Che il diabete sia una
malattia insidiosa e potenzialmente in grado di provocare malattie anche
mortali non ci sono dubbi, che il diabete sia una malattia a larghissima
diffusione, basti pensare che nel mondo intero ogni due secondi due persone si
ammalano di questa malattia e ben 4 milioni di persone muoiano a causa del
diabete o per le sue conseguenze finali, non avevamo ancora incertezze, forse
quello che non sapevamo ancora è che fra 15 anni, se non interverrà la medicina
con nuovi presidi atti a stroncare questa patologia, ci ritroveremo nel mondo
qualcosa come quasi mezzo miliardo di persone diabetiche con costi sociali
elevatissimi e grandi sofferenze per malati e loro parenti. Atteso che fino ad
oggi non esiste una cura preventiva della malattia, sempre di più considerata
genetica, risulta invece sempre più interessante cogliere altri aspetti di
questa patologia, in ambito alla diagnostica e alla sintomatologia e solo
puntualizzando questi due aspetti del diabete possiamo sperare di prevenirlo o
per lo meno curarlo prima ancora che abbia danneggiato irreversibilmente organi
o interi apparati dell’organismo.
I controlli preventivi
Oggi la medicina ha mutato
l’approccio alla malattia rispetto a soli quindici anni fa. Oggi si interviene subito
su un paziente che mostri un tasso di glicemia poco al di sopra della norma, infatti,
a fronte di un valore normale di glicemia intorno a 100 mg per litro, assistere
ad un valore ematico intorno ai 140 mg/l è già sufficiente per intervenire con
i farmaci e non con la sola dieta alimentare come si faceva un tempo. Ma c’è un
altro valore importante da considerare nel soggetto diabetico o che sta per
diventarlo. Il valore della emoglobina glicata che se intorno a valori compresi
fra sette e otto, indica uno stadio della malattia tale da richiedere
l’intervento del medico. Ciò in quanto, non dovrà solo ritenersi importante il
valore della glicemia ma, soprattutto, quello dell’emoglobina glicata.
Cosa sarà mai l’emoglobina
glicata
Cominciamo col dire che è
impossibile stabilire in ogni momento della giornata il valore della glicemia
in un qualsiasi soggetto e nel diabetico stesso, anche se la rilevazione della
glicemia mediante appositi kit viene fatta anche cinque volte al giorno, non
potremmo mai stabilire il vero tasso glicemico di quel paziente in tutti i momenti
della giornata. Tuttavia, grazie all’emoglobina glicata, intesa come quella
parte di proteina attaccata ai globuli
rossi è possibile stabilire a ritroso i valori approssimativi della glicemia
degli ultimi due mesi. Il motivo è dato dal fatto che l’emoglobina è infatti una
proteina in grado di trasportare i globuli rossi che penetra al loro interno. Ricordando
che la vita media dei globuli rossi è intorno ai 120 giorni, siamo in grado di
capire quanto glucosio si sia legato alla emoglobina e, dunque, alla luce di
tali constatazioni, più alto è il livello di emoglobina glicata più alto sarà
stato il tasso di glucosio nel sangue e così, dall’esame dei valori registrati
dall’emoglobina glicata riusciamo ad ipotizzare i livelli medi di glicemia
nelle ultime otto settimane. Ne deriva che, quel diabetico che non ha osservato
alcuna dieta alimentare, se non a ridosso degli esami di routine, potrà
ritrovarsi con una glicemia normale ma un alto tasso di glicemia glicata. Ne
deriva che questo è in qualche modo un esame predittivo in quanto capace di
informarci sul futuro del paziente diabetico, la cui continua positività all’esame
dell’emoglobina glicata ci potrebbe persino far ritenere che siamo in presenza
di un soggetto diabetico che nei cinque anni a seguire dalla data in cui si sia
ammalato di diabete, che non coincide sempre con la data in cui ha saputo di
essere diabetico, ha alte probabilità di andare incontro alle conseguenze
dirette del diabete stesso, infarti, ictus, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia,
solo per citare alcune patologie o eventi negativi insorti e comunque potrebbe
avere il 25% di possibilità in più di incorrere in questi eventi.
