mercoledì 8 febbraio 2023

Morbo di Parkinson: i farmaci per curare il diabete lo rallenterebbero

 


Un recentissimo studio scientifico abbastanza complesso ed esteso su una popolazione di volontari di 8.000 pazienti in un periodo che è andato dal 2010 al 2019, avrebbe acceso un faro sui farmaci utilizzati per la cura del diabete. Lo Studio condotto da ricercatori del Centro Parkinson e parkinsonismi dell’Asst Gaetano Pini-CTO di Milano, con il contributo della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson, ha ottenuto a gran titolo la pubblicazione sul 'Journal of Neurology'. Uno Studio che in qualche modo è stato un vanto per la ricerca scientifica nel nostro Paese.

Lo Studio voleva indagare sul fatto se i diabetici in cura con farmaci nel contrasto della malattia, potessero da questi presidi ottenere beneficio non nei confronti della patologia che stavano curando, dandolo questo per scontato, ma se dovendo assumere tali farmaci gli stessi avessero, come si era in qualche modo palesato, benefici nei confronti del temibile Morbo di Parkinson. Ricordiamo che parliamo di una delle più importanti malattie neurodegenerative che solo in Italia fa registrare un significativo aumento, se solo si considera che oggi risultano 450 mila i pazienti di Parkinson in Italia, ma nel 1990 a soffrire di questa patologia erano 230 mila.

Il significato del lavoro scientifico non è fine a sé stesso, ovvero immaginare che il paziente diabetico in cura con specifici farmaci contro la malattia, oltre a sperare in un più accettabile ritorno ad uno stato di salute e benessere, possa indirettamente ricevere benefici da questi medicinali, anche per altre patologie. Lo studio ha avuto infatti una più ampia lungimiranza, perché ha gettato le basi per cercare di capire il motivo per cui questi farmaci potessero in qualche modo contrastare, ritardondolo,  il Parkinson, sia pure per un periodo di non oltre 6 anni.

"Lo studio suggerisce una proprietà neuro-protettiva dei farmaci anti-diabetici e apre alla prospettiva di somministrare medicinali anti-diabete, come la metformina, che possono essere assunti anche da chi non è affetto da questa patologia, in persone predisposte a sviluppare la malattia di Parkinson con l’obiettivo di ritardarne l’insorgenza - osserva Gianni Pezzoli, primo autore della ricerca, presidente della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson e dell’Associazione italiana Parkinsoniani - I dati raccolti sono molto significativi e spingono a indagare non solo la capacità preventiva dei farmaci anti-diabetici ma anche il loro ruolo nel ridurre la progressione del Parkinson quando è già insorto".

Ciò che ha colpito immediatamente dai risultati ottenuti dal complesso lavoro scientifico è che nei pazienti con diabete, che assumono farmaci per questa patologia, l’insorgenza del Parkinson avviene dopo i 66 anni, mentre nei non diabetici il Parkinson si manifesta intorno ai 60 anni. Quindi, diviene centrale il ruolo dei farmaci antidiabetici al fine di ritardare l’insorgenza del Parkinson. 

"Uno dei farmaci che più di altri ha manifestato tale azione nel contrasto del Morbo di Parkinson è stata la metformina (farmaco che potrebbe essere assunto dai non diabetici). In tal senso lo studio del Centro Parkinson "è una solida base" per indagare con ulteriori ricerche le proprietà neuro-protettive dei farmaci antidiabetici (ad esempio quelli che in genere si definiscono 'sostituti del glucagone'), "oltre che la loro capacità di ridurre la progressione naturale della malattia di Parkinson", concludono gli scienziati.

Adesso si tratta di stabilire il motivo per cui un notissimo farmaco, come appunto la Metformina, possa detenere tali doti e non solo, si studiano anche i meccanisimi di azione della molecola chimica in grado di contrastare la malattia neurodegenerativa. Inoltre, se è vero che si parla di un ritardo dell’insorgenza dei sintomi ascrivibili al Parkinson sia pure per soli sei anni, occorre capire come aumentare tale lasso di tempo al punto da poter rappresentare in futuro questa terapia oppure una delle possibili  cure contro il Parkinson.

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