Anche se col termine di artrite si tende a generalizzare tale affezione, è utile ricordare che parliamo di una patologia il più delle volte correlata all’età. Per l’anziano ad esempio soffrire d’artrite è un fatto quasi ineluttabile, lo si vede bene facendo caso ai movimenti ridotti e quasi sempre accompagnati dal dolore che caratterizzano la deambulazione e la postura stessa della persona avanti con gli anni. Tuttavia è anche possibile che l’artrite si accompagni alla giovane età, in questo caso parliamo soprattutto dell’artrite idiopatica giovanile.
Quando parliamo di artrite ci riferiamo ad una situazione patologica a carico delle articolazioni che può essere tanto diffusa da coinvolgere quasi tutte le articolazioni oppure soltanto qualcuna di esse. Affinché il termine di artrite sia appropriato, tuttavia, si considera, ai fini della diagnosi della malattia, il coinvolgimento di almeno quattro articolazioni che si siano infiammate tutte nello stesso periodo. Quando il numero di articolazioni coinvolte supera le quattro, è più giusto parlare di poliartrite, quando ad essere coinvolte sono due, tre articolazioni insieme, si parla di oligoartrite.
Ma al di là della distinzione che clinicamente si suole attuare in un paziente che sia affetto da tale patologia, occorre ricordare che l’artrite può presentarsi in diverse forme che spesso si accompagnano a stati patologici diversi, per lo più infettivi, a causa della migrazione di quegli agenti patogeni che si spostano con la corrente ematica dal luogo della prima infezione, a carico delle tonsille, ad esempio, oppure a carico delle parotidi, ghiandole che si trovano dietro l’orecchio e che se infiammate provocano i comuni orecchioni.
Ma l’artrite stessa può essere a sua volta espressione di uno stato patologico più complesso, come avviene nelle malattie autoimmuni ed in questo caso si assiste per lo più a delle poliartriti caratterizzate da un andamento cronico della malattia. Tipico è il caso dell’artrite reumatoide, ma anche del Lupus eritematoso (LES) e del Morbo di Crohn. Ricordiamo che al di là di quanto avvenga con le malattie autoimmuni, nel caso di artrite secondaria ad un’infezione che abbia avuto il sopravvento in qualsiasi organo e che si sia propagata fino ad assistere ad una poliartrite, gli agenti patogeni coinvolti sono rappresentati per lo più da batteri, oppure virus e di questi il più rappresentato è sempre lui… l’Herpes.
Il paziente affetto da artrite per lo più si presenta dolorante a livello osteoarticolare, ciò può avvenire a riposo oppure dopo un qualsiasi movimento che interessi la/le articolazioni colpite. Altra caratteristica del soggetto artritico è quella di presentarsi con tali articolazioni per lo più gonfie, al punto che, come avviene ad esempio per l’artrite reumatoide, le articolazioni interessate dalla patologia, in particolar modo quelle delle mani, dei piedi, degli arti superiori, spesso di quelli inferiori, compresa la colonna, tendono a deformarsi e proprio nel caso della colonna, anche a causa di concomitanti stati osteoporotici severi, si può assistere anche a quelli che si definiscono crolli vertebrali, ovvero, la sparizione vera e propria di lunghe porzioni vertebrali.
Quando ci riferiamo invece ad un’artrite che non sia associata ad una malattia autoimmune, il paziente al di là dei primi sintomi ricordati, reagisce alla stregua di quanto avviene con le malattie infettive e, dunque, i sintomi sono per lo più rappresentati dalla febbre, dal malessere generale, dall’astenia, dai dolori muscolari, dall’evidenza, alla palpazione, di linfonodi ingrossati e, come complicanza dello stato insorto, non è raro che gli agenti patogeni responsabili, sia pure indirettamente, finiscano per colonizzare il cuore innescando vere e proprie infiammazioni cardiache, cosidette, carditi, con coinvolgimento, nei casi più gravi, delle stesse valvole cardiache. La diagnosi di artrite o poliartrite è affidata non solo all’esame obiettivo che il medico effettua sul paziente affetto dalla patologia, ma il tutto viene completato da quegli esami ematici in grado di svelare eventuali proteine attivate dalla malattia e dunque riscontrate in quantità più elevate della norma, compresi quei valori che indicano uno stato di coinvolgimento del sistema immunitario e che ci mostra lo sforzo esercitato da quest’ultimo per opporsi all’infezione. Ves, Tas, Globuli bianchi, Reuma Test, PRC, più particolari markers, in caso si artrite risultano quasi sempre elevati tutti insieme contemporaneamente o isolatamente. L’esame radiologico, accompagnato dalla densitometria ossea è necessario per stabilire l’esatto distretto articolare interessato dal problema. Nel caso si sospetti un crollo vertebrale, anche al fine di escludere eventuali altre malattie che potrebbero presentarsi con gli stessi sintomi, si può anche disporre una RM (risonanza magnetica) per stabilire l’esatta natura della perdita del tessuto osseo. Quando necessario, si può anche disporre un prelievo di liquido sinoviale, ad esempio, direttamente nelle sede delle articolazioni, sufficiente per stabilire il grado dell’infiammazione e l’impegno dell’organo interessato.
