Una
sorta di disagio che a volte sfocia in una vera e propria patologia,
oppure resta latente ma pur sempre capace di scatenare, esacerbare,
cronicizzare patologie organiche che rendono difficile la vita della
persona. Di che parliamo? Parliamo dell’ansia. Un disagio, spesso
collegato a fatti esterni alla persona afferenti il lavoro, la sfera
dei sentimenti, compresa una certa predisposizione genetica che porta
il soggetto a confrontarsi con la realtà con un atteggiamento non
del tutto corretto e fonte di tensioni e preoccupazioni a volte estreme.
Un
tempo si dava troppo poco peso all’ansia, come fosse un vezzo di
coloro che non riuscivano ad affrontare il disagio della vita
quotidiana. Ma di fronte ai numeri giganteschi di coloro che si
devono misurare con questa forma di disagio psicologico, parliamo di
poco meno di 70 milioni di persone, nei soli Stati Uniti d'America, una popolazione superiore agli
abitanti di tutt’Italia, si capisce bene che parliamo di una
situazione clinica che influenza moltissimo il genere umano. Dentro
questa popolazione di pazienti riscontriamo i diversi livelli
dell’ansia, si parte dalle forme transitorie, di norma benigne,
fino agli attacchi di panico, per culminare fino alle fobie, che sono vere e proprie
patologie a sfondo psicologico e allo stress post traumatico che di norma è correllato a gravi episodi vissuti dal paziente, uno fra tutti i terremoti catastrofici. Per completare i dati dei pazienti
ansiosi, ricordiamo che in Europa soffre
d'ansia il 14% della popolazione, oltre 61 milioni di persone.
La
situazione in ItaliaIn Italia, almeno da questo punto di vista, si sta meglio, se così si
può dire, visto che a confrontarsi con questo disagio personale è
una popolazione che supera i 7 milioni di persone, la metà, in
proporzione con gli ansiosi che vivono negli States. Il problema è:
siamo così sicuri che il dato sia reale e non viene riportato in difetto? Perchè altro è registrare i pazienti che siano
andati incontro ad una malattia infettiva, altro è censire quelli
che soffrono di ansia che laddove non si trovino a rasentare una
patologia, di norma, curano i sintomi più col “fai da te” che
con l’intervento del medico o dello psicologo. Poi c’è un altro
dato che concerne l’ansia ed è la differenziazione nei due sessi.
Le donne vanno più incontro all’ansia rispetto agli uomini. La
motivazione è di origine organica, come ben riferisce Claudio
Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del
Fatebenefratelli-Sacco di Milano:
“Esiste una base biologica
ormonale alla quale si aggiunge la prestazione: l'aumento delle ore
per conciliare casa e lavoro e la performance multitasking, il dover
passare da una funzione all'altra”.
Come
curare l’ansiaSi
potesse curare l’ansia alla stregua di una malattia organica,
istituendo una cura univoca e aspettando la remissione dei sintomi
fino a giungere alla guarigione, sarebbe un miracolo! Ma purtroppo
così non è. L’ansia prevede un apporto mutidisciplinare, anche se
troppo spesso, gli ansiosi, utilizzano come prima strada il farmaco col rischio di intervenire con un unico presidio su un disturbo che
invece andrebbe analizzato in tutte le sue sfaccettature e che
pertanto andrebbe curato guardandolo in tutti i suoi aspetti. Cò in
quanto l'ansia è un valore positivo, fino a
quando non diventa un ostacolo. Bisogna imparare a controllarla. Ma
come?
“La strada del farmaco non si è rivelata efficace. Tampona
il risultato ma non risolve”, spiega il neuroscienziato americano
Joseph LeDoux nel saggio 'Ansia: come il cervello ci aiuta a
capirla'. Inoltre, esiste l'azzardo della cura fai-da-te, “il cui
primo rischio consiste nel sovradosaggio”, aggiunge Mencacci. E se
è vero che i farmaci antidepressivi, ansiolitici e ipnotici sono
prescritti dal medico, capita però di frequente che il paziente non
faccia troppa attenzione alle indicazioni, al dosaggio e agli effetti
collaterali, rischiando così fenomeni di sonnolenza, difficoltà
motorie o assuefazione. “Proprio per questo il medico ha l'obbligo
di dare indicazioni chiare e precise sulla dose e la
somministrazione”, conclude Mencacci.
Oggi
non esiste un controllo dell’ansia del tutto rivoluzionario
rispetto al passato, ma esiste una maggiore consapevolezza che il
paziente ansioso vive male la propria vita, lo fa vivere male di fronte alle
persone con le quali si circonda e per questo va curato ed ecco i
vari rimedi per combattere questa condizione patologica che non sono
più affidati ai soli farmaci come avveniva in passato. Tant’è
che quando si parla di approccio mutidisciplinare non si fa
riferimento ai soli farmaci.
Gli
esperti dell'americana Mayo Clinic suggeriscono un po' di esercizio
fisico, che risulta efficace per ridurre lo stress e migliorare
l'umore, oltre che la salute complessiva. Una doccia calda, agendo su
alcuni circuiti nervosi, può aiutare a rasserenarsi. Anche le
tecniche di rilassamento, come yoga o meditazione, sono un altro
strumento utile per restare concentrati e non cadere preda delle
proprie paure.
Ma
l’ansia è solo un fattore negativo?L’ansia
non deve essere vista solo come un evento contrario al nostro
benessere. L’ansia, prima di diventare una patologia, è una
condizione fisiologica che prepara l’organismo di fronte alle
novita, alle condizioni più impegnative e che lo allena con i giusti
livelli di stress per affrontarle. Il problema è quando prende il
sopravvento sull’individuo, proiettandolo in una condizione di
stress continuo che finisce con rendere scadente la qualità della
vita del soggetto interessato. Ciò in quanto, se lo stress non
supera i livelli di guardia può essere un nostro alleato per rendere
meglio nel lavoro, negli affetti, nella vita di tutti i giorni, lo
riporta bene un'inchiesta del quotidiano inglese Guardian
sull'esposizione degli adolescenti ai social network e al confronto
vissuto nella solitudine della cameretta. “L'ansia fa parte della
vita: c'è sempre qualcosa di cui preoccuparsi, avere timore,
agitarsi o stressarsi. È normale. Ma non siamo tutti ansiosi nella
stessa maniera” , scrive LeDoux. "C'è chi è più soggetto a
preoccuparsi e chi invece rimane più distaccato dalle problematiche
della vita. Il consiglio è comunque cercare di capire i meccanismi e
le radici profonde dell'emozione negativa, per addomesticarla,
anziché contrastarla".
“Esiste una base biologica ormonale alla quale si aggiunge la prestazione: l'aumento delle ore per conciliare casa e lavoro e la performance multitasking, il dover passare da una funzione all'altra”.
“L'ansia fa parte della vita: c'è sempre qualcosa di cui preoccuparsi, avere timore, agitarsi o stressarsi. È normale. Ma non siamo tutti ansiosi nella stessa maniera” , scrive LeDoux. "C'è chi è più soggetto a preoccuparsi e chi invece rimane più distaccato dalle problematiche della vita. Il consiglio è comunque cercare di capire i meccanismi e le radici profonde dell'emozione negativa, per addomesticarla, anziché contrastarla".
Fonte: Emanuele Guerrini CNR
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