giovedì 9 febbraio 2023

Pesce crudo: attenzione se mal trattato, l'Anisakidosi è in agguato!




Chi è solito mangiare pesce crudo o cotto malamente, dovrebbe fare molta attenzione a ciò cui può andare incontro ed alle conseguenze inerenti che sono tutt’altro che piacevoli! L’infezione parassitaria che va a colonizzare l’apparato gastrointestinale di coloro che sono del tutto incuranti del fatto che il pesce crudo, se non perfettamente controllato potrebbe arrecare, può anche presentarsi con forme gravi e comunque pur sempre molto impegnative da risolversi.

Tale infestazione deriva da una semplicissima larva di parassita, nello specifico, un nematode che nel caso del pesce si chiama Anisakidae e l’infestazione conseguente: anisakiasi o anisakidosi. Ma oltre che all’infezione si può anche andare incontro a reazioni allergiche anche gravi e qualche volta pure fatali a causa del conseguenziale shock anafilattico.  Tali larve non superano di norma i 3 centimetri, ma spesso sono anche più piccole, anche di un solo centimetro, dimensioni più che sufficienti per scorgerle nel pesce crudo contaminato, anche perché sono mobili, di colore biancastro, tendente al rosato e tendono ad attorcigliarsi in se stesse. Se l’uomo si infetta, non c’è il rischio che infetti altri in quanto la larva che si reperta nelle feci dell’uomo infettato in quanto morta non più in grado di generare il parassita.

In Italia fino a qualche decennio fa non era molto diffusa la anisakidosi, in quanto era più difficile imbattervisi grazie alle nostre abitudini alimentari e ai  nostri costumi a tavola, che escludevano di norma, l'ingestione di pesce crudo. Ma con le nuove mode importate dal Giappone, dalla Cina e dai Paesi dove gli abitanti sono soliti mangiare il pesce senza cuocerlo, ecco che anche da noi il problema si è presentato in modo via, via, sempre più evidente. Oltretutto c’è anche da dire che l’infestazione da parte del parassita è anche conseguenza non solo dell’ingestione del pesce crudo, ma anche del pesce mal cotto, ovvero, appena scottato e non solo. 

Occhio all'affumicatura e alla marinatura

Attenzione anche a procedimenti che non sono in grado di uccidere le larve e conseguentemente il parassita, tipo l’affumicatura o la marinatura che potrebbero dare l’impressione al consumatore di essere al riparo da problemi che invece persistono. Ciò non significa che se ingeriamo pesce crudo, sia pure infestato, sia matematicamente certo che andremo incontro ad infezione, ma se le larve giungono intatte allo stomaco, il rischio di infettarci è altissimo con la conseguenza, laddove fossimo predisposti, di una reazione allergica e quindi andare incontro ad una gastropatia che può essere anche impegnativa, visto che ci troveremmo di fronte ad una anisakidosi gastrontestinale che, nel tentativo dello stomaco di liberarsi dell’ospite sgradito, ci comporta nauese, vomito, con mal di stomaco che può evolvere in coliche gastrointestinali. In questo caso è bene sapere che la sintomatologia di cui sopra si sviluppa di norma circa sei ore dopo la consumazione del pesce infestato, così dopo una cena a base di pesce, nelle prime ore del mattino ci potremmo dover confrontare con la spiacevolissima sequela di sintomi di cui sopra. Ma non è detto che la “sorpresa” non la sperimenteremo in maniera ritardata, ovvero dopo una settimana e questo complica le cose perché avremo minor memoria del pasto a base di pesce infestato. 

Febbre, nausea, vomito...

In tale evenienza l’infezione di anisakidosi gastrointestinale, che minerà il nostro benessere e la nostra salute, sarà più impegnativa da curare e avrà manifestazioni cliniche più imponenti, riscontrando la febbre, la solita nausea, il vomito, le coliche di tipo intestinali e nel caso di ricorso agli esami ematici, potremo riscontrare un aumentato numero di globuli bianchi, segno evidente che l’organismo è impegnato in una vera e propria battaglia contro l’ “invasore”. Nei casi peggiori possiamo anche avere delle emorragie gastriche per via dei danni che l’ospite ha provocato alla parete gastrica. In qualche caso le larve restano in situ, con la conseguenza che il loro allontanamento è demandato al medico che mediante gastroscopia, eventualmente anche transnasale dovrà provvedere ad allontanarle singolarmente. Se la condizione è meno compromessa, potrebbe bastare un antielmintico sottoforma di farmaco, solitamente compresse, da assumersi secondo prescrizione medica.

La giusta scelta

Ne deriva pertanto che al fine di non rischiare il proprio benessere, bisogna frequentare solo quei ristoranti dove il pesce sia trattato efficacemente con la procedura dell’abbattimento preventivo laddove si voglia somministrare il pesce crudo. Qualora il pesce sia cotto la possibilità di andare incontro all’anisakidosi è scongiurato, ma attenzione. Il pesce va cucinato, non solamente scottato e per evitare problemi, l’alimento va cotto a temperatura elevata per non meno di 10 minuti. Anche il congelamento può evitare il problema, ma non un semplice congelamento rapido, tutt’altro, il congelamento deve avvenire per un periodo di tempo di 4 giorni a meno 18 gradi centigradi. 

E a casa?

Sempre per chi acquista pesce per consumarlo in casa, accertarsi che le interiora del pesce siano immediatamente asportate, se così non fosse, le larve potrebbero trasferirsi ed infestare le parti commestibili del pesce che poi ingeriamo. Se non siete sicuri di aver fatto bene, astenetevi nella maniera più assoluta dal mangiare pesce crudo, ne va della vostra salute.

3 commenti:

  1. Caspita, conviene sempre di più cuocerlo, Salvatore

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  2. Licia: il pesce va cotto e bene come si dice nell'articolo , resta il fatto che quello marinato è sempre stato più a rischio ecco perché va consumato presso ristoranti qualificati

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  3. Attenzione licia hai dimenticato se te o marini in casa 🏡 quindi ci vuole anche la pescheria accreditata💪. Gianfranco

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