Chi ha sofferto
di una calcolosi renale difficilmente ha scordato il triste evento costellato
da dolori severi, una sintomatologia associata interessata quasi sempre da
vomito, talora da febbre e grave prostrazione fisica. Attualmente la calcolosi,
oltretutto, è anche in aumento, basti pensare che nella sola Italia ad andare
incontro al problema sono qualcosa come 5 milioni di persone cui si aggiungono,
anno dopo anno, ulteriori 100 mila nuovi pazienti.
Calcolosi renale, causa ed origine
Oggi,
rispetto ad un tempo, il ricorso alla chirurgia per un paziente affetto da
calcolosi renale è sicuramente più ridotto, visto che per lo più, a dispetto
della sintomatologia dolorosissima che concerne una colica, il decorso è pressochè
benigno. Resta però il fatto che è sempre bene effettuare un’accurata anamnesi
remota di un soggetto che sia andato incontro alla patologia, considerato che
quasi sempre, se si va indietro nel tempo col ricordo si scopre che all’interno dello stesso nucleo familiare vi è uno o più appartenenti che soffrono o
soffrivano di calcolosi renale, da qui è facile pensare che nelle calcolosi renali
di questo tipo la predisposizione familiare è quasi sempre la regola. Tuttavia
non possiamo neanche considerare un altro importante dato derivante dalla
qualità delle urine del soggetto che sia andato incontro alla patologia, capace
com’è, proprio la composizione dell’urina stessa, di determinare veri e propri
cristalli che una volta aggregatisi fra di essi formano il calcolo vero e
proprio, una formazione dura, spesso tanto tagliente da causare delle
lacerazioni agli organi urinari che li contengono e con una caratteristica
generale degna di nota.
Ovvero, nei soggetti predisposti alla patologia, per lo
più sono carenti quelle sostanze in grado di opporsi proprio alla formazione di
questi cristalli all’origine dei calcoli stessi. Ricordando che esistono
diverse qualità di calcoli, i più diffusi sono quelli nella cui costituzione
ritroviamo gli ossalati di calcio, dei particolari sali che combinandosi fra di
essi danno luogo al vero e proprio calcolo, oppure più raramente, una volta su
dieci, esaminando l’urina di un paziente calcolotico riscontriamo altri composti
chimici, ad esempio, il fosfato di calcio ed infine in una percentuale ridotta
di casi, riscontriamo la presenza di cristalli di acidi urici. Occorre
anche segnalare il rischio rappresentato dalle continue cistiti cui il paziente
sia andato incontro. Tali infezioni infatti sono responsabili di ulteriori casi
di calcolosi a causa dei batteri che colonizzano le urine e dunque l’apparato
urinario con la possibilità di far precipitare i sali normalmente disciolti
nelle urine che a loro volta possono trasformarsi in calcoli.
La
sintomatologia della calcolosi urinaria
Generalmente
il paziente che sia andato incontro ad una calcolosi urinaria per la prima
volta, soprattutto quando l’esordio non è immediatamente interessato da una
violenta colica, comincia ad avvertire un dolore sordo, persistente ad un
fianco, tale dolore che, inizialmente può essere confuso con uno strano mal di
schiena, tende ad irradiarsi anche nella parte anteriore in posizione iliaca,
tant’è che all’aumentare del dolore qualcuno finisce per confondere la colica
renale con una colica di tipo appendicolare. Quando l’esordio non è immediato,
nel tempo si assiste ad un peggioramento della sintomatologia, di grado severo
e quasi sempre dipendente dalle dimensioni dei calcoli e dalla loro capacità
che hanno di migrare all’interno degli organi che li contengono. A volte un
solo calcolo di grandi dimensioni che non detenga molte possibilità di muoversi,
determina una colica di intensità dolorosa minore rispetto a quanto avvenga con
la presenza di tanti calcoli disseminati
qua e là che per la loro capacità che hanno di spostarsi creano l’enorme disagio
al paziente.