La sintomatologia
del diabete: non solo fame, sete e urina abbondante
Possibile che una malattia
tanto importante quale di fatto è il diabete, sia correlata a sintomi a volte
così sfumati da farla passare per anni inosservata? Purtroppo si, riferirsi
infatti ai sintomi plateali quali la sete eccessiva, la fame famelica e l’abbondante
urina emessa nel corso della giornata per individuare un diabete è troppo poco
per centrare il problema in tutta la sua drammaticità. Purtroppo un diabete
latente se non è giunto a certi livelli potrebbe coesistere in noi anche in
assenza di questi sintomi oppure presentando gli stessi in modo sfumato ed a
volte persino occasionale. E’ ovvio che una persona che in un momento della
propria vita si veda costretto ad assumere acqua in modo smodato come se si
trovasse in un deserto torrido dovrà per forza di cose ricorrere al medico per
indagare sulla base della sua sintomatologia, ma esistono altre forme di
diabete, inizialmente meno aggressive, che possono anche non palesarsi con i
fastidi sopracitati e magari passano prima da un dimagrimento eccessivo e
rapido della persona, accompagnato da lunghi periodi di astenia e uno
scadimento delle proprie performance che si riflettono sul lavoro, ad esempio,
o sullo studio se trattasi di soggetti giovani sopratutto. Spesso il tutto si
manifesta anche con un’inaspettata resistenza da parte dell’organismo a riparare
da solo piccole ferite cui il soggetto sia andato incontro, oltre a ritenersi
più soggetto a tutta una serie di infezioni a carico, ad esempio, delle vie
respiratorie cui prima non era mai incorso o, ancora, a livello ginecologico
che tardano a risolversi. Anche la performance sessuale spesso risente di un
diabete conclamato o latente che sia ed in presenza anche di uno solo di questi
sintomi, il ricorso al medico curante dovrà essere veloce e senza indugio
alcuno, anche perché, spesso, il diabetico che non sa di essersi ammalato,
scopre la sua patologia in occasione di eventi più drammatici, ad esempio, nel
corso di un Tia o, ancor peggio, di un ictus.
Prevenire è meglio che
curare
In linea teorica ogni
diabete potrebbe essere prevenuto, in pratica la routine quotidiana ci porta
poco ad indagare sulla nostra salute quando ci sentiamo in perfetta forma. Ma
atteso che il diabete è una malattia ad alta predisposizione familiare, sarebbe
buona norma, laddove nell’ambito di un nucleo familiare c’è un soggetto
diabetico, indagare sulla malattia anche in assenza di sintomi importanti e per
farlo basterebbe affidarsi a semplici esami del sangue e delle urine in grado
di farci comprendere cosa nel nostro organismo non sta funzionando a dovere. L’esame
delle urine oltretutto è fondamentale perché ci palesa anche la funzionalità
dei reni e l’eventualità di essere affetti da diabete, ancora una volta senza
esserne a conoscenza, pur con una presenza di glucosio nelle urine in un’alta
percentuale. Scoprire ciò dovrà indurre il malato ancor di più a recarsi presso
il proprio medico per investigare sulla malattia già in essere. Riscontrare
infatti glucosio nelle urine è un segno tangibile che la quantità di glucosio
nel sangue è tanto alta che l’organismo la espelle con le stesse urine e ciò
null’altro è che il primum movens di un danno che stiamo già arrecando ai reni,
con la conseguenza che un diabete scompensato per lungo tempo finisce per
riverberare la propria nefasta azione a livello dei reni che finiscono col
tempo di funzionare correttamente, aprendo la strada a quella che si definisce
insufficienza renale cronica, una malattia di fatto incurabile che si può solo
arrestare con criteri alimentari restrittivi e particolari farmaci
specialistici che cerchino di arrestare la progressione della malattia e, soprattutto,
riportando la glicemia nella normalità, ovvero, curando il diabete.
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