martedì 19 marzo 2013

Tampone faringeo: a cosa serve, quando è richiesto?

Può capitare che il medico ci chieda di sottoporci ad un particolare esame chiamato tampone faringeo, spesso la stessa indagine è richiesta ad un bambino che presenti frequenti episodi febbrili associati a malattie delle prime vie aeree. Il dubbio che ci viene è se il ricorso ad un tampone faringeo implichi eventuali problematiche dipendenti dall’esame e se lo stesso debba considerarsi invasivo, ma soprattutto la domanda che ci si fa e che i genitori si pongono quando è il loro figlio a doversi sottoporre ad un tampone faringeo è, a cosa serve tale esame?

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Cominciamo col dire che il tampone faringeo è un esame tutt’altro che invasivo, per nulla doloroso, al massimo fastidioso limitatamente ai pochi minuti richiesti per ultimare l’indagine. Tale esame viene prescritto in particolar modo quando il paziente sia andato spesso incontro a patologie a carico delle prime vie aeree, ad esempio, tonsilliti, faringiti e quant’altro.
--> Nei bambini il ricorso a tale indagine è più frequente perché è proprio il piccolo che più dell’adulto si trova a dover fronteggiare infezioni, a volte frequenti, delle prime vie aeree. Il tampone faringeo null’altro è che un metodo per indagare sull’eventuale colonia batterica presente nel cavo orofaringeo e in particolar modo in una o entrambe le tonsille. L’analista in pratica tocca delicatamente la parte che intende studiare mediante un apposito tampone costituito da cotone idrofilo sulla cui superficie a seguito del contatto, si deposita l’eventuale colonia batterica causa della malattia cui soffre il paziente. Una volta effettuato l’esame, in laboratorio si studiano tali batteri ed al contempo si valuta l’antibiotico più adatto verso i quali tali agenti patogeni risultano più sensibili. Questa ulteriore metodica che completa la prima indagine, si chiama antibiogramma. Uno degli agenti patogeni che si reperta più facilmente è lo Streptococcus pyogenes (o “streptococco beta-emolitico di gruppo A”) che causa faringiti e tonsilliti, ciò è particolarmente utile quando tali infezioni ricorrono con una certa frequenza aprendo la strada a endocarditi batteriche, con danni al cuore oppure nefriti, con danni ai reni.

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Mediante il tampone faringeo e il contestuale antibiogramma, non solo si stabilisce il tipo di batterio che entra a far parte dell’infezione cui soffre il paziente, ma anche l’antibiotico più adatto per debellarlo e si evita in questo modo di trattare il paziente con eventuali farmaci contro le infezioni che potrebbero rivelarsi inutili ed a volte dannosi se non si conosce l’esatta colonia di patogeni che entra in gioco nella malattia rischiando anche di creare pericolose resistenze del paziente nei confronti degli antibiotici. Unica precauzione da osservarsi in occasione dell’esame è quella che prevede che il paziente si presenti in laboratorio il giorno dell’esame a stomaco vuoto senza aver assunto antibiotici nei giorni che hanno preceduto l’esame.


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