La battaglia
dei celiaci in Europa si sta concludendo con una vittoria a metà o una
sconfitta parziale (dipende dai diversi punti di vista). Al centro del
dibattito c’è il nuovo regolamento quadro sugli alimenti dedicati a diete
speciali: dalla bozza finale della norma è stata stralciata la proposta del Parlamento Europeo che includeva i
prodotti per celiaci. Oggi, quindi, la versione
definitiva del regolamento include “paradossalmente” gli alimenti per perdere
peso, ma non quelli per celiaci.
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Ma tra i due prodotti c’è una differenza
significativa e forse non a tutti nota: i primi contengono meno glutine e sono
alimenti di consumo corrente, i secondi non contengono per niente glutine e
sono prodotti specifici.
Purtroppo,
però, la battaglia portata in Europa dall’Unione Nazionale Consumatori a fianco
dell’Associazione Italiana Celiachia deve registrare, per il momento, un
risultato parziale: viene chiarita più esplicitamente la differenza tra
alimenti specificamente formulati per celiaci (che attualmente sono definiti
“dietetici”) e gli alimenti di consumo corrente, precisando che i primi non
sono solo quelli in cui il glutine è stato ridotto, ma quelli dove viene del
tutto sostituito.
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Ma la
sconfitta è stata subita sul fronte degli alimenti destinati alle categorie
vulnerabili, come i lattanti, bambini piccoli e persone affette da patologie
specifiche: tra questi non sono stati compresi i celiaci che si vedono, quindi,
declassati a pazienti di serie B, anche
rispetto a coloro che devono perdere peso. “Purtroppo – scrive l’UNC in una
nota – sull’esito di questo iter ha pesato molto il recente appoggio dato dalla
Federazione delle Associazioni dei celiaci europee (AOECS) alla proposta della
Commissione, di fatto contro la posizione assunta dal Parlamento a giugno, che
aveva richiesto la reintroduzione degli alimenti per celiaci all’interno di
questo regolamento”.
Nonostante
l’instancabile lavoro di sensibilizzazione portato avanti dall’AIC, dall’UNC e
da altre associazioni italiane affiancate da quelle francesi ed austriache, la
battaglia è stata interpretare strumentalmente come “questione italiana”. Sta
di fatto che i celiaci di tutta Europa rischiano di vedersi
delegittimati nei propri diritti e si aprono le porte ad uno scenario di
smantellamento delle loro tutele e dei livelli di sicurezza e qualità dei
prodotti dietetici senza glutine.
“Sulla vicenda hanno pesato le recenti
problematiche scaturite da interpretazioni quantomeno fantasiose del
Regolamento 41/2009 da parte delle Food Agency di alcuni paesi del Nord
Europa che hanno vietato l’impiego della dicitura senza glutine nella
ristorazione e nei laboratori artigianali aggiunge l’UNC -Oggi diventa
necessario vigilare in cooperazione con le istituzioni italiane, che si sono
distinte in ambito europeo per l’impegno a difesa dei celiaci, sul
trasferimento delle indicazioni del Regolamento 41/2009 all’interno del FIC, al
fine di garantire il mantenimento delle tutele riconosciute sino ad oggi sui
prodotti dietetici per celiaci”.
Help Consumatori
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