Pensiamo che per un medico di base sia quasi la norma ogni giorno visitare
almeno un paziente che lamenta di avere la pancia gonfia, ovvero, di
sentirsi come un palloncino pronto ad esplodere o che si districa in personalissimi sintomi pittoreschi lasciati alla fantasia di ognuno. Spesso
i pazienti sono così informati sul proprio disagio, per la
convivenza col problema che si prolunga da mesi, se non da
anni, da offrire essi stessi al medico lo spunto della diagnosi che si son fatti usando con disinvoltura termini del tipo
meteorismo certi che quello è l'unico problema di cui sono afflitti.
Tuttavia,
la medicina moderna preferisce non utilizzare più il termine meteorismo
che rischia di essere adoperato a sproposito, quanto invece riferirsi al gonfiore,
bloating in inglese, quando si fa seguito a quel malessere che da
dentro le viscere causa una pressione verso l’esterno e che
determina una vera e propria tensione, con la spiacevole sensazione di
sentirsi pieni anche senza motivo. Mentre col termine distensione,
distension, se vogliamo usare il termine anglosassone, si intende la
stessa tensione che dall’interno spinge verso l’esterno ma che si
accompagna anche ad un allargamento della circonferenza addominale,
al punto che anche ad un semplice esame obiettivo lo stesso paziente
è in grado di riferire al medico di aver quasi dovuto allargare la
cintura dei pantaloni e non è una semplice sensazione ma un’evidenza, a causa dell’aumentato volume della circonferenza addominale.
Ma
perché oggi si fa questa distinzione fra le due situazioni anzicchè
utilizzare come un tempo il termine meteorismo che alla fine sembrava
avere questo stesso significato? Per una ragione semplicissima,
perché il gonfiore addominale non è detto che crei anche
distensione, tant’è che potremmo anche sentirci “scoppiare”, ma
se ci guardiamo allo specchio potremmo non verificare alcun aumento
della circonferenza addominale. Al contrario potremmo sentire il
gonfiore e accorgerci che se non allarghiamo la cintura dei pantaloni
rischiamo di star male.
A
questo punto, tralasciando tutte le varie classificazioni, può
risultare utile sapere che di gonfiore o di distensione addominale
soffre circa il 30% della popolazione italiana, almeno per quanto ci
riguarda e se poi andiamo ad indagare più a fondo andando a vedere
anche cosa accade in quei pazienti affetti da dispepsia funzionale,
intendendo con questo termine la cattiva digestione, il fastidio post
prandiale che a volte si manifesta in tanti pazienti che senza avere
una patologia specifica lamentano pesantezza, eruttazione, digestione
lenta, bruciore gastrico, ci si accorge che il gonfiore addominale è
uno dei sintomi che accomuna tutti gli affetti appunto da dispepsia
funzionale. Quindi, già da adesso, si capisce bene che si parla di
un sintomo, spesso associato ad una difficoltà digestiva, ma che non
sottende a vere e proprie patologie. Eppure, da questionari inviati a
tutti i pazienti affetti dal disturbo, tutti erano concordi
nell’affermare che fino a quando hanno lamentato il gonfiore
addominale la loro qualità della vita ne ha risentito negativamente.
Anche perché gli stessi pazienti, in concomitanza ai sintomi sopra
accennati, spesso hanno dovuto fare i conti con la diarrea o con la
stitichezza e quando anche questa condizione si fa strada nel
paziente, la qualità della vita ne risente ancor di più, ovviamente
in negativo.
Quali
sono i sintomi e come sono variegati
Secondo
le risposte ai questionari inviati dai pazienti, si nota bene che il
gonfiore addominale non ha gli stessi effetti su tutte le persone
intervistate. Quasi tutti lamentano che dopo i pasti diviene quasi
insopportabile e la cosa che fa irritare di più il paziente è il
constatare che il disturbo si è presentato anche in assenza di pasti
abbondanti, insomma, a volte basta un grissino e un bicchiere d’acqua
per scatenarlo. Stessa cosa dopo una frugale cena, al punto che
qualcuno si è preso persino la briga di saltare uno dei due pasti
principali pur di non dover brigare con questa sintomatologia. Quasi
tutti però riferiscono che la notte il disturbo si attenua.
Le
risposte ai questionari
Altri
pazienti invece ricordano di aver lamentato il gonfiore intestinale
dopo aver assunto cibi prevalentemente grassi, latticini, fibre e fra
coloro che hanno risposto lamentando questa sintomatologia associata
a cibi grassi, si è visto che sono le donne a lamentare maggiormente
il disturbo. Quindi, una sintomatologia che non fa stare sicuramente
bene, che addirittura è comprovato che peggiori la qualità della
vita e, quindi, cosa ci si aspetterebbe? Che ci si rivolgesse in
maggior misura al medico. Eppure, se è vero che gli studi di medicina
generale sono affollati di pazienti che lamentano pancia gonfia,
probabilmente a ricorrere al medico sono sempre gli stessi malati che non hanno trovato benefici dalle cure loro prestate, visto che su
100 pazienti dispeptici solo 6 vanno dal medico a cercare la
soluzione, il resto si arrangia, usa qualche ritrovato farmaceutico o
parafarmaceutico di fortuna, si consulta con amici o parenti e tira
avanti.
Un
recente studio condotto dal Gruppo Italiano di Gatroenterologia Ambulatoriale e delle Cure Primarie, riferisce che fra coloro che
soffrono di gonfiore e/o distensione addominale più della metà
conferma che i sintomi sono ricorrenti ed hanno un’intensità
moderata, tendenti al grave per qualcuno. Così come, il 44% di loro
è stitico, in pochi ammettono di soffrire di questi disturbi da più
di sei mesi e a lamentarsi sono di più le donne a tutte le età
rispetto agli uomini. Poi un buon 25% riferisce che il gonfiore
addominale si presenta tutti i santi giorni, mentre un 30% riferisce
si soffrirne più volte alla settimana ma non in maniera
continuativa. La metà degli intervistati associa al
gonfiore anche il dolore addominale e l’altro 50% riferisce che
oltre al dolore ha eruttazioni acide, bruciore, nausea, qualche
volta stitichezza. Una cosa sembra accomunare tutti. Quasi nessuno
degli intervistati non ammette che il problema sia riconducibile a
ciò che mangia, alcuni, 3 pazienti su dieci, è certo che a scatenare
il disturbo siano i latticini e uno su quattro invece riconduce il
tutto ad una dieta con legumi e cereali
A
chi si rivolge il paziente?
Le
strade sono tante, visto che parrebbe certo che non ci si confronta con una
patologia che possa mettere a rischio la propria vita, la metà degli
intervistati in effetti va correttamente dal medico, l’altra metà
interpella chiunque possa offrirgli sollievo, il farmacista, il
collega d’ufficio, l’erborista, il nutrizionista, la tv, quando
pubblicizza farmaci spacciati per miracolosi per la pancia gonfia. Salvo poi
ammettere sconsolato che se sollievo ha ottenuto, ciò è avvenuto
solo transitoriamente, perché il problema si è ripresentato
prepotentemente.
