Può capitare che il medico ci
chieda di sottoporci ad un particolare esame chiamato tampone faringeo, spesso la stessa indagine è
richiesta ad un bambino che presenti frequenti episodi febbrili associati a malattie delle prime vie aeree. Il dubbio che ci viene è se il ricorso ad un tampone
faringeo implichi eventuali problematiche dipendenti dall’esame e se lo stesso
debba considerarsi invasivo, ma soprattutto la domanda che ci si fa e che i
genitori si pongono quando è il loro figlio a doversi sottoporre ad un tampone
faringeo è, a cosa serve tale esame?
Cominciamo col dire che il tampone
faringeo è un esame tutt’altro che invasivo, per nulla doloroso, al massimo
fastidioso limitatamente ai pochi minuti richiesti per ultimare l’indagine.
Tale esame viene prescritto in particolar modo quando il paziente sia andato
spesso incontro a patologie a carico delle prime vie aeree, ad esempio, tonsilliti,
faringiti e quant’altro.
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Nei bambini il ricorso a tale indagine è più frequente
perché è proprio il piccolo che più dell’adulto si trova a dover fronteggiare
infezioni, a volte frequenti, delle prime vie aeree. Il tampone faringeo null’altro
è che un metodo per indagare sull’eventuale colonia batterica presente nel cavo
orofaringeo e in particolar modo in una o entrambe le tonsille. L’analista in
pratica tocca delicatamente la parte che intende studiare mediante un apposito
tampone costituito da cotone idrofilo sulla cui superficie a seguito del
contatto, si deposita l’eventuale colonia batterica causa della malattia cui
soffre il paziente. Una volta effettuato l’esame, in laboratorio si studiano
tali batteri ed al contempo si valuta l’antibiotico più adatto verso i quali
tali agenti patogeni risultano più sensibili. Questa ulteriore metodica che
completa la prima indagine, si chiama antibiogramma. Uno degli agenti patogeni
che si reperta più facilmente è lo Streptococcus pyogenes (o
“streptococco beta-emolitico di gruppo A”) che causa faringiti e tonsilliti,
ciò è particolarmente utile quando tali infezioni ricorrono con una certa
frequenza aprendo la strada a endocarditi batteriche, con danni al cuore oppure
nefriti, con danni ai reni.
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Mediante il tampone faringeo e
il contestuale antibiogramma, non solo si stabilisce il tipo di batterio che
entra a far parte dell’infezione cui soffre il paziente, ma anche l’antibiotico
più adatto per debellarlo e si evita in questo modo di trattare il paziente con
eventuali farmaci contro le infezioni che potrebbero rivelarsi inutili ed a
volte dannosi se non si conosce l’esatta colonia di patogeni che entra in gioco
nella malattia rischiando anche di creare pericolose resistenze del paziente
nei confronti degli antibiotici. Unica precauzione da osservarsi in occasione
dell’esame è quella che prevede che il paziente si presenti in
laboratorio il giorno dell’esame a stomaco vuoto senza aver assunto antibiotici
nei giorni che hanno preceduto l’esame.
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