Quante
volte, di fronte ad un mal di stomaco continuo o intermittente, ad andamento
ciclico, a volte persino stagionale, abbiamo giustificato il nostro disagio
sostenendo di essere affetti da colite. Eppure, l’infiammazione del colon nella
stragrande maggioranza di questi disturbi c’entra poco, visto che solitamente
tendiamo a scambiare un sintomo più ascrivibile ad un colon irritabile che ad
una colite che, oltretutto, ha una sintomatologia del tutto differente. E la
possibilità che ci si ammali di una Sindrome da colon irritabile è di gran
lunga più elevata rispetto al rischio di imbattersi in una colite.
La
riprova che tale colonpatia è diffusa ce lo danno i dati quando riferiscono
come in larga misura ad ammalarsi sia
sesso femminile rispetto a quello maschile, alla stregua di quanto accade ai
giovani e agli adolescenti in particolare e persino nei bambini il disturbo è
quanto mai frequente, in quest’ultimi oltretutto conviene sempre attenzionare
bene la situazione al fine di escludere eventuali altre patologie organiche del
digerente. Resta il fatto che quando parliamo di Sindrome del colon irritabile
ci riferiamo a quell’insieme di malattie ascrivibili alle cosiddette patologia psicosomatiche,
ovvero quelle malattie che risentono nel loro decorso dell’influenza della
psiche e del modo che individualmente ognuno di noi assume nei confronti
dell’ambiente esterno, senza però immaginare neanche lontanamente che tali
malattie non riverberino alla lunga un vero e proprio stato patologico a
livello degli organi “bersagliati”, tutt’altro, basta vedere i sintomi della
Sindrome del colon irritabile che si palesa in maniera continua
o discontinua, singolarmente
o accompagnata da più sintomi insieme, prima o dopo i pasti,
prima o dopo la defecazione, in taluni momenti della giornata e
meno in altri, in conseguenza di determinati periodi stagionali con un
corollario di sintomi spesso molto diversi da paziente a paziente, a determinare una condizione
clinica che finisce per essere del tutto soggettiva.
I sintomi sulla base di un’anamnesi accurata
Di fronte
ad una Sindrome del colon irritabile l’auspicio è quello che non sia il
paziente a curare il sintomo singolo di volta in volta presentatosi, col
rischio di cronicizzare una patologia e, in certi casi, esporsi ad altre
malattie a carico del digerente. Ciò anche perché è sicuramente utile se non
indispensabile che il medico stabilisca col paziente un’anamnesi volta non
tanto a riconoscere i sintomi, quanto invece a studiare l’ambiente familiare dove vive il
paziente, le eventuali tensioni che lo stesso riferisce e la pur sempre
possibile predisposizione familiare cui il malato è solitamente esposto
individuando nello stesso nucleo familiare eventuali altri componenti soggetti
allo stesso problema.
Restano
tuttavia fondamentali i sintomi di tale Sindrome a partire dalla diarrea, anche
se sovente a infastidire il paziente è l’alternarsi di questo sintomo con la
stitichezza cui si aggiunge una dolenzia a livello gastrointestinale, fino a
veri e propri dolori
di tipo colico, riferiti per lo più in sede addominale, ad andamento ciclico ma
contrassegnati da crampi, spesso insopportabili associati, subito dopo, ad una
diarrea profusa. Riferito anche un senso di tensione in sede gastrointestinale,
cui si somma spesso anche sensazione di aria nello stomaco e nell’intestino e
non solo. Non è raro il caso in cui lo stesso paziente riferisce come dopo una
normale evacuazione resti in lui la sensazione che questa non sia stata del
tutto completata, condizione spesso associata al dolore
rettale.
La dispepsia, la nausea
fino al vomito, le eruttazioni, più o meno acide e l’alito cattivo possono
completare il corollario dei sintomi lamentati da un paziente affetto da tale
colonpatia. Così come non è raro il caso in cui lo stesso malato, ai disturbi
gastrici, associ anche fastidi ed eventuali sofferenze che, apparentemente,
potrebbero non avere nessun nesso con tale Sindrome, ovvero, continui mal di
testa intervallati nella giornata da periodi di remissione e di
esacerbazione improvvisa e nelle donne il tutto può anche essere aggravato
dalla dismenorrea ciclica.
Diagnosi e terapia
Nel
formulare una diagnosi riferita alla Sindrome del colon irritabile si tende ad
escludere altre manifestazioni patologiche riferite ad altre pur sempre
possibili malattie del digerente. A ciò si giunge con una serie di esami
ematochimici (esami del sangue) e, ove necessario, si procede, eventualmente,
con il ricorso all’esame ecografico ed eventualmente radiografico. Per quanto
attiene invece la terapia, imprescindibile considerare il ruolo detenuto
dall’alimentazione che dovrà essere attentamente valutata e adattata al singolo
caso. Utile anche l’apporto della
psicoterapia, nei casi previsti.
La
terapia farmacologica si avvale di quei farmaci che, senza avere la pretesa di
risolvere la Sindrome ,
contrastano, quasi sempre efficacemente i sintomi più penosi che si trova a
fronteggiare il paziente. Ci riferiamo in primo luogo agli antispastici,
sostanze che contrastano il dolore, agendo sulla muscolatura liscia
dell’intestino riducendo la contrazione di quest’ultimo. A questo si associano
i cosiddetti procinetici. Parliamo di sostanze quali ad esempio la Metoclopramide o il
Domperidone, tanto per citarne due, che agiscono invece sulla motilità
intestinale riducendo o aumentando la motilità col risultato di contrastare la
nausea che sovente si presenta in questi pazienti e non solo, poiché il malato
si lamenta sovente di avvertire una sensazione di pienezza eccessiva, anche
senza essersi particolarmente alimentato, il ricorso ai procinetici potrebbe
risultare quanto mai indicato.
Sempre a giudizio del medico, il ricorso agli
ansiolitici, soprattutto in concomitanza con periodi costellati dall’ansia e
dallo stress, spesso associati agli stessi farmaci antispastici o procinetici
potrebbe sortire ottimi risultati, avvertendo tuttavia il paziente degli
effetti collaterali, pur sempre gestibili, derivanti da tali sostanze che vanno
assunti per periodi di tempo non prolungati.
Utile
anche la restrizione dell’alimentazione nei confronti di quelle sostanze che
agiscono sull’intestino in maniera negativa, così come il paziente dovrebbe
essere avvertito del fatto che durante le acuzie della malattia dovrebbe
limitare il consumo di alcol, in special modo se in cura con farmaci
ansiolitici, solitamente appartenenti alla classe delle Benzodiazepine.
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