Come
affrontare la sensazione di pancia gonfia ricorrente
Partiamo
dal presupposto che un’occasionale sensazione di pancia gonfia è
del tutto normale e può essere associato in effetti ad un pasto
eccessivo, o ad un periodo in cui ansia e stress la fanno da padroni.
Se invece il disturbo si presenta con una certa ricorrenza, come
abbiamo visto sopra dal sondaggio effettuato, bisogna solo immaginare
che il ricorso al medico di famiglia diventa quasi la conditio
sine qua non, sopratutto quando,
nonostante le prime cure, non
si siano ottenuti
i risultati sperati
e sopratutto allora, sarà lo
stesso medico di medicina generale a prevedere la consulenza di altri
medici specialisti, oltre ad eventuali esami clinico diagnostici
previsti.
Il
primo approccio che il medico affronta è quello volto ad escludere
che dietro il gonfiore o la distensione addominale possa celarsi
qualche malattia da impegno d’organo, ad esempio la possibilità di
eventuali masse ovariche o peritoneali, la morfologia dell’apparato
digerente e la funzionalità dello stesso alterati al punto che il
paziente lamenti dolore nel corso della giornata o reagisca
eccessivamente
e con dolore
alla palpazione da parte del medico. Così come fondamentale
in sede di visita sarà la presenza o la ridotta peristalsi
dell’intestino anche sulla scorta dei sintomi lamentati dal
paziente che può riferire, in concomitanza con
la sensazione perenne di
pancia
gonfia, anche vomito, stitichezza o diarrea, eventuali fenomeni
febbrili ripetuti, alterazioni significative del peso corporeo,
periodi di stress continuo, eventuali abusi alimentari riferiti dal
paziente, abuso di alcolici, abitudini di vita scorrette. Così
come sarà il medico a rendersi conto in sede di visita se il
paziente presenta, associato al gonfiore o distensione addominale,
anche un eventuale
aumento delle dimensioni di organi vicini, quali
fegato, milza, possibile
presenza di ittero, pallore della pelle e/o presenza di eventuali
edemi alle caviglie. In
presenza di uno o più sintomi o possibilità di patologie associate,
sarà compito precipuo
del medico predisporre eventuali esami diagnostici ed eventualmente
indirizzare il paziente presso lo specialista di competenza.
Se
il sintomo è dunque associato ad altre patologie, nonostante il paziente
lamenti la presenza di gonfiore o distensione addominale da lungo
tempo, non è escluso che si chiederà al paziente di ricordare se
il gonfiore addominale lo costringa a sbottonare vestiti, allargare
la cintura, se ha notato un aumento considerevole della circonferenza
addominale magari misurandola. La risposta che il medico otterrà
potrà orientare un primo approccio terapeutico anche limitato ad un
cambiamento della dieta per un periodo limitato al solo fine di
escludere eventuali alimenti che possono da soli o in associazione
determinare il o i problemi.
Nel
caso in cui, nonostante tale approccio diagnostico e terapeutico non
si riesca a risolvere il disturbo che continua a persistere, il medico indirizzerà
il paziente verso uno specialista gastroenterologo che, forte della
sua esperienza clinica, avrà un approccio più diretto nello stabilire una
diagnosi e successiva terapia.
Le
cause della pancia gonfia
Diciamo
che le cause di un gonfiore o distensione addominale di lunga durata
potrebbero essere riconducibili, in assenza di altre patologie, a
disturbi o patologie minori quali:•
Infezioni
gastrointestinali, malassorbimento (celiachia, insufficienza
pancreatica), malattie
infiammatorie croniche intestinali, infezione
batterica o micotica intestinale,Sono
ovviamente considerate cause che richiedono un tempestivo ricorso
alla diagnostica strumentale e alle analisi cliniche quelle
dipendenti da patologie quali:linfomi, Ischemia intestinale acuta o subacuta, Occlusioni intestinali
subacute, Neoplasie (sintomo precoce nel carcinoma ovarico), Ipertensione portale con ascite.
La
stessa sintomatologia può ricondursi invece a disturbi del tipo:Gonfiore
addominale funzionale, Dispepsia funzionale, Sindrome
dell’intestino irritabile (colon
irritabile), Stipsi cronica, Sensibilità al glutine non celiaca
Al
fine di meglio intendere cosa si voglia intendere per disturbo
funzionale, ricordiamo che il termine viene utilizzato tutte quelle
volte che su un organo incidono una varietà di fattori a partire
dalla genetica che è diversa da individuo ad individuo e poiché
l’apparato digerente è formato da una moltitudine di organi è
probabile che ogni soggetto reagisca in maniera diversa sotto
l’azione dello stress ad esempio, manifestando malattie di tipo psicosomatiche, oppure sotto la spinta del sistema immunitario o per
effetti sul microbiota che merita una descrizione a parte.
Il trattamento terapeutico appropriato
Probabilmente
il medico di famiglia che si imbatte su un paziente o sempre sugli
stessi pazienti che si lamentano del gonfiore addominale in cuor suo
non può ammettere di provare una grande soddisfazione professionale
di fronte a tanti tentativi terapeutici utilizzati, ma spesso tanto
infruttuosi quanto le visite che il paziente richiede in cerca di una
soluzione definitiva al problema che tarda ad arrivare. Il motivo è
riconducibile proprio a quella moltitudine di fattori che si
riverberano su un organo complesso come il digerente, dove ogni
organo può ammalarsi o subire squilibri organici interagendo su tutti gli
altri e non solo. Come abbiamo visto sul digerente molti pazienti “scaricano” tensioni, ansie e stress ogni
giorno individuando proprio nell'apparato digerente il proprio “organo bersaglio”,
al punto che non è escluso, anzi, nella stragarande maggioranza dei
casi è proprio ciò che accade, che molti disturbi al digerente,
compreso il gonfiore addominale, siano di origine psicosomatica, al
punto che ogni tentativo terapeutico risulti effimero fino a quando
il paziente non abbia risolto le tensioni emotive che lo portano a
star male col proprio intestino.
Ecco
perché, in sede di visita il medico, non può non escludere gli stili di
vita magari non del tutto corretti condotti dal paziente che lo aiuteranno a stilare una corretta
diagnosi ed ecco perché nel farlo, a volte, non puo’ esimersi dal
ricorrere a colleghi anche di altre specializzazioni o ad altri
professionisti come gli psicologi o gli psicoterapeutici, compresi i
medici psichiatri.
