Degenerazione maculare: vicini alla soluzione - aggiornamento 2025

Solo a pronunciare la parola incute disagio, paura persino terrore, ma gli oltre 63 mila pazienti che con questa malattia hanno imparato a farci i conti, temono più che la malattia la possibilità che contro di essa non esistano soluzioni, ma forse ancora per poco, visto che a parere degli studiosi, a quel tanto che già adesso si sta già facendo per fronteggiare la maculopatia, più nota come degenerazione maculare senile, affrancandosi in qualche modo dai danni della patologia, rallentandone il decorso, in qualche caso fino a bloccarla, domani di dovrebbe poter giungere alla cura definitiva del problema. Ci sperano anche i 91 mila pazienti che ogni anno si ammalano della grave malattia oculistica.
L’età di insorgenza della patologia solitamente è poco oltre i 55 anni riferita ad uno o entrambi gli occhi. Nei fatti il paziente perde progressivamente la vista nella zona centrale dell’occhio, limitandola solo alla periferia, col risultato che guardando un oggetto è possibile scorgerlo solo nei contorni, venendo a mancare l’intera area centrale dell’oggetto stesso.

Le due forme di maculopatia

Due sono le forme della malattia, la seccae la umida o emorragica. In quest’ultimo caso si assiste ad una crescita anomala dei vasi sanguigni che rigonfiano il tessuto vascolare che nutre i sottostanti di ossigeno e sostanze nutritive. Tale struttura specializzata si chiama coroide. Quando la coriode aumenta di volume, si può assistere ad una visione anomale come quella descritta, fino alla cecità nella zona centrale della visione per effetto della rottura dei vasi che compongono il tessuto e relativo versamento di sangue e siero nella retina. Nella forma secca il decorso, pur se inesorabile, è più lento.

Le cure in atto

A seconda della forma cui sia andato incontro il paziente, anche il trattamento sarà duplice. Nella forma secca al paziente viene consigliata una cura, a stretto controllo medico, a base di integratori che contengano vitamina C, Vitamina E, che conosciamo per una miriade di altre funzioni e non certo solo come vitamina antisterilità,  Betacarotene e zinco. Anche l’impiego di sostanze antiossidanti pare stia dando buoni risultati. Ma tale cura è destinata soltanto a rallentare il decorso della patologia. Senza scordare il ruolo fondamentale della Vitmina A, anche questa utile in tante altre funziioni non annesse all'oculistica.  A breve dovrebbero entrare in uso sostanze che provvedono ad arrestare l’immancabile infiammazione che deriva dalla malattia. 

E’ importante sottolineare che chi si ammala della patologia nella forma peggiore, ovvero quella umida, deve immediatamente recarsi da uno specialista oculistica, ciò in quanto in meno di un anno rischierebbe di perdere del tutto la visione centrale. Oggi oltre al laser si usano farmaci che agiscono con una certa efficacia solamente se la terapia è iniziata in tempo ottenendo una stabilizzazione dei sintomi nel 94% dei casi ed un miglioramento della visione nel 30% dei casi. Tali farmaci interagiscono sul segnale che le cellule si inviano e che sono responsabili di iperalimentare i vasi sanguigni facendoli scoppiare. Uno dei farmaci utilizzati per tale scopo e che offre buone probabilità di intervento sulla malattia, è l’Avastin, un antitumorale usato contro le metastasi nel tumore al colon retto e che si è dimostrato efficace anche contro la maculopatia. La scoperta dell’efficacia della molecola è stata casuale, avendo constatato che quei pazienti affetti dalla neoplasia miglioravano la situazione clinica riferita alla maculopatia se ammalati anche a causa di questa patologia. A tale farmaco se ne sono aggiunti degli altri col risultato che è possibile affermare oggi che su 716 pazienti trattati, il 95% ha ottenuto un miglioramento del visus o comunque per lo meno non è peggiorato la situazione clinica.

Cosa ci riserva il futuro

Ma sarà il futuro prossimo ad offrire le migliori prospettive di cure per questi pazienti. Infatti domani sarà possibile impiegare gli stessi farmaci utilizzati fino adesso, sia pure perfezionati mediante microcapsule da iniettarsi nel bulbo oculare a lento rilascio. La possibilità di perfezionare il tutto nel tempo renderà efficace la stessa somministrazione anche su pazienti diabetici affetti da edema maculare. Più in là nel tempo invece, si parla di un lasso di tempo non superiore ai cinque anni, la soluzione al problema sarà definitiva, mediante l’impianto di cellule staminali embrionali, come avviene con altre patologie, in luogo delle cellule danneggiate dalla maculopatia. Resta il dramma attuale per quei pazienti, se ne contano oltre 15 su cento malati, che non ottengono risultati positivi con gli attuali farmaci.

Per questi rimane il ricorso a quei centri specializzati in grado di sviluppare la visione periferica con gli strumenti adeguati di cui oggi si dispone. A tali centri specializzati si aggiungono strumenti ottici che offrono la possibilità ai malati di vedere ad esempio la TV, cui si aggiungono speciali occhiali prismatici per leggere.

La situazione attuale (2025)

La situazione oggi è molto più complessa e ricca di opzioni, ma la "cura definitiva" non è ancora stata trovata.

  • Maculopatia umida: Rimane il campo di battaglia principale. Oltre a Lucentis, oggi si utilizzano farmaci più recenti e a lunga durata d'azione, come Aflibercept (Eylea) e Brolucizumab, due farmaci biologici di nuova concezione. Esistono anche dispositivi impiantabili, come il Port Delivery System, che rilasciano il farmaco gradualmente, riducendo la frequenza delle iniezioni da mensili a ogni 6-9 mesi, migliorando notevolmente la qualità della vita dei pazienti.

  • Maculopatia secca: Il problema è ancora più sentito per la forma secca, la più comune. Per anni non ci sono state terapie, a parte gli integratori. Negli ultimi anni sono state approvate negli Stati Uniti due nuove terapie iniettabili per la forma avanzata della malattia (atrofia geografica), ma la loro approvazione in Europa è ancora in corso (a gennaio 2024 l'EMA ha respinto un farmaco, ma altri sono in attesa).

  • Nuove Frontiere: La ricerca si sta muovendo velocemente verso nuove terapie, come la fotobiomodulazione (che usa la luce per stimolare le cellule retiniche), la terapia genica (ancora in fase sperimentale) e nuove tecniche di somministrazione dei farmaci (come la iontoforesi).

In sintesi, la "vicina cura" si è rivelata una terapia cronica molto efficace, ma non definitiva. L'Avastin non è stato ritirato, ma regolamentato, e oggi la ricerca offre nuove speranze e prospettive, soprattutto per la maculopatia secca e per ridurre il peso delle iniezioni.

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