Proprio
il dolore, la sofferenza a causa della sintomatologia associato alla nausea ed
al vomito partecipano quanto mai alla prostrazione del paziente che,
oltretutto, appare irrequieto e spesso in preda al panico.
Mentre è da ricordare che non tutte le calcolosi urinarie sono espressione di uno stato di sofferenza
dell’apparato urinario, visto che spesso a determinarle può anche essere una
forte emozione o lunghi periodi di stress di cui abbia sofferto il soggetto. Ribadiamo
il concetto secondo cui la sintomatologia dolorosa si fa più forte ed
insopportabile nel tentativo del calcolo di fuoriuscire spinto dall’urina.
Quest’ultimo fatto è strettamente connesso con le dimensioni del calcolo
stesso, infatti, un calcolo che non superi un diametro di circa 5 millimetri ha più
possibilità di fuoriuscire spontaneamente a seguito dei trattamenti effettuati
sul paziente rispetto ad un calcolo di più grandi dimensioni che si sia
incuneato e di fatto, vista la posizione, ostruisca anche il normale deflusso
dell’urina. Così come
anche da considerare che ad una prima colica la possibilità di un’infezione
batterica a carico delle vie urinarie seguita alla colica stessa è un fatto del
tutto prevedibile, soprattutto quando si sia fatto uso di cateteri e, dunque,
sovente è lo stesso medico a provvedere la somministrazione di adeguata terapia
antibiotica.
Trattamento medico della calcolosi urinaria
Il
trattamento medico di fronte ad una calcolosi urinaria
a carico di un paziente
che al contempo sia andato incontro a vere e proprie coliche è volto per lo più
a fronteggiare la sintomatologia dolorosa, stante la situazione penosa in cui
si trova il malato. Il medico in questo caso somministra in vena, per lo più,
farmaci cosiddetti antispastici che agiscono sulla mucosa liscia degli organi
urinari limitando, grazie a tale azione il dolore, a questi andranno associati
quei fans somministrabili in vena o in muscolo che insieme ai primi affrancano
per lo più il paziente dal dolore. In considerazione del fatto che il paziente
è sovente in preda al vomito, su decisione del medico, ci si orienta su quei
farmaci che agiscono sul controllo della nausea e del vomito stesso, come
accade con i cosiddetti antiemetici e, soprattutto quando la sintomatologia è
presente da diverso tempo ed il paziente ha sofferto di un impegnativo stato di
disidratazione a causa della concomitante perdita di liquidi, il medico può
decidere di reintegrare gli stessi mediante infusione di soluzioni saline ed
eventualmente aggiunte a glucosio soprattutto quando il paziente sia in preda
ad un elevato grado di astenia.
Passata
l’urgenza è necessario investigare sulle cause che hanno determinato la
situazione patologica, in questo caso il ricorso all’ecografia e all’urografia
diviene essenziale per poter escludere eventuali altre patologie a carico dell’apparato
urinario e per stabilire, in presenza di una calcolosi la posizione dei calcoli stessi,
il loro numero e, soprattutto, la loro collocazione. Il trattamento chirurgico
della patologia, oggi in parte sostituita dalla litotrissia extracorporea ad
onde d’urto, ritenuto il trattamento di prima scelta in quasi nove casi su
dieci per quei calcoli che non hanno un diametro maggiore di 10 millimetri dove la
riuscita del trattamento è quasi totale e con una percentuale di successi
terapeutici che scende intorno al 75% di fronte a calcoli di diametro che vada
da oltre dieci millimetri e meno di 20 millimetri fino al
60% di riuscita per calcoli di diametro ancora maggiore, ha ridotto in parte il
ricorso al bisturi, anche senon è escluso che il paziente possa andare incontro
a nuovi eventi acuti di calcolosi finchè
non si sia intervenuto efficacemente con l’allontanamento del calcoli più
soggetti a muoversi.
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