Stili di vita
Resta
il fatto che spesso il paziente ricerca dal proprio medico di fiducia
la risposta magica, senza rendersi conto che non può o non vuole
fare nessun sforzo per cambiare le proprie abitudini di vita e non è
infrequente imbattersi in malati che persistono nel seguire diete
particolarmente controindicate per il loro apparato digerente, ad esempio
con troppi condimenti particolarmente elaborati, oppure ricorrendo
troppo spesso al cosidetto “cibo spazzatura”, fermo approdare dal
proprio curante richiedendogli la panacea per i propri disturbi
gastrici, gonfiore intestinale compreso. Stessa cosa vale per il
caffè, sicuramente un toccasana, ma non è infrequente imbattersi in
pazienti che ammettono candidamente di assumerne anche sei, sette tazzine al
giorno, magari accompagnati da altrettante sigarette e che poi soffrono di gastropatie e vario titolo.
Stessa cosa per i superalcolici ed infine non si può pretendere
dalla medicina il rimedio a tutti i mali se poi viviamo le nostre
giornate come fossimo in perenne battaglia con il mondo, quindi,
intrisi di continue tensioni, ansie e stress e poi pretendiamo che
sia il nostro medico di famiglia ad affrancarci da tutti i problemi
che noi stessi non siamo in grado di risolvere e questo vale per
tutti, in particolar modo per coloro che costituzionalmente hanno
come organo bersaglio proprio il digerente.
Diete
L’ambito
delle diete cui spesso demandiamo per la stesura il nostro medico di famiglia con
la speranza che ci tiri fuori dal cilindro la dieta ideale, dovrebbe
essere di pertinenza di un dietologo che individui in base al nostro
vissuto, al nostro essere e al periodo che stiamo vivendo, quel
regime alimentare ideale per cercare di affrancarci dal gonfiore
addominale e non solo. Resta tuttavia interessante segnalare che
recentemente nella gestione del paziente colonpatico, ad esempio, che
quindi soffre della sindrome del colon irritabile con tutte le
conseguenze del caso, gonfiore addominale compreso, l’identificazione
dei FODMAPs, che individua la
moltitudine di carboidrati a catena corta che il nostro intestino non
assimila e che ha come conseguenza la produzione di gas intestinale e che da solo potrebbe essere la causa prima del gonfiore addominale. Una dieta che
individui tali carboidrati eliminandoli dall’alimentazione,
potrebbe anche da sola risolverci una volta per tutte il problema del
gonfiore addominale. E’ ovvio che i FODMAPs sono presenti in quasi
tutti gli alimenti, per cui non è possibile eliminarli tutti, ma a
volte basta diminuire le singole dosi di questi carboidrati o
orientarsi verso alimenti a minor contenuto, per
risolvere il problema alla radice. E’ ovvio che il ricorso o meno a queste diete andrebbe fatto con il
contributo dello specialista dietologo.
Attività
fisica
Pare acclarato scientificamente come una
corretta attività fisica che non sottoponga l’organismo a sforzi
eccessivi risulti utile nell’eliminazione dei gas intestinali
sopratutto se tutto ciò è associato ad una corretta dieta
alimentare. Quindi risulteranno utili le camminate a passo lesto, o
le semplici passeggiate o il più impegnativo Jogging. Tutto ciò,
ovviamente, in assenza di eventuali controindicazioni.
I farmaci per il gonfiore addominale
Non
si può negare che la medicina, grazie alla farmacologia, possieda diverse cartucce a disposizione per venire a capo del problema con i farmaci. Ciò non toglie che uno
degli errori che negli ultimi anni si è fatto nell’approccio
terapeutico ai disturbi del digerente, complice una scelta da parte
delle Case farmacerutiche di affidare ai media la divulgazione dei
principi attivi contro questa ed altre patologie, è quella di
incentivare il Fai da te. Non è una scelta da poco questa nella sua
negatività e ciò perché, come abbiamo visto, il gonfiore
addominale e ciò vale anche per tante altre patologie, non solo può
essere espressione di patologie silenti che solo il medico è in
grado di individuare, per cui rischiamo di curare il sintomo
lasciando la causa scatenante, ma, cosa molto importante, mai come nel
caso del digerente, un farmaco che faccia bene a me, anche in
presenza della stessa patologia, non significa che faccia
altrettanto bene al nostro vicino di casa, in quanto c’è anche una
specificità di azione farmacologica e di predisposizione individuale
in ogni patologia o disturbo. Quindi conviene evitare di emulare
parenti ed amici che crediamo abbiano risolto i loro problemi sol perchè la loro patologia somiglia alla nostra; spesso
l’inconsapevolezza di ciò che assumiamo è foriero di eventi
spiacevoli. A
titolo pertanto puramente indicativo riportiamo quelli che sono i più comuni farmaci in uso nella cura del gonfiore addominale a partire
dagli antibiotici quando sopratutto si sospetti un disequilibrio
della flora intestinale.
Altra
categoria di farmaci cui si ricorre, a parer nostro con troppa
disinvoltura, sono i probiotici. Per meglio intenderci, sono quelli che
un tempo venivano genericamente catalogati come fermenti lattici. E’
ovvio che hanno una funzione nel riequilibrio della flora
intestinale, atteso che nell’intestino vi sono popolazioni di
batteri “buoni” e “cattivi” che cercano di stare in
equilibrio fra di loro tant'è che quando prevalgono i “cattivi” si
sfocia nella malattia. Ecco, i probiotici dovrebbero fare in modo che
l’equilibrio fra le due fazioni di batteri sia preservato. Il
problema è che, al di là del fatto che non è del tutto provato
scientificamente il ruolo dei probiotici, ma ci sono risultati
scientifici che propenderebbero per il loro consumo, il vero
problema sta nel fatto che essendo divenuta la vendita di queste
sostanze un ennesimo grande business per Case farmaceutiche, laboratori di
farmaci, produttori di integratori alimentari, spesso il paziente
assume ceppi batterici da un produttore piuttosto che da un altro in
formulazioni tanto diverse col rischio di perdere di vista l’obiettivo da raggiungere nella cura del disturbo, atteso che non tutti i probiotici
contengono gli stessi ceppi di batteri “buoni”. Quello che pare
sia di norma valido come scelta terapeutica, in fatto di probiotici,
sembrerebbe rappresentata dai Bifidobatteri
e dal gruppo dei Lattobacilli, potendo
avere testimonianza di buoni effetti nella riduzione del gonfiore
addominale compresi eventuali remissioni di sintomatologie dolorose a
livello gastrointestinale. Un argomento a parte è quello
rappresentato da farmaci o integratori a base di fibre, che
solitamente è più di pertinenza della dieta laddove vi siano
concomitante presenza di stitichezza che si associa al gonfiore
addominale. In
questo caso da associarsi o meno all’uso di lassativi in ogni loro
forma, ma sempre a discrezione del medico.
