domenica 21 maggio 2023

Calcolosi renale: ci si può fidare della litotrissia?

VISITA E ECOGRAFIA UROLOGICA

 



Una tecnica relativamente recente, se si pensa che è stata adottata per la prima volta nel 1980 e che ha stravolto il trattamento dei calcoli urinari, la cui soluzione prima era solo in mano al chirurgo che doveva agire a cielo aperto eliminando i calcoli uno per uno. Ovviamente stiamo parlando della litotrissia i cui apparecchi utilizzati per il bombardamento dei calcoli si sono affinati, consentendo oggi un intervento più efficace e sopratutto più rapido rispetto a quanto avveniva 40 anni fa. I moderni litotritori, oggi si avvlgono dell’azione combinata di raggi X e ultrasuoni che garantiscono l’efficacia dell’operazione.

Un po’ di storia

Dove è nata la litotrissia? La tecnica è stata brevettata a Monaco di Baviera, in Germania, il 7 fabbraio 1980 grazie alla Società aerospaziale Dornier che sperimentò per la prima volta un litotritore Dornier HM-1. L’attività di questo primo apparecchio era ed è volta alla frammentazione dei calcoli riducendoli di dimensioni tali da permettere loro di transitare all’interno dell’uretere. Il tutto avviene grazie a delle potenti onde d’urto che provengono dallo strumento medicale e che una volta raggiunto il calcolo lo polverizzano, per dirla facile, consentendogli di fuoriuscire più o meno facilmente. 

Come è fatto un litotritore

MODERNO LITOTRITORE


Un litotritore è formato da quattro componenti che agiscono in perfetta sincronia. Una parte dell’apparecchiatura è deputata alla formazione dell’urto, un’altra all'individuazione dell’obiettivo da raggiungere, il calcolo, appunto, alla stregua del mirino di un’arma, un’altra parte localizza la formazione calcolotica, la quarta parte, una volta individuato l’obiettivo crea l’onda d’urto necessaria a dissolvere tali formazioni. Poichè è indispensabile, prima di “sparare” ai calcoli, individuarli, a queste formazioni si giunge mediante raggi x con quella che si chiama tecnica fluoroscopica, ovvero, si ottiene un’immagine radiologica della sede anatomica che si vuole trattare. Con questo sistema si riescono a repertare con facilità sia calcoli renali che ureterali, in quanto un calcolo potrebbe essere rimasto inceppato all’interno dell’uretere, mentre il medico potrebbe ritenere che si sia localizzato nel rene e viceversa e potrebbe bombardare un distretto per un altro senza ottenere alcun risultato valido, in assenza di tale tecnica radiologica. 

Una volta identificato il calcolo, lo si bombarda mediante onda d’urto generata in modi diversi a seconda del tipo di calcolo, della sua localizzazione, delle sue dimensioni, mediante elettroidraulica, o elettromagnetica. L’ecografia completa il tutto, consentendo all’operatore di seguire il trattamento e definirne il successo. Certo, dopo 40 anni dalla invenzione del primo litotrissore di passi avanti ne sono stati fatti, non foss’altro che il primo litotritore, il Dornier HM1 e HM3 nel confronto con gli attuali, oltre che per efficacia del trattamento, aveva dimensioni notevoli, al contrario degli attuali che hanno dimensioni bonsai nel rapporto con i loro antenati, ma è capitata la stessa con gli elettrocardiografi, per lo studio della funzionalità cardiaca e con tutti i mezzi utilizzati in medicina e non solo che nel tempo si sono perfezionati e sono decresciuti in termini di grandezza degli apparecchi. Come detto prima, le moderne apparecchiature, si avvalgono sia degli ultrasuoni che dei raggi X che ci consentono di agire su calcoli di dimensioni diverse, con un trattamento quasi indolore, al punto da consentire l'intervento in assenza o quasi di analgesia.

