si ripresenta più volte ogni notte.
Le
conseguenze
Al risveglio, chi ha subito una crisi notturna di apnea ostruttiva del
sonno, accusa un forte disagio nel cercare
di concentrarsi, così come non è infrequente in questi soggetti
soffrire di mal di testa, vivere la fase diurna con un fastidioso
senso di sonnolenza continua, oltre ad avvertire, nei casi in cui la
respirazione notturna si sia interrotta per un periodo prolungato e
ad intervalli continui, un
senso di angoscia e di malessere anche psicofisico e ciò anche in
funzione del fatto che chi soffre di questa sindrome, risente di una
transitoria ipossia cerebrale e già questo giustifica tutti i
malesseri avvertiti. Durante i risvegli notturni, il paziente può
andare incontro a sudorazione profusa, bisogno di fare pipì durantela notte, impotenza in altri casi e sopratutto un risveglio
traumatico per via del senso di soffocamento che accompagna tale
condizione clinica.
Cosa
si puo’ fare per prevenirla?
L’ideale sarebbe perdere peso, in primis, così come evitare cene
pantagrueliche prima di andare a dormire, così come utile sarebbe
eliminare alcolici e superalcolici sopratutto la sera, fare una
moderata attività fisica e se possibile non fumare. Utile,
senza pensare di risolvere la situazione in toto, è l’utilizzo di
cerottini nasali che in parte mitigano il russamento, allargando le
narici, alleviando la congestione nasale, se vi fosse, sopratutto in corso di
malattie da raffreddamento, consentendo una percentuale di ossigeno maggiore e partecipando a rendere meno penosa l’apnea ostruttiva del
sonno.
Come
si diagnostica
Solitamente
è il paziente a riferire tutti i sintomi che lo affliggono al
proprio medico, il quale può anche decidere di indirizzare il
paziente verso specialisti che lo sottoporanno ad appositi esami
strumentali.
Il
trattamento
Per
prima cosa bisogna correggere stili di vita sbagliati che sono la
causa sovente di questa sindrome, come abbiamo visto sopra.
Nei casi più impegnativi si
può prevedere l’utilizzo del
Cpap (Continuous positive air way pressure): una maschera che si
applica su naso e bocca e che forza il passaggio dell'aria,
facilitando il respiro. Così
come, laddove si individui una causa che crei ostruzione per via di
difetti congeniti o acquisiti di alcune parti anatomiche, si ricorre all’intervento
chirurgico, ad esempio volto alla
correzione del setto nasale deviato o all’asportazione
delle tonsille ipertrofiche, a seconda del livello e del tipo di
ostruzione riscontrato nelle vie aeree superiori.
Ma
la vera novità è lì da venire
La
soluzione definitiva alla Sindrome dell’apnea notturna potrebbe
venire dal
Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, con una scoperta
che consiste in una sorta di pacemaker impiantabile
volto
a
stimolare il nervo che controlla il movimento della lingua e dei
principali muscoli coinvolti nella respirazione (nervo ipoglosso), al fine di mantenere aperte le vie respiratorie durante il sonno ed evitare
episodi di apnea.
“
Esistono diversi dispositivi di stimolazione del nervo ipoglosso che danno
ottimi risultati e che presto introdurremo – spiega Manuele Casale,
responsabile dell’Unità operativa semplice di Terapie integrate in
otorinolaringoiatria della Fondazione Policlinico Universitario
Campus Bio-Medico – Tra questi un sistema di stimolazione
unilaterale, già disponibile in Usa e in alcuni Paesi europei, che
viene impiantato con intervento in anestesia generale con l’ausilio
di tre piccole incisioni sul collo e sul torace e un nuovo
dispositivo bilaterale, quindi potenzialmente più efficace, che non
necessita di batteria ed è posizionato sul collo, sotto il mento,
mediante una sola incisione”.
Sul
fronte della diagnosi, presso il Policlinico si esegue da anni la
sleep endoscopy, esame endoscopico delle alte vie respiratorie della
durata di pochi minuti, utile individuare i siti di ostruzione
responsabili delle apnee notturne e le aree di massima vibrazione
tissutale alla base del russamento. È disponibile il polisonnigrafo
'usa e
getta' che permette al paziente di monitorarsi a casa in totale
sicurezza. Infine, è in arrivo un nuovo dispositivo domiciliare
indossabile che permette in pochi minuti di estrarre paramenti
diagnostici analizzando con algoritmi brevettati i suoni generati dal
respiro e dal ritmo cardiaco, opportunamente registrati attraverso un
sensore posto alla base del collo del paziente. Questa
la nota diramata direttamente dal gruppo di ricerca del Policlinico
Universitario Campus Bio-Medico.
Fonte: Adnkronos
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