L’utilizzo
degli antispastici
In
passato il ricorso a questa categoria di farmaci era quasi un fatto scontato. Di fronte ad un disturbo dispeptico, accompagnato o meno da
gonfiore addominale, i protocolli terapeutici prevedevano l’utilizzo di un
antispastico discernendo semmai le diverse formulazioni da
adoperarsi. L’uso di questi farmaci a volte può risultare vincente
laddove il gonfiore addominale si associ anche a dolore, sopratutto
nella sovrapposizione di una sindrome del colon irritabile che in
effetti causa sofferenza al paziente che ne soffra. Il tutto partendo
dal presupposto che l’antispastico, riducendo le contrazioni della
parete intestinale limita l’insorgenza di spasmi e quindi di
manifestazioni dolorose a carico del digerente.
Il problema è
l’educazione o meglio l’ineducazione sanitaria che i pazienti
hanno ricevuto, sopratutto negli scorsi decenni, da una medicina che
preferiva intervenire più sui sintomi che sulle cause e il risultato
è stato quello di assistere a pazienti che hanno sperimentato tutte
le categorie di antispastici presenti in commercio, dall’ottilonio bromuro, alla mebeverina, passando dal pinaverio bromuro e dalla Floroglucina e via
discorrendo, ricavando sollievo da tutti, ma nel tempo da nessuno. Il
motivo? L’utilizzo continuo di questi preparati, che
andrebbero assunti per brevi periodi e scegliendo la molecola più
adatta, è limitato nel tempo, alla lunga il rischio di concomitanza
con altri disturbi di cui in precedenza non v’era presenza, è
alto. Non è raro infatti il caso di pazienti che soffrivano solo di
gonfiore addominale e dopo aver preso per mesi, se non per anni, gli
antispastici, si ritrovano il problema originario aumentato dai
sintomi di una stitichezza sempre più ingestibile. E questo perché,
alla lunga gli antispastici, se da una parte riducono il gonfiore
addominale aumentando la peristalsi, dall’altra e nel tempo, rischiano
di ridurre la motilità intestinale e quindi del transito
intestinale, esacerbando così il sintomo che dovevano inizialmente
combattere.
Interessante è invece l’utilizzo, a stretto controllo medico,
di quegli antispastici associati a benzodiazepine utilizzati laddove
il sintomo che si vuole contrastare abbia alla radice un substrato di
ansia e tensioni emotive che si riflettono sul digerente. A volte, la
sola capacità di spegnere forme di ansia transitorie e leggere, è
sufficiente per risolvere il problema. Ma anche in questo caso
l’utilizzo deve essere limitato nel tempo, a maggior ragione per
evitare che molecole associate possano esaltare gli effetti negativi
di un sovradosaggio di una di esse, compresi fenomeni di dipendenza e assuefazione.
Le
altre cure
Risulta
quanto mai interessante il ricorso a branche della medicina diverse
da quella ufficiale che negli ultimi anni hanno preso piede ed in
qualche caso persino il sopravvento nei confronti di approcci
terapeutici di solo tipo farmacologico, al punto da presentare una valida alternativa alla cura, in questo caso, del gonfiore addominale, con buona pace dei
sostenitori ad oltranza di un unico e indiscutibile metodo di cura
che è quello farmacologico.
L'Agopuntura
Quindi
non possiamo fare a meno di considerare l’agopuntura. Ultimamente
anche di fronte a veri e propri successi terapeutici affidati all’agopuntura si è ben visto come sia possibile, intervenendo
nella comunicazione cervello-intestino, mediante l’agopuntura, ridurre le sensazioni dolorose annesse al gonfiore addominale e allo
stesso gonfiore se si presenta come unico sintomo. Così come sia quasi del tutto indubbio il beneficio
ricevuto dall’agopuntura nelle dispepsie funzionali, compresa la
possibilità che un certo numero di sedute riduca
persino la stitichezza se questa è associata a forme dispeptiche.
L’efficacia della agopuntura da parte della scienza è ancora
oggetto di studio, aggiungeremmo che non c’è una certa letteratura
scientifica che possa asserire con certezza il beneficio
dell’agopuntura, ma già il fatto stesso che la medicina ufficiale
debba ammettere tale efficacia in un regime di completo monopolio
della farmacologia e delle Case farmaceutiche che ci stanno a capo, è
più che sufficiente per poter decretare il ruolo attivo della
agopuntura nei confronti di questo disturbo, se parliamo di questo. E
la stessa cosa vale anche per la Fitoterapia.
La Fitoterapia
Non
disponiamo di dati certi, di una corposa letteratura al riguardo che
comprovi il ruolo della fitoterapia in questo malessere. Solito
mantra,
vale
lo stesso, rispetto a quanto detto per l’agopuntura, con una differenza. Sicuramente un paziente non può apporsi gli aghi da soli, avendo bisogno del
medico agopuntore, mentre a qualche malato potrebbe venire il vezzo di
curarsi da solo con estratti naturali o fitofarmaci. Questo è
l’errore che commettono in molti. Anche in questo caso il ricorso
al medico fitoterapeuta è indispensabile, non stancandoci mai di
dire che in natura esistono anche i veleni, che i derivati da sostanze naturali spesso interagiscono con i farmaci di sintesi, che
una sostanza naturale avendo un principio attivo, sia pure naturale,
deve essere ben dosata e ben indirizzata verso l’organo che si vuol
curare. Per cui, escludendo il fai da te, anche in questo caso,
ricordiamo che contro il gonfiore addominale e anche altre forme
patologiche di pertinenza dell’apparato digerente, ad esempio, il
colon irritabile, si potrà trarre beneficio dalla melissa, che risulta
utile nel diminuire il gonfiore addominale e il dolore ad esso
associato, dalla menta piperita, e dalla fumaria che pare abbiano azione
anche nel lungo periodo. Scarso sembrerebbe l’apporto terapeutico
di sostanze quali la aloe vera e la curcuma. Come anticipato anche
per queste sostanze esistono gli effetti collaterali e quindi la
sorveglianza medico-fitoterapeutica è essenziale.
Conclusione
Per concludere, abbiamo visto come l’approccio ad un sintomo a
volte, ad un malessere, altre volte, come il gonfiore addominale sia
complesso e come variegato sia l’approccio che il medico attuerà per cercare di giungere ad un successo terapeutico. Così come
risulta quanto mai palese il fatto di come un disturbo apparentemente
di facile gestione finisca per influenzare la qualità
della vita del paziente. Ne deriva che la soluzione del problema non può essere affidato, non solo al fai da
te, ma neanche alla sola gestione del solo medico di famiglia, se il problema non ha trovato soluzione in tempi accettabili o se alla radice del
problema si nasconde ben altra patologia. Così come, avendo più
volte stigmatizzato il fatto che dietro una patologia o una affezione del digerente possono nascondersi disagi emotivi, forme di
ansia cronica, persino la depressione, disturbi del comportamento e altri
sintomi a sfondo psicologico se non psichiatrico, è necessario che
nell’approccio a questo tipo di patologia il paziente resti
disponibile a vagliare tutte quelle possibilità terapeutiche, anche multidisciplinari che
come visto non sono solo di tipo farmacologico, che il medico e/o i
colleghi specialisti riteranno di vagliare.