Un recente studio riporta i risultati ottenuti con un moderno litotritore elettromagnetico R aZ guidato da ultrasuoni. Lo studio è stato applicato ad una popolazione di 104 pazienti con calcoli opachi (62,3%) e 63 pazienti con calcoli radiotrasparenti (37,6%). La posizione solitaria del calcolo all'interno del rene era pelvica per 38 pazienti (41,3%), giunzione ureteropelvica (UPJ) per 21 pazienti (22,8%) e calice per gli altri 33 (35,9%). Il campione di pazienti comprendeva 88 pazienti (52,7%) di sesso maschile e 79 pazienti di sesso femminile (47,3%). L'età media era di 46 anni con i limiti tra i 15 e i 74 anni. Pietre solitarie sono state trovate in 92 casi (55,1%) mentre 75 pazienti avevano una litiasi multipla (47,3%). Si è constatato il passaggio dei frammenti di calcoli espulsi dai pazienti entro le prime 24 ore dopo la procedura per 128 pazienti (77%).

Tale studio è risultato quanto mai importante per constatare non tanto la validità della litotrissia, ma le eventuali complicanze che derivano dall’uso di tale tecnica, riportate dall’Associazione europea di Urologia. Nello studio che si è svolto, la durata della procedura è stata mediamente di mezz’ora, fino all’ora scarsa. Il numero di onde d'urto variava tra 1000 e 5500. La diagnosi dei pazienti veniva avvalorata da esame fisico, test di laboratorio (inclusi emocromo, screening della coagulazione, analisi delle urine e urinocoltura), ecografia addominale, KUB, pielogramma endovenoso e TAC addominale o pielografia retrograda per i pazienti selezionati. I calcoli erano di dimensioni comprese fra 7 e 22 mm., di tutti i pazienti, 9 di loro erano affetti da febbre e quindi la seduta è stata rimandata di tre settimane, in attesa che la cura con antibiotici facesse loro effetto. Dei pazienti esaminati c’era prevalenza di calcoli al rene sinistro rispetto al destro e 7 presentavano calcoli alla giunzione vescico-ureterale (4,2%). Dal totale di 160 pazienti con calcoli renali, che avevano comportato diverse coliche renali, 36 (22,5%) presentavano litiasi bilaterale. Quasi tutti i soggetti sottoposti a litotrissia raggiungevano il loro obiettivo, volto a liberarsi dei calcoli, in ragione del 86,2% rispetto a tutti i partecipanti allo studio e venivano valutati anche dopo 12 settimane confermando la riuscita dell’intervento.

Altri risultati

Un numero di 12 pazienti hanno espulso i calcoli autonomamente entro tre giorni dall’intervento, altri sette hanno richiesto litotrissia ureterorenoscopica retrograda, al fine di verificare l'interno degli organi interessati al trattamento e la rimozione attiva dei calcoli. Le formazioni calcolotiche sono state esaminate per quanto concerne la loro composizione e si è visto trattavasi di calcoli di calcio (54,7%), 22 dei quali erano ossalato di calcio monoidrato(14,8%) e 59 ossalato di calcio diidrato (39,8 %), 44 calcoli urici(29,7%), 18 calcoli di struvite (12,2%) e 5 calcoli di cistina (3,4%).

Ci sono state complicanze?

Di tutta la popolazione dei pazienti che si sono stottoposti a trattamento si sono verificati, tre ematomi renali che, però, non hanno richiesto alcun intervento chirurgico successivo, semmai un trattamento farmacologico volto a riassorbire l’ematoma. Quindi, parliamo di una procedura quanto mai collaudata e sicura, come visto, con scarse complicanze, visto che le più gravi sono nell’ordine del 3,6% dei casi, ma che una volta trattate medicalmente o con procedure minimamente invasive, sono state risolte. La litotrissia è una procedura quasi indolore, lo dimostra il fatto che solo il 7% della popolazione ha richiesto una leggera analgesia, mentre il resto dei pazienti non ha lamentato alcun particolare dolore. Quindi si puo’ affermare che il ricorso al vecchio trattamento chirurgico delle calcolosi, riservato ad una percentuale di solo il 5% dei pazienti, rende la litotrissia il trattamento di elezione che, essendo meno invasiva è più gradita al paziente, consente al medico di risolvere prima e meglio la situazione patologica. Inoltre, laddove la grandezza del calcolo non superi i 6/7 mm., è possibile ottenere la risoluzione del problema mediante una sola seduta. Nel caso di calcoli più grandi, sopratutto se parliamo di calcoli di ossalato di calcio monoidrato, le sedute possono essere anche più di due. Ricordando che l'acido urico, l'ossalato di calciodiidrato e i calcoli di struvite sono molto più facili da disintegrare.

Quindi ben venga questo trattamento che oggi risulta quanto mai consigliato da medici e specialisti urologi.

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