Sono
decine di migliaia le persone in Italia affette da intolleranza alimentare, persone che
di fronte ad un succulento cibo gradito ai più, devono rinunciarci per
scongiurare il rischio di andare incontro a penose sofferenze. Molto meno
drammatica la situazione che si palesa in quegli individui che sono
intolleranti alle proteine del latte, ma sicuramente non meno degna di nota se
si considera il ruolo che tale alimento determina nel benessere dell’organismo.
Dovranno dunque gli intolleranti privarsi a vita del loro piatto preferito o
del primo alimento? A giudicare dagli esiti di uno studio del CNR, parrebbe il
contrario, le intolleranze alimentari potrebbero avere i giorni contati.
La soluzione
a tutto potrebbe avvenire grazie all’integrazione negli alimenti di cui debbono
privarsi gli intolleranti, di
vegetali arricchiti con batteri lattici
probiotici, frutto del trasferimento tecnologico tra l’Istituto di scienze
delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche (Ispa-Cnr)
di Bari e due aziende, la grossetana Copaim Spa e la foggiana Chiavicella Spa.
La linea di prodotti probiotici, presentata sotto il marchio Vivium, è il
traguardo di un percorso scientifico cominciato nel 2005 e consolidato nel
2008, grazie anche al finanziamento concesso dal ministero dell’Istruzione,
università e ricerca (Miur) al progetto ‘Ortobiotici Pugliesi: alimenti
vegetali probiotici’, presentato nell’ambito del bando Agroalimentare Puglia.
“L’idea di creare alimenti
cosiddetti ‘funzionali’ a partire da prodotti tipici mediterranei si è rivelata
in pochi anni un successo”, spiega Paola
Lavermicocca dell’Ispa-Cnr, responsabile scientifico della ricerca, “come
dimostrano i due brevetti che la Copaim ha acquisito in licenza esclusiva dal
Cnr, di cui uno europeo, il premio Itwiin ‘Innovazione Puglia’, le numerose
pubblicazioni scientifiche e l’autorizzazione alla commercializzazione del
ministero della Salute”. “I vegetali
probiotici si ottengono attraverso un processo di trasformazione all’insegna
della naturalità”, prosegue la microbiologa alimentare Cnr. “La loro superficie
viene rivestita con uno strato di batteri benefici opportunamente selezionati,
appartenenti alla specie Lactobacillus
paracasei: i vegetali così arricchiti veicolano nell’intestino
microorganismi probiotici vitali”.
Ovviamente affinchè i fermenti
lattici possano espletare il loro compito, questi devono giungere vivi nell’intestino
e dunque restare indenni al passaggio della mucosa gastro-intestinale senza
subire la degradazione da parte dei succhi gastrici. Nello specifico grazie
alla ricerca del CNR, “L’architettura di carciofi e olive”, “esercita
un’azione protettiva sui microorganismi, che unita agli elevati contenuti in
fibre, vitamine e antiossidanti, agevola il percorso dei fermenti probiotici,
la loro moltiplicazione nell’intestino e lo sviluppo della microflora. Studi di
alimentazione effettuati in collaborazione con medici gastroenterologi hanno
infatti dimostrato il contributo dei vegetali probiotici al benessere
intestinale”. “Considerato il crescente interesse del mercato verso gli
alimenti funzionali”, conclude Lavermicocca, “la ricerca, in stretta
collaborazione con l'azienda, si sta applicando ad altri prodotti non solo
vegetali tipici della dieta mediterranea - ad esempio la gastronomia ittica -
nella prospettiva di migliorarne la qualità e trasformarli in alimenti gustosi
con caratteristiche funzionali ad elevato valore salutistico.
In tal modo si
contribuisce a incentivare le interazioni tra la ricerca di base e applicata”. Allo
sviluppo di questo complesso percorso tecnico, scientifico e gestionale -
divulgazione dei risultati di ricerca, incontro con le imprese e cessione dei
brevetti - ha collaborato il team dell’Ispa-Cnr diretto da Angelo Visconti, con
il sostegno di Nunzia Cito, responsabile del progetto di formazione per la
realizzazione degli ortobiotici, Lisa Lonigro, Francesca Valerio, Angelo Sisto,
Mariella Quarto e ricercatori esperti in orticoltura.
Fonte: Istituto di scienze delle produzioni alimentari del
Consiglio nazionale delle ricerche (Ispa-Cnr)
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