Fonte: SIMG - Società Italiana di Medicina Generale,Clarke G, Cryan JF, Dinan TG, et al. Review article: probiotics for the treatment of irritable bowel syndrome – Focus on lactic acid bacteria. Aliment Pharmacol - Clinical trial: the effects of a fermented milk product containing - Bifidobacteriumlactis DN-173-010 on abdominal distension and gastrointestinal transit in irritable bowel syndrome with constipation. Aliment Pharmacol
Ma
perché oggi si fa questa distinzione fra le due situazioni anzicchè
utilizzare come un tempo il termine meteorismo che alla fine sembrava
avere questo stesso significato? Per una ragione semplicissima,
perché il gonfiore addominale non è detto che crei anche
distensione, tant’è che potremmo anche sentirci “scoppiare”, ma
se ci guardiamo allo specchio potremmo non verificare alcun aumento
della circonferenza addominale. Al contrario potremmo sentire il
gonfiore e accorgerci che se non allarghiamo la cintura dei pantaloni
rischiamo di star male.
A
questo punto, tralasciando tutte le varie classificazioni, può
risultare utile sapere che di gonfiore o di distensione addominale
soffre circa il 30% della popolazione italiana, almeno per quanto ci
riguarda e se poi andiamo ad indagare più a fondo andando a vedere
anche cosa accade in quei pazienti affetti da dispepsia funzionale,
intendendo con questo termine la cattiva digestione, il fastidio post
prandiale che a volte si manifesta in tanti pazienti che senza avere
una patologia specifica lamentano pesantezza, eruttazione, digestione
lenta, bruciore gastrico, ci si accorge che il gonfiore addominale è
uno dei sintomi che accomuna tutti gli affetti appunto da dispepsia
funzionale. Quindi, già da adesso, si capisce bene che si parla di
un sintomo, spesso associato ad una difficoltà digestiva, ma che non
sottende a vere e proprie patologie. Eppure, da questionari inviati a
tutti i pazienti affetti dal disturbo, tutti erano concordi
nell’affermare che fino a quando hanno lamentato il gonfiore
addominale la loro qualità della vita ne ha risentito negativamente.
Anche perché gli stessi pazienti, in concomitanza ai sintomi sopra
accennati, spesso hanno dovuto fare i conti con la diarrea o con la
stitichezza e quando anche questa condizione si fa strada nel
paziente, la qualità della vita ne risente ancor di più, ovviamente
in negativo.
Quali
sono i sintomi e come sono variegati
Secondo
le risposte ai questionari inviati dai pazienti, si nota bene che il
gonfiore addominale non ha gli stessi effetti su tutte le persone
intervistate. Quasi tutti lamentano che dopo i pasti diviene quasi
insopportabile e la cosa che fa irritare di più il paziente è il
constatare che il disturbo si è presentato anche in assenza di pasti
abbondanti, insomma, a volte basta un grissino e un bicchiere d’acqua
per scatenarlo. Stessa cosa dopo una frugale cena, al punto che
qualcuno si è preso persino la briga di saltare uno dei due pasti
principali pur di non dover brigare con questa sintomatologia. Quasi
tutti però riferiscono che la notte il disturbo si attenua.
Le
risposte ai questionari
Altri
pazienti invece ricordano di aver lamentato il gonfiore intestinale
dopo aver assunto cibi prevalentemente grassi, latticini, fibre e fra
coloro che hanno risposto lamentando questa sintomatologia associata
a cibi grassi, si è visto che sono le donne a lamentare maggiormente
il disturbo. Quindi, una sintomatologia che non fa stare sicuramente
bene, che addirittura è comprovato che peggiori la qualità della
vita e, quindi, cosa ci si aspetterebbe? Che ci si rivolgesse in
maggior misura al medico. Eppure, se è vero che gli studi di medicina
generale sono affollati di pazienti che lamentano pancia gonfia,
probabilmente a ricorrere al medico sono sempre gli stessi malati che non hanno trovato benefici dalle cure loro prestate, visto che su
100 pazienti dispeptici solo 6 vanno dal medico a cercare la
soluzione, il resto si arrangia, usa qualche ritrovato farmaceutico o
parafarmaceutico di fortuna, si consulta con amici o parenti e tira
avanti.
Un
recente studio condotto dal Gruppo Italiano di Gatroenterologia Ambulatoriale e delle Cure Primarie, riferisce che fra coloro che
soffrono di gonfiore e/o distensione addominale più della metà
conferma che i sintomi sono ricorrenti ed hanno un’intensità
moderata, tendenti al grave per qualcuno. Così come, il 44% di loro
è stitico, in pochi ammettono di soffrire di questi disturbi da più
di sei mesi e a lamentarsi sono di più le donne a tutte le età
rispetto agli uomini. Poi un buon 25% riferisce che il gonfiore
addominale si presenta tutti i santi giorni, mentre un 30% riferisce
si soffrirne più volte alla settimana ma non in maniera
continuativa. La metà degli intervistati associa al
gonfiore anche il dolore addominale e l’altro 50% riferisce che
oltre al dolore ha eruttazioni acide, bruciore, nausea, qualche
volta stitichezza. Una cosa sembra accomunare tutti. Quasi nessuno
degli intervistati non ammette che il problema sia riconducibile a
ciò che mangia, alcuni, 3 pazienti su dieci, è certo che a scatenare
il disturbo siano i latticini e uno su quattro invece riconduce il
tutto ad una dieta con legumi e cereali
A
chi si rivolge il paziente?
Le
strade sono tante, visto che parrebbe certo che non ci si confronta con una
patologia che possa mettere a rischio la propria vita, la metà degli
intervistati in effetti va correttamente dal medico, l’altra metà
interpella chiunque possa offrirgli sollievo, il farmacista, il
collega d’ufficio, l’erborista, il nutrizionista, la tv, quando
pubblicizza farmaci spacciati per miracolosi per la pancia gonfia. Salvo poi
ammettere sconsolato che se sollievo ha ottenuto, ciò è avvenuto
solo transitoriamente, perché il problema si è ripresentato
prepotentemente.
Come
affrontare la sensazione di pancia gonfia ricorrente
Partiamo
dal presupposto che un’occasionale sensazione di pancia gonfia è
del tutto normale e può essere associato in effetti ad un pasto
eccessivo, o ad un periodo in cui ansia e stress la fanno da padroni.
