Anche se col termine di
artrite si tende a generalizzare tale affezione, è utile ricordare che parliamo
di una patologia il più delle volte correlata all’età, per l’anziano ad esempio
soffrire d’artrite è un fatto quasi ineluttabile, lo si vede bene facendo caso
ai movimenti ridotti e quasi sempre accompagnati dal dolore che caratterizzano
la deambulazione e la postura stessa della persona avanti con gli anni.Tuttavia
è anche possibile che l’artrite si accompagni alla giovane età, in questo caso
parliamo soprattutto dell’artrite idiopatica giovanile.
Il paziente affetto da
artrite per lo più si presenta dolorante a livello osteoarticolare, ciò può
avvenire a riposo oppure dopo un qualsiasi movimento che interessi la/le
articolazioni colpite. Altra caratteristica del soggetto artritico è quella di
presentarsi con tali articolazioni per lo più gonfie, al punto che, come
avviene ad esempio per l’artrite reumatoide, le articolazioni interessate dalla
patologia, in particolar modo quelle delle mani, dei piedi, degli arti
superiori, spesso di quelli inferiori, compresa la colonna, tendono a
deformarsi e proprio nel caso della colonna, anche a causa di concomitanti
stati osteoporotici severi, si può assistere anche a quelli che si definiscono
crolli vertebrali, ovvero, la sparizione vera e propria di lunghe porzioni vertebrali.
Quando ci riferiamo invece
ad un’artrite che non sia associata ad una malattia autoimmune, il paziente al
di là dei primi sintomi ricordati, reagisce alla stregua di quanto avviene con
le malattie infettive e, dunque, i sintomi sono per lo più rappresentati dalla
febbre, dal malessere generale, dall’astenia, dai dolori muscolari,
dall’evidenza, alla palpazione, di linfonodi ingrossati e, come complicanza
dello stato insorto, non è raro che gli agenti patogeni responsabili, sia pure
indirettamente, finiscano per colonizzare il cuore innescando vere e proprie
infiammazioni cardiache, cosidette, carditi, con coinvolgimento, nei casi più
gravi, delle stesse valvole cardiache.
Diagnosi
La diagnosi di artrite o
poliartrite è affidata non solo all’esame obiettivo che il medico effettua sul
paziente affetto dalla patologia, ma il tutto viene completato da quegli esami
ematici in grado di svelare eventuali proteine attivate dalla malattia e dunque
riscontrate in quantità più elevate della norma, compresi quei valori che
indicano uno stato di coinvolgimento del sistema immunitario e che ci mostra lo
sforzo esercitato da quest’ultimo per opporsi all’infezione. Ves, Tas, Globuli
bianchi, Reuma Test, PRC, più particolari markers, in caso si artrite risultano
quasi sempre elevati tutti insieme contemporaneamente o isolatamente. L’esame
radiologico, accompagnato dalla densitometria ossea sono necessari per
stabilire l’esatto distretto articolare interessato dal problema. Nel caso si
sospetti un crollo vertebrale, anche al fine di escludere eventuali altre
malattie che potrebbero presentarsi con gli stessi sintomi, si può anche
disporre una RM (risonanza magnetica) per stabilire l’esatta natura della
perdita del tessuto osseo. Quando necessario, si può anche disporre un
prelievo di liquido sinoviale, ad esempio, direttamente nelle sede delle
articolazioni, sufficiente per stabilire il grado dell’infiammazione e
l’impegno dell’organo interessato.
La terapia dell’artrite
Pur con sintomatologie a volte sovrapponibili nelle diverse forme
della malattia, dovrà escludere quelle manifestazioni che siano dipendenti da
patologie, per lo più autoimmuni e che dunque poco hanno a che fare con quelle
artriti di derivazione infettiva. Per tutte le forme è comunque necessario
affrancare il più possibile il paziente dal dolore, ciò lo si può fare con i
comuni antinfiammatori (FANS) che agiscono, oltretutto, anche abbassando la
febbre, almeno per quelli dotati di proprietà antipiretica. Tuttavia sovente il
dolore è così severo che potrebbe essere persino necessario ricorrere agli
antalgici maggiori per dare la possibilità al paziente di trovare ristoro e
recuperare un’accettabile qualità della vita. In certi casi, chiaramente a
insindacabile giudizio del medico, può essere opportuno ricorrere ai corticosteroidi
usati per brevi periodi al fine di ridurre il più possibile l’edema che si
accompagna all’infiammazione e contrastare, in associazione ai Fans, lo stesso
dolore.
L’attuale trattamento invece
di quelle affezioni osteoarticolari che siano derivate da malattie autoimmuni,
in aggiunta alla terapia giù citata, si avvale dell’apporto dei farmaci
biologici, particolari sostanze ricavate in laboratorio in grado di agire
efficacemente nello “spegnere” l’infiammazione, considerato che tali sostanze hanno
il loro bersaglio a livello del sistema immunitario. Altri farmaci in grado di
intervenire insieme ai biologici nella cura delle artriti su base autoimmune
sono gli immunosoppressori, ricordando che il cortisone è il capostipite di
tali farmaci, anche se l’uso dello stesso deve essere attentamente monitorato e
limitato nel tempo. Altri immunosoppressori sono farmaci quali il Methotrexate,
un potente antitumorale che a dosi opportune esercita una buona azione nelle
malattie autoimmuni. E’ ovvio che il trattamento di un’artrite che sia
dipendente da una malattia autoimmune è riservato allo specialista reumatologo,
anche alla luce della conoscenza che quest’ultimo ha in ordine agli ultimi
ritrovati farmacologici cui oggi la moderna medicina dispone. L’uso di
antibiotici e antivirali è invece destinato a quelle artriti di natura
infettiva.
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