Lo studio scientifico è stato svolto da ricercatori del Rush University Medical Center di Chicago Illinois (USA) che hanno valutato su 2841 partecipanti di età media di 76,3 anni, di cui il 75% donne, di cui un terzo assuntori di statine in tutto il gruppo di studio, l'uso sistematico di tale farmaco nel tempo. Tutti i partecipanti sono stati seguiti, ai fini dello studio, per poco meno di sei anni e controllati sanitariamente ogni anno al fine di riscontrare lo stato di salute di ognuno.
A conclusione dei lavori scientifici si è visto che il 50% dei partecipanti ha sviluppato parkinsonismo, parliamo di 1432 pazienti, constatando che fra coloro che assumevano le statine e stiamo parlando di 936 partecipanti, il rischio di incorrere nel Morbo di Parkinson era sceso del 16% rispetto a coloro che non assumevano tale farmaco.
Ma lo studio scientifico non si è fermato qui. Dopo aver stabilito che l’età media dei partecipanti, a fine lavoro scientifico, sfiorava