Stop
all’uso di Avastin, nome commerciale del farmaco della Roche a base di
bevacizumab, per curare le malattie della retina legate all’età (maculopatie).
Lo ha stabilito l’Aifa sulla base di segnalazioni, arrivate da tutta Europa, di
gravi effetti collaterali, come emorragie non oculari e trombosi. D’ora in
avanti si dovrà ricorrere a due farmaci sostitutivi: Lucentis e Macugen. Ma
questa cura alternativa ha una controindicazione: costa 100 volte di più di una
singola somministrazione di Avastin, superando i 1.000 euro. E questi farmaci
non vengono rimborsati in tutti i casi di malattia.
Altroconsumo fa un po’ di storia del farmaco bloccato dall’Aifa: nonostante non fosse formalmente autorizzato per il trattamento delle
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maculopatie legate all’età, ma solo per curare alcuni tipi di tumore, gli
oculisti hanno iniziato ad usarlo. Se iniettato direttamente nell’occhio,
Avastin ostacola la crescita di nuovi vasi sanguigni che danneggiano la retina;
l’Aifa ha autorizzato
quest’uso solo nel 2007, inserendo il farmaco in una lista di medicinali il cui
“uso speciale” viene consentito e coperto dal Servizio sanitario nazionale
quando non è disponibile una valida alternativa terapeutica. A causa
dell’entrata in commercio dei 2 nuovi farmaci Lucentis e Macugen, che al
contrario di Avastin sono formalmente autorizzati per il trattamento delle
maculopatie legate all’età, il rimborso di quest’ultimo farmaco si è sempre più
ristretto. La decisione dell’Aifa crea un problema per le casse
dello Stato: Lucentis e Macugen costano infinitamente di più di Avastin. Secondo i calcoli
della regione Emilia Romagna, passando da Avastin a Lucentis la spesa per
trattare tutti i pazienti salirebbe da 200.000 euro a 15 milioni di euro. Ma
crea anche un problema
per i pazienti: quelli con meno di due decimi di vista o quelli che necessitano
il trattamento del secondo occhio, devono pagare di tasca loro una cura più
costosa. Inoltre, tutti i pazienti che non hanno una
maculopatia legata all’età o sono affetti da glaucoma vascolare non dispongono
più di una valida alternativa terapeutica.
Secondo Altroconsumo, inoltre, i prezzi dei due nuovi
farmaci non sembrano giustificati da una maggiore efficacia. Alcuni studi dimostrano
che sono sostanzialmente equivalenti ad Avastin, sia dal punto di vista
dell’efficacia che degli effetti indesiderati. Questi ultimi, infatti, sono
legati al modo di somministrazione (l’iniezione diretta nell’occhio) e non agli
effetti biologici di questa categoria di farmaci. D’altra parte, è possibile
che ci sia un maggior rischio di infezioni oculari usando l’Avastin, dovute al
fatto che il farmaco non ha una formulazione per uso oftalmico, ma deve essere
ridosato per servire allo scopo, con un certo rischio di contaminazione.
Altroconsumo pone alcuni interrogativi legati a questa
vicenda:
“Perché l’azienda farmaceutica Roche, che produce Avastin, non richiede
l’estensione dell’indicazione dell’uso del farmaco alla cura delle maculopatie?
Eppure i dati a supporto non mancherebbero. Perché i due nuovi farmaci debbano
costare così tanto? Infine, per quale motivo i pazienti debbano rimanere senza
una cura o essere costretti a pagarla di tasca loro?
Sono una utilizzatrice di AVASTIN da oltre 2 anni, inizialmente con ottimi ed immediati risultati e successivamente con più modesti risultati ma comunque con un mantenimento di una buona visione. Avrei necessità di conoscere i possibili effetti collaterali di tale terapia per meglio monitorare le eventuali nuove sintomatologie.Ad oggi ho effettauto 8 iniezioni.
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