La terapia dell’artrite
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Quando ci riferiamo invece ad un’artrite che non sia associata ad una malattia autoimmune, il paziente al di là dei primi sintomi ricordati, reagisce alla stregua di quanto avviene con le malattie infettive e, dunque, i sintomi sono per lo più rappresentati dalla febbre, dal malessere generale, dall’astenia, dai dolori muscolari, dall’evidenza, alla palpazione, di linfonodi ingrossati e, come complicanza dello stato insorto, non è raro che gli agenti patogeni responsabili, sia pure indirettamente, finiscano per colonizzare il cuore innescando vere e proprie infiammazioni cardiache, cosidette, carditi, con coinvolgimento, nei casi più gravi, delle stesse valvole cardiache. La diagnosi di artrite o poliartrite è affidata non solo all’esame obiettivo che il medico effettua sul paziente affetto dalla patologia, ma il tutto viene completato da quegli esami ematici in grado di svelare eventuali proteine attivate dalla malattia e dunque riscontrate in quantità più elevate della norma, compresi quei valori che indicano uno stato di coinvolgimento del sistema immunitario e che ci mostra lo sforzo esercitato da quest’ultimo per opporsi all’infezione. Ves, Tas, Globuli bianchi, Reuma Test, PRC, più particolari markers, in caso si artrite risultano quasi sempre elevati tutti insieme contemporaneamente o isolatamente. L’esame radiologico, accompagnato dalla densitometria ossea è necessario per stabilire l’esatto distretto articolare interessato dal problema. Nel caso si sospetti un crollo vertebrale, anche al fine di escludere eventuali altre malattie che potrebbero presentarsi con gli stessi sintomi, si può anche disporre una RM (risonanza magnetica) per stabilire l’esatta natura della perdita del tessuto osseo. Quando necessario, si può anche disporre un prelievo di liquido sinoviale, ad esempio, direttamente nelle sede delle articolazioni, sufficiente per stabilire il grado dell’infiammazione e l’impegno dell’organo interessato.
La terapia dell’artrite
Pur con sintomatologie a volte sovrapponibili nelle diverse forme della malattia, dovrà escludere quelle manifestazioni che siano dipendenti da patologie, per lo più autoimmuni e che dunque poco hanno a che fare con quelle artriti di derivazione infettiva. Per tutte le forme è comunque necessario affrancare il più possibile il paziente dal dolore, ciò lo si può fare con i comuni antinfiammatori (FANS) che agiscono, oltretutto, anche abbassando la febbre, almeno per quelli dotati di proprietà antipiretica. Tuttavia sovente il dolore è così severo che potrebbe essere persino necessario ricorrere agli antalgici maggiori per dare la possibilità al paziente di trovare ristoro e recuperare un’accettabile qualità della vita. In certi casi, chiaramente a insindacabile giudizio del medico, può essere opportuno ricorrere ai corticosteroidi usati per brevi periodi al fine di ridurre il più possibile l’edema che si accompagna all’infiammazione e contrastare, in associazione ai Fans, lo stesso dolore.
L’attuale trattamento invece di quelle affezioni osteoarticolari che siano derivate da malattie autoimmuni, in aggiunta alla terapia giù citata, si avvale dell’apporto dei farmaci biologici, particolari sostanze ricavate in laboratorio in grado di agire efficacemente nello “spegnere” l’infiammazione, considerato che tali sostanze hanno il loro bersaglio a livello del sistema immunitario. Altri farmaci in grado di intervenire insieme ai biologici nella cura delle artriti su base autoimmune sono gli immunosoppressori, ricordando che il cortisone è il capostipite di tali farmaci, anche se l’uso dello stesso deve essere attentamente monitorato e limitato nel tempo. Altri immunosoppressori sono farmaci quali il Methotrexate, un potente antitumorale che a dosi opportune esercita una buona azione nelle malattie autoimmuni. E’ ovvio che il trattamento di un’artrite che sia dipendente da una malattia autoimmune è riservato allo specialista reumatologo, anche alla luce della conoscenza che quest’ultimo ha in ordine agli ultimi ritrovati farmacologici cui oggi la moderna medicina dispone. L’uso di antibiotici e antivirali è invece destinato a quelle artriti di natura infettiva.
La Chirurgia, spesso associata alla fisioterapia è riservata a quei casi più severi dove si sia osservata la perdita funzionale dell’articolazione e la si voglia ricostruire artificialmente, soprattutto quando si assiste ad un coinvolgimento delle masse muscolari che abbiano perso tonicità. In quest’ultimo caso, indipendentemente dal ricorso alla chirurgia, l’apporto del fisiatra e del fisioterapista sono necessari proprio per ridare tonicità e rieducare quei muscoli che a causa della malattia siano rimasti immobili per lunghi periodi.
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