Allergie alimentari, un vero e proprio
dramma non sempre annunciato, eppure, qualcuno ancora crede che con un alimento
che scatena una reazione allergica il problema è marginale rispetto a quanto
potrebbe accadere con un farmaco ed invece, anche una semplice nocciolina, una
fragola, un legume, per un soggetto allergico potrebbe rappresentare la fine… della vita!
difficoltà respiratorie fino al soffocamento, solitamente come evento finale di
una reazione allergica spesso improvvisa e violenta, spesso difficile, talora
impossibile da fronteggiare anche in centri specializzati. Ne deriva che
diventa fondamentale prevenire le allergie alimentari, fatto più facile a dirsi
che ad attuarsi, alla luce anche del fatto che con lo svilupparsi
dell’industria alimentare conserviera poter sempre essere in grado di capire
cosa di fatto vi sia nei diversi preparati ad uso alimentare non è per nulla
agevole.La dimostrazione di come il problema
sia sentito ce la danno le statistiche quando ci palesano il numero di
allergici alimentari in Italia, ben 600 mila di età inferiore ai 18 anni e di
questi, 200 mila sono bambini di età non superiore ai sei anni, cui si sommano
ragazzi con età intorno ai 10/11 anni. Da segnalare che il 40% di questi
soggetti pediatrici muore proprio a causa di uno shock anafilattico dopo aver ingerito
latte, oppure nocciole, oppure, uova. Si dirà che generalmente gli adulti sono
avvisati dei rischi corsi dai propri bambini proprio a causa di questi due
alimenti e, dunque, tali incidenti non dovrebbero verificarsi. Ma così non è,
perché spesso bastano dosi infinitesimali per scatenare un attacco e di fronte
a certi preparati già pronti qualcosa può sfuggire e il dramma è in agguato.
Oltretutto, il problema delle allergie alimentari è in crescita e tende ad aumentare col tempo. “L’allergia
alimentare, in particolare verso latte, uova e nocciole e’ la causa piu’
frequente di shock anafilattico e spesso segna l’inizio verso altre malattie
allergiche quali la rinite e l’asma, spiega Maria Antonella Muraro,
responsabile del Centro dedicato allo Studio e alla Cura delle Allergie e delle
Intolleranze Alimentari, operativo nella Regione Veneto presso l’azienda
ospedaliera dell’Universita’ di Padova -. Sforzi maggiori devono essere
dedicati all’identificazione dei bambini a rischio attraverso una diagnosi appropriata
con prove allergologiche cutanee
e sul sangue. L’esclusione dell’alimento rappresenta tuttora
l’unico trattamento efficace nella prevenzione della reazione allergica“.
Dunque, via, via che aumenta l’offerta di prodotti alimentari realizzati da
un’industria specializzata si assiste a sempre nuovi casi, si conta un aumento
da un anno ad un altro del 20% ed una crescita del numero delle giornate di
ricovero per la fascia d’età che va da 0 a 14 anni, aumentato di ben sette volte
nell’ultimo periodo, per non parlare delle visite specialistiche richieste anch’esse
aumentate di almeno un triplo rispetto a poco tempo fa. “L’allergia piu’
frequente e’ quella al latte
vaccino: non lo tollerano oltre 100 mila bimbi fra zero e cinque
anni, costretti a ricorrere a tipi di latte speciali molto costosi”, spiega
ancora Muraro. “Nella maggior parte dei Paesi europei – informa Marcia
Podesta’, presidente di Food Allergy Italia, che fa parte di una rete
internazionale di 15 Associazioni di pazienti con allergie alimentari – questi
prodotti speciali per allergici sono rimborsati, se il paziente ha la
Al fine di diradare
ogni dubbio occorre ricordare che non tutti classificano bene la differenza fra
allergia alimentare e intolleranza alimentare. In ambedue i casi si può
assistere alle stesse conseguenze, ma mentre l’allergia non è dose dipendente,
visto che basta una dose infinitesimale per scatenare un attacco, nel caso
dell’intolleranza alimentare, affinché si possa assistere ad una reazione
occorre che la sostanza sia ingerita in una quantità individuale prestabilita.
Ne deriva che prima di giungere ad una reazione allergica il paziente subisce
tutta una serie di disturbi violenti, ma non letali, che gli evita di ricorrere
nuovamente a quell’alimento e non solo, spesso la dose necessaria perché si
scateni l’attacco è compatibile con lo stato di benessere individuale, per cui
il soggetto “intollerante” si accorge con gli anni, al variare della quantità
assimilata di quell’alimento, di essere “intollerante” a quest’ultimo.
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