Se invece il disturbo si presenta con una certa ricorrenza, come
abbiamo visto sopra dal sondaggio effettuato, bisogna solo immaginare
che il ricorso al medico di famiglia diventa quasi la conditio
sine qua non, sopratutto quando,
nonostante le prime cure, non
si siano ottenuti
i risultati sperati
e sopratutto allora, sarà lo
stesso medico di medicina generale a prevedere la consulenza di altri
medici specialisti, oltre ad eventuali esami clinico diagnostici
previsti.
Il
primo approccio che il medico affronta è quello volto ad escludere
che dietro il gonfiore o la distensione addominale possa celarsi
qualche malattia da impegno d’organo, ad esempio la possibilità di
eventuali masse ovariche o peritoneali, la morfologia dell’apparato
digerente e la funzionalità dello stesso alterati al punto che il
paziente lamenti dolore nel corso della giornata o reagisca
eccessivamente
e con dolore
alla palpazione da parte del medico. Così come fondamentale
in sede di visita sarà la presenza o la ridotta peristalsi
dell’intestino anche sulla scorta dei sintomi lamentati dal
paziente che può riferire, in concomitanza con
la sensazione perenne di
pancia
gonfia, anche vomito, stitichezza o diarrea, eventuali fenomeni
febbrili ripetuti, alterazioni significative del peso corporeo,
periodi di stress continuo, eventuali abusi alimentari riferiti dal
paziente, abuso di alcolici, abitudini di vita scorrette. Così
come sarà il medico a rendersi conto in sede di visita se il
paziente presenta, associato al gonfiore o distensione addominale,
anche un eventuale
aumento delle dimensioni di organi vicini, quali
fegato, milza, possibile
presenza di ittero, pallore della pelle e/o presenza di eventuali
edemi alle caviglie. In
presenza di uno o più sintomi o possibilità di patologie associate,
sarà compito precipuo
del medico predisporre eventuali esami diagnostici ed eventualmente
indirizzare il paziente presso lo specialista di competenza.
Se
il sintomo è dunque associato ad altre patologie, nonostante il paziente
lamenti la presenza di gonfiore o distensione addominale da lungo
tempo, non è escluso che si chiederà al paziente di ricordare se
il gonfiore addominale lo costringa a sbottonare vestiti, allargare
la cintura, se ha notato un aumento considerevole della circonferenza
addominale magari misurandola. La risposta che il medico otterrà
potrà orientare un primo approccio terapeutico anche limitato ad un
cambiamento della dieta per un periodo limitato al solo fine di
escludere eventuali alimenti che possono da soli o in associazione
determinare il o i problemi.
Nel
caso in cui, nonostante tale approccio diagnostico e terapeutico non
si riesca a risolvere il disturbo che continua a persistere, il medico indirizzerà
il paziente verso uno specialista gastroenterologo che, forte della
sua esperienza clinica, avrà un approccio più diretto nello stabilire una
diagnosi e successiva terapia.
Le
cause della pancia gonfia
Diciamo
che le cause di un gonfiore o distensione addominale di lunga durata
potrebbero essere riconducibili, in assenza di altre patologie, a
disturbi o patologie minori quali:
•
Infezioni
gastrointestinali, malassorbimento (celiachia, insufficienza
pancreatica), malattie
infiammatorie croniche intestinali, infezione
batterica o micotica intestinale,
Sono
ovviamente considerate cause che richiedono un tempestivo ricorso
alla diagnostica strumentale e alle analisi cliniche quelle
dipendenti da patologie quali:
linfomi, Ischemia intestinale acuta o subacuta, Occlusioni intestinali
subacute, Neoplasie (sintomo precoce nel carcinoma ovarico), Ipertensione portale con ascite.
La
stessa sintomatologia può ricondursi invece a disturbi del tipo:
Gonfiore
addominale funzionale, Dispepsia funzionale, Sindrome
dell’intestino irritabile (colon
irritabile), Stipsi cronica, Sensibilità al glutine non celiaca
Al
fine di meglio intendere cosa si voglia intendere per disturbo
funzionale, ricordiamo che il termine viene utilizzato tutte quelle
volte che su un organo incidono una varietà di fattori a partire
dalla genetica che è diversa da individuo ad individuo e poiché
l’apparato digerente è formato da una moltitudine di organi è
probabile che ogni soggetto reagisca in maniera diversa sotto
l’azione dello stress ad esempio, manifestando malattie di tipo psicosomatiche, oppure sotto la spinta del sistema immunitario o per
effetti sul microbiota che merita una descrizione a parte.
Il trattamento terapeutico appropriato
Probabilmente
il medico di famiglia che si imbatte su un paziente o sempre sugli
stessi pazienti che si lamentano del gonfiore addominale in cuor suo
non può ammettere di provare una grande soddisfazione professionale
di fronte a tanti tentativi terapeutici utilizzati, ma spesso tanto
infruttuosi quanto le visite che il paziente richiede in cerca di una
soluzione definitiva al problema che tarda ad arrivare. Il motivo è
riconducibile proprio a quella moltitudine di fattori che si
riverberano su un organo complesso come il digerente, dove ogni
organo può ammalarsi o subire squilibri organici interagendo su tutti gli
altri e non solo. Come abbiamo visto sul digerente molti pazienti “scaricano” tensioni, ansie e stress ogni
giorno individuando proprio nell'apparato digerente il proprio “organo bersaglio”,
al punto che non è escluso, anzi, nella stragarande maggioranza dei
casi è proprio ciò che accade, che molti disturbi al digerente,
compreso il gonfiore addominale, siano di origine psicosomatica, al
punto che ogni tentativo terapeutico risulti effimero fino a quando
il paziente non abbia risolto le tensioni emotive che lo portano a
star male col proprio intestino.
Ecco
perché, in sede di visita il medico, non può non escludere gli stili di
vita magari non del tutto corretti condotti dal paziente che lo aiuteranno a stilare una corretta
diagnosi ed ecco perché nel farlo, a volte, non puo’ esimersi dal
ricorrere a colleghi anche di altre specializzazioni o ad altri
professionisti come gli psicologi o gli psicoterapeutici, compresi i
medici psichiatri.
Stili di vita
Resta
il fatto che spesso il paziente ricerca dal proprio medico di fiducia
la risposta magica, senza rendersi conto che non può o non vuole
fare nessun sforzo per cambiare le proprie abitudini di vita e non è
infrequente imbattersi in malati che persistono nel seguire diete
particolarmente controindicate per il loro apparato digerente, ad esempio
con troppi condimenti particolarmente elaborati, oppure ricorrendo
troppo spesso al cosidetto “cibo spazzatura”, fermo approdare dal
proprio curante richiedendogli la panacea per i propri disturbi
gastrici, gonfiore intestinale compreso. Stessa cosa vale per il
caffè, sicuramente un toccasana, ma non è infrequente imbattersi in
pazienti che ammettono candidamente di assumerne anche sei, sette tazzine al
giorno, magari accompagnati da altrettante sigarette e che poi soffrono di gastropatie e vario titolo.
