Rinite,
bruciore agli occhi e alla gola, lacrimazione, disturbi respiratori,
prurito, tutti sintomi molto familiari ad una classe di pazienti che
ogni anno, in prossimità della stagione che sta per arrivare, la
primavera, sono tutti accomunati dalla stessa sintomatologia.
Parliamo
ovviamente di allergia stagionale che riguarda, nella sola Italia,
una popolazione grande quanto una vasta regione, visto che parliamo di milioni di persone e per i quali la fioritura delle piante,
associata a belle passeggiate in campagna, può rappresentare un
problema, per qualcuno anche un incubo. Oltretutto,
l’allergia stagionale non è difficile da tollerare solo per i
sintomi di cui sopra, in qualche caso i pazienti avvertono disagi che
si riflettono anche sulla qualità della loro vita, con disturbi del sonno che si prolungano per tutta la stagione con calo della
performance di giorno e disturbi anche della concentrazione.
"L'allergia
è una condizione 'anomala' di risposta del nostro sistema
immunitario a sostanze, gli allergeni, che risultano del tutto
innocue per la maggior parte dei soggetti. Questi disturbi dipendono
dalla liberazione nell'ambiente di svariati tipi di pollini che per
tutta la primavera, sino all'inizio dell'estate raggiungono
concentrazioni elevate nell'aria che respiriamo", spiega Fabio
Cibella, dell'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare
(Ibim) del Cnr di Palermo. "Parietaria, graminacee, ulivo sono,
nell'area mediterranea, le piante maggiormente responsabili della
sensibilizzazione da pollini che nei soggetti allergici causano i ben
noti disturbi".
Quanti
sono gli italiani che soffrono di allergia?
Se
contiamo la popolazione adulta, ci si accorge che in Italia almeno 9
milioni di italiani hanno a che fare con l’allergia stagionale.
Mentre ammonta a circa 15 milioni il numero di adolescenti che si
fronteggiano con questa condizione patologica. Importante anche
assistere ad un altro elemento che riguarda i ragazzi, per i quali
almeno una sensibilizzazione allergica, ovvero, qualsiasi allergene
capace di scatenare almeno un fenomeno allergico, raggiunge la metà
degli adolescenti che vivono nelle città. Ma a questo punto sorge un
altro problema, un tempo neanche considerato ed è l’inquinamento indoor.
Inquinamento
indoor
A
questo punto, se le passeggiate in campagna possono risultare un
supplizio per chi soffre di allergia stagionale, sembrerebbe una
soluzione immaginare di rinchiudersi in casa per questi pazienti. Ed
invece, ecco la novità:
"Un recente
studio francese ha dimostrato come più elevati livelli di
particolato fine, biossido di azoto e formaldeide all'interno delle
classi scolastiche siano in grado di elevare di circa il 20% la
possibilità che i bambini inizino a soffrire di malattie
allergiche", precisa il ricercatore dell'Ibim-Cnr. "Mentre
particolato fine e biossido di azoto all'interno delle scuole possono
dipendere dalle concentrazioni presenti all'esterno, la formaldeide è
un inquinante tipicamente indoor, provenendo da solventi utilizzati
per la realizzazione del mobilio o anche dai prodotti utilizzati per
la pulizia degli ambienti. Il problema dell'incremento delle malattie
allergiche nel mondo occidentale è molto complesso".
Quindi,
anche le nostre case non sono più quel rifugio cui si pensava un
tempo al riparo dagli allergeni per i soggetti allergici. Al
contrario, sia le case che le scuole e gli ambienti di lavoro,
possono esporre gli allergici agli stessi problemi, sia pure
determinati da agenti diversi, che solitamente si ritrovano
all’aperto.
"In
attesa di realizzare un protocollo globale, dobbiamo adottare
corretti regimi terapeutici, naturalmente dopo una precisa
valutazione allergologica", conclude Cibella. "La terapia
iposensibilizzante, i cosiddetti 'vaccini' antiallergici,
contribuisce al miglioramento della qualità della vita del soggetto
e al rallentamento dell'evoluzione di forme allergiche lievi verso
manifestazioni più gravi. Oggi queste terapie sono molto evolute
rispetto al passato e sostanzialmente scevre da effetti collaterali
gravi".
"L'allergia è una condizione 'anomala' di risposta del nostro sistema immunitario a sostanze, gli allergeni, che risultano del tutto innocue per la maggior parte dei soggetti. Questi disturbi dipendono dalla liberazione nell'ambiente di svariati tipi di pollini che per tutta la primavera, sino all'inizio dell'estate raggiungono concentrazioni elevate nell'aria che respiriamo", spiega Fabio Cibella, dell'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo. "Parietaria, graminacee, ulivo sono, nell'area mediterranea, le piante maggiormente responsabili della sensibilizzazione da pollini che nei soggetti allergici causano i ben noti disturbi".
"Un recente studio francese ha dimostrato come più elevati livelli di particolato fine, biossido di azoto e formaldeide all'interno delle classi scolastiche siano in grado di elevare di circa il 20% la possibilità che i bambini inizino a soffrire di malattie allergiche", precisa il ricercatore dell'Ibim-Cnr. "Mentre particolato fine e biossido di azoto all'interno delle scuole possono dipendere dalle concentrazioni presenti all'esterno, la formaldeide è un inquinante tipicamente indoor, provenendo da solventi utilizzati per la realizzazione del mobilio o anche dai prodotti utilizzati per la pulizia degli ambienti. Il problema dell'incremento delle malattie allergiche nel mondo occidentale è molto complesso".
"In attesa di realizzare un protocollo globale, dobbiamo adottare corretti regimi terapeutici, naturalmente dopo una precisa valutazione allergologica", conclude Cibella. "La terapia iposensibilizzante, i cosiddetti 'vaccini' antiallergici, contribuisce al miglioramento della qualità della vita del soggetto e al rallentamento dell'evoluzione di forme allergiche lievi verso manifestazioni più gravi. Oggi queste terapie sono molto evolute rispetto al passato e sostanzialmente scevre da effetti collaterali gravi".
Cecilia Migali
Fonte: Fabio Cibella, Istituto di biomedicina e di immunologia molecolare "Alberto Monroy", Palermo
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