Parlando
di depressione post partum si è indotti a pensare che tale condizione
patologica si palesi soltanto immediatamente dopo il parto. Eppure, così non è,
la depressione post partum può presentarsi a distanza di qualche settimana dal
lieto evento, qualche donna riferisce di averne sofferto addirittura dopo mesi
dal parto e qualche altra a distanza anche di un anno. Una cosa è certa. Chi
soffre di tale patologia, indipendentemente dal tempo intercorso fra la nascita
del bambino e la condizione patologica, dovrà trattarla adeguatamente e
tempestivamente.
Resta
tuttavia il fatto che è ancora opinione diffusa da parte di un certo tipo di
cultura che la depressione post partum non esiste se non nell’atteggiamento in
qualche modo deviato della donna che pare accusare i sintomi solo per mettersi
al centro dell’attenzione e non perché davvero ammalata. Ne consegue che,
sempre secondo tale orientamento, dovrà essere la neo mamma stessa a sapere
come risolvere il suo stato d’animo, con la sola forza di volontà.
Ovviamente
così non è, visto che stiamo parlando di una delle più insidiose patologie
mentali, per fortuna risolvibili, cui la donna può andare incontro nel corso
della sua vita. Semmai diverso dovrà essere l’approccio alla malattia in base
alla gravità dei sintomi accusati dalla singola paziente. Un trattamento
importante ad esempio prevede il ricorso ai farmaci antidepressivi per i quali tuttavia
esistono delle limitazioni, allorquando si apprende della possibilità che tali
presidi farmacologici possano migrare nel latte materno. Una condizione oggi
questa non assoluta, attesa la maggiore maneggevolezza di tante molecole
farmacologiche moderne.
I
nuovi trattamenti non farmacologici
Senza
voler destituire d’importanza il ruolo dei farmaci, ricordiamo anche l’apporto
determinato da un trattamento non farmacologico che va sotto il nome di counselling, che si
avvale dell’apporto professionale di operatori specializzati che svolgono la
loro opera al domicilio del paziente. A questo trattamento se ne aggiungerebbe anche
un altro che mira a mettere in contatto telefonico sempre più donne afflitte
dal problema, con la convinzione che tanto più seguito e diffuso il problema
sarà e, soprattutto condiviso, quanto più rapida sarà la stessa guarigione.
Tali
trattamenti riservati alle forme più lievi di depressione post partum sono di
derivazione anglosassone e prevedono una seduta terapeutica a casa della
paziente della durata di un’ora circa mediante una cura complessiva che avrà la
durata di un paio di mesi. I riscontri fin’adesso ottenuti con tali trattamenti
hanno evidenziato il ruolo benefico del counselling,
in qualche caso sovrapponibile a
quello sortito con i farmaci.
Degno
di nota anche un altro trattamento definito ” da madre a madre “ e che consiste nel
mettere in contatto fra di loro donne che hanno vissuto o che stiano vivendo la
depressione post-partum. Tale percorso terapeutico parrebbe essere ottimale
soprattutto per il proprio ruolo detenuto del tipo preventivo laddove si
sospetti una positività per la malattia ancor prima del suo conclamarsi.
L’approccio ” da madre a madre ” si è dimostrato fruttuoso in quanto una valida
soluzione dimostrata del problema, avendo anche evidenziato un altro aspetto
positivo di tale trattamento, ovvero, il contrasto alla solitudine
dell’ammalato, condizione quest’ultima che va ad aggravare la depressione
laddove questa diventi una costante all’interno della quale vivano il disagio
le donne affette dalla patologia, soprattutto mamme per la prima volta.
Occorre dire,
anzi ribadire, che di depressione post partum si guarisce quasi sempre, purchè
sia la neo mamma, che il neo papà e le persone che circondano la nuova famiglia
formata, si rendano conto dell’importanza di questa patologia che, nei casi
limiti, in assenza di qualsivoglia cura, ha conseguenze tragiche per madre e figlio.
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