Stessa cosa per i superalcolici ed infine non si può pretendere
dalla medicina il rimedio a tutti i mali se poi viviamo le nostre
giornate come fossimo in perenne battaglia con il mondo, quindi,
intrisi di continue tensioni, ansie e stress e poi pretendiamo che
sia il nostro medico di famiglia ad affrancarci da tutti i problemi
che noi stessi non siamo in grado di risolvere e questo vale per
tutti, in particolar modo per coloro che costituzionalmente hanno
come organo bersaglio proprio il digerente.
Diete
L’ambito
delle diete cui spesso demandiamo per la stesura il nostro medico di famiglia con
la speranza che ci tiri fuori dal cilindro la dieta ideale, dovrebbe
essere di pertinenza di un dietologo che individui in base al nostro
vissuto, al nostro essere e al periodo che stiamo vivendo, quel
regime alimentare ideale per cercare di affrancarci dal gonfiore
addominale e non solo. Resta tuttavia interessante segnalare che
recentemente nella gestione del paziente colonpatico, ad esempio, che
quindi soffre della sindrome del colon irritabile con tutte le
conseguenze del caso, gonfiore addominale compreso, l’identificazione
dei FODMAPs, che individua la
moltitudine di carboidrati a catena corta che il nostro intestino non
assimila e che ha come conseguenza la produzione di gas intestinale e che da solo potrebbe essere la causa prima del gonfiore addominale. Una dieta che
individui tali carboidrati eliminandoli dall’alimentazione,
potrebbe anche da sola risolverci una volta per tutte il problema del
gonfiore addominale. E’ ovvio che i FODMAPs sono presenti in quasi
tutti gli alimenti, per cui non è possibile eliminarli tutti, ma a
volte basta diminuire le singole dosi di questi carboidrati o
orientarsi verso alimenti a minor contenuto, per
risolvere il problema alla radice. E’ ovvio che il ricorso o meno a queste diete andrebbe fatto con il
contributo dello specialista dietologo.
Attività
fisica
Pare acclarato scientificamente come una
corretta attività fisica che non sottoponga l’organismo a sforzi
eccessivi risulti utile nell’eliminazione dei gas intestinali
sopratutto se tutto ciò è associato ad una corretta dieta
alimentare. Quindi risulteranno utili le camminate a passo lesto, o
le semplici passeggiate o il più impegnativo Jogging. Tutto ciò,
ovviamente, in assenza di eventuali controindicazioni.
I farmaci per il gonfiore addominale
Non
si può negare che la medicina, grazie alla farmacologia, possieda diverse cartucce a disposizione per venire a capo del problema con i farmaci. Ciò non toglie che uno
degli errori che negli ultimi anni si è fatto nell’approccio
terapeutico ai disturbi del digerente, complice una scelta da parte
delle Case farmacerutiche di affidare ai media la divulgazione dei
principi attivi contro questa ed altre patologie, è quella di
incentivare il Fai da te. Non è una scelta da poco questa nella sua
negatività e ciò perché, come abbiamo visto, il gonfiore
addominale e ciò vale anche per tante altre patologie, non solo può
essere espressione di patologie silenti che solo il medico è in
grado di individuare, per cui rischiamo di curare il sintomo
lasciando la causa scatenante, ma, cosa molto importante, mai come nel
caso del digerente, un farmaco che faccia bene a me, anche in
presenza della stessa patologia, non significa che faccia
altrettanto bene al nostro vicino di casa, in quanto c’è anche una
specificità di azione farmacologica e di predisposizione individuale
in ogni patologia o disturbo. Quindi conviene evitare di emulare
parenti ed amici che crediamo abbiano risolto i loro problemi sol perchè la loro patologia somiglia alla nostra; spesso
l’inconsapevolezza di ciò che assumiamo è foriero di eventi
spiacevoli. A
titolo pertanto puramente indicativo riportiamo quelli che sono i più comuni farmaci in uso nella cura del gonfiore addominale a partire
dagli antibiotici quando sopratutto si sospetti un disequilibrio
della flora intestinale.
Altra
categoria di farmaci cui si ricorre, a parer nostro con troppa
disinvoltura, sono i probiotici. Per meglio intenderci, sono quelli che
un tempo venivano genericamente catalogati come fermenti lattici. E’
ovvio che hanno una funzione nel riequilibrio della flora
intestinale, atteso che nell’intestino vi sono popolazioni di
batteri “buoni” e “cattivi” che cercano di stare in
equilibrio fra di loro tant'è che quando prevalgono i “cattivi” si
sfocia nella malattia. Ecco, i probiotici dovrebbero fare in modo che
l’equilibrio fra le due fazioni di batteri sia preservato. Il
problema è che, al di là del fatto che non è del tutto provato
scientificamente il ruolo dei probiotici, ma ci sono risultati
scientifici che propenderebbero per il loro consumo, il vero
problema sta nel fatto che essendo divenuta la vendita di queste
sostanze un ennesimo grande business per Case farmaceutiche, laboratori di
farmaci, produttori di integratori alimentari, spesso il paziente
assume ceppi batterici da un produttore piuttosto che da un altro in
formulazioni tanto diverse col rischio di perdere di vista l’obiettivo da raggiungere nella cura del disturbo, atteso che non tutti i probiotici
contengono gli stessi ceppi di batteri “buoni”. Quello che pare
sia di norma valido come scelta terapeutica, in fatto di probiotici,
sembrerebbe rappresentata dai Bifidobatteri
e dal gruppo dei Lattobacilli, potendo
avere testimonianza di buoni effetti nella riduzione del gonfiore
addominale compresi eventuali remissioni di sintomatologie dolorose a
livello gastrointestinale. Un argomento a parte è quello
rappresentato da farmaci o integratori a base di fibre, che
solitamente è più di pertinenza della dieta laddove vi siano
concomitante presenza di stitichezza che si associa al gonfiore
addominale. In
questo caso da associarsi o meno all’uso di lassativi in ogni loro
forma, ma sempre a discrezione del medico.
L’utilizzo
degli antispastici
In
passato il ricorso a questa categoria di farmaci era quasi un fatto scontato. Di fronte ad un disturbo dispeptico, accompagnato o meno da
gonfiore addominale, i protocolli terapeutici prevedevano l’utilizzo di un
antispastico discernendo semmai le diverse formulazioni da
adoperarsi. L’uso di questi farmaci a volte può risultare vincente
laddove il gonfiore addominale si associ anche a dolore, sopratutto
nella sovrapposizione di una sindrome del colon irritabile che in
effetti causa sofferenza al paziente che ne soffra. Il tutto partendo
dal presupposto che l’antispastico, riducendo le contrazioni della
parete intestinale limita l’insorgenza di spasmi e quindi di
manifestazioni dolorose a carico del digerente.
Il problema è
l’educazione o meglio l’ineducazione sanitaria che i pazienti
hanno ricevuto, sopratutto negli scorsi decenni, da una medicina che
preferiva intervenire più sui sintomi che sulle cause e il risultato
è stato quello di assistere a pazienti che hanno sperimentato tutte
le categorie di antispastici presenti in commercio, dall’ottilonio bromuro, alla mebeverina, passando dal pinaverio bromuro e dalla Floroglucina e via
discorrendo, ricavando sollievo da tutti, ma nel tempo da nessuno. Il
motivo? L’utilizzo continuo di questi preparati, che
andrebbero assunti per brevi periodi e scegliendo la molecola più
adatta, è limitato nel tempo, alla lunga il rischio di concomitanza
con altri disturbi di cui in precedenza non v’era presenza, è
alto. Non è raro infatti il caso di pazienti che soffrivano solo di
gonfiore addominale e dopo aver preso per mesi, se non per anni, gli
antispastici, si ritrovano il problema originario aumentato dai
sintomi di una stitichezza sempre più ingestibile. E questo perché,
alla lunga gli antispastici, se da una parte riducono il gonfiore
addominale aumentando la peristalsi, dall’altra e nel tempo, rischiano
di ridurre la motilità intestinale e quindi del transito
intestinale, esacerbando così il sintomo che dovevano inizialmente
combattere.
Interessante è invece l’utilizzo, a stretto controllo medico,
di quegli antispastici associati a benzodiazepine utilizzati laddove
il sintomo che si vuole contrastare abbia alla radice un substrato di
ansia e tensioni emotive che si riflettono sul digerente. A volte, la
sola capacità di spegnere forme di ansia transitorie e leggere, è
sufficiente per risolvere il problema. Ma anche in questo caso
l’utilizzo deve essere limitato nel tempo, a maggior ragione per
evitare che molecole associate possano esaltare gli effetti negativi
di un sovradosaggio di una di esse, compresi fenomeni di dipendenza e assuefazione.
Le
altre cure
Risulta
quanto mai interessante il ricorso a branche della medicina diverse
da quella ufficiale che negli ultimi anni hanno preso piede ed in
qualche caso persino il sopravvento nei confronti di approcci
terapeutici di solo tipo farmacologico, al punto da presentare una valida alternativa alla cura, in questo caso, del gonfiore addominale, con buona pace dei
sostenitori ad oltranza di un unico e indiscutibile metodo di cura
che è quello farmacologico.
L'Agopuntura
Quindi
non possiamo fare a meno di considerare l’agopuntura. Ultimamente
anche di fronte a veri e propri successi terapeutici affidati all’agopuntura si è ben visto come sia possibile, intervenendo
nella comunicazione cervello-intestino, mediante l’agopuntura, ridurre le sensazioni dolorose annesse al gonfiore addominale e allo
stesso gonfiore se si presenta come unico sintomo. Così come sia quasi del tutto indubbio il beneficio
ricevuto dall’agopuntura nelle dispepsie funzionali, compresa la
possibilità che un certo numero di sedute riduca
persino la stitichezza se questa è associata a forme dispeptiche.
L’efficacia della agopuntura da parte della scienza è ancora
oggetto di studio, aggiungeremmo che non c’è una certa letteratura
scientifica che possa asserire con certezza il beneficio
dell’agopuntura, ma già il fatto stesso che la medicina ufficiale
debba ammettere tale efficacia in un regime di completo monopolio
della farmacologia e delle Case farmaceutiche che ci stanno a capo, è
più che sufficiente per poter decretare il ruolo attivo della
agopuntura nei confronti di questo disturbo, se parliamo di questo. E
la stessa cosa vale anche per la Fitoterapia.
La Fitoterapia
Non
disponiamo di dati certi, di una corposa letteratura al riguardo che
comprovi il ruolo della fitoterapia in questo malessere. Solito
mantra,
vale
lo stesso, rispetto a quanto detto per l’agopuntura, con una differenza. Sicuramente un paziente non può apporsi gli aghi da soli, avendo bisogno del
medico agopuntore, mentre a qualche malato potrebbe venire il vezzo di
curarsi da solo con estratti naturali o fitofarmaci. Questo è
l’errore che commettono in molti. Anche in questo caso il ricorso
al medico fitoterapeuta è indispensabile, non stancandoci mai di
dire che in natura esistono anche i veleni, che i derivati da sostanze naturali spesso interagiscono con i farmaci di sintesi, che
una sostanza naturale avendo un principio attivo, sia pure naturale,
deve essere ben dosata e ben indirizzata verso l’organo che si vuol
curare. Per cui, escludendo il fai da te, anche in questo caso,
ricordiamo che contro il gonfiore addominale e anche altre forme
patologiche di pertinenza dell’apparato digerente, ad esempio, il
colon irritabile, si potrà trarre beneficio dalla melissa, che risulta
utile nel diminuire il gonfiore addominale e il dolore ad esso
associato, dalla menta piperita, e dalla fumaria che pare abbiano azione
anche nel lungo periodo. Scarso sembrerebbe l’apporto terapeutico
di sostanze quali la aloe vera e la curcuma. Come anticipato anche
per queste sostanze esistono gli effetti collaterali e quindi la
sorveglianza medico-fitoterapeutica è essenziale.
Conclusione
Per concludere, abbiamo visto come l’approccio ad un sintomo a
volte, ad un malessere, altre volte, come il gonfiore addominale sia
complesso e come variegato sia l’approccio che il medico attuerà per cercare di giungere ad un successo terapeutico. Così come
risulta quanto mai palese il fatto di come un disturbo apparentemente
di facile gestione finisca per influenzare la qualità
della vita del paziente. Ne deriva che la soluzione del problema non può essere affidato, non solo al fai da
te, ma neanche alla sola gestione del solo medico di famiglia, se il problema non ha trovato soluzione in tempi accettabili o se alla radice del
problema si nasconde ben altra patologia. Così come, avendo più
volte stigmatizzato il fatto che dietro una patologia o una affezione del digerente possono nascondersi disagi emotivi, forme di
ansia cronica, persino la depressione, disturbi del comportamento e altri
sintomi a sfondo psicologico se non psichiatrico, è necessario che
nell’approccio a questo tipo di patologia il paziente resti
disponibile a vagliare tutte quelle possibilità terapeutiche, anche multidisciplinari che
come visto non sono solo di tipo farmacologico, che il medico e/o i
colleghi specialisti riteranno di vagliare.
Fonte: SIMG - Società Italiana di Medicina Generale,
Clarke G, Cryan JF, Dinan TG, et al. Review article: probiotics for the treatment of irritable bowel syndrome – Focus on lactic acid bacteria. Aliment Pharmacol - Clinical trial: the effects of a fermented milk product containing - Bifidobacteriumlactis DN-173-010 on abdominal distension and gastrointestinal transit in irritable bowel syndrome with constipation. Aliment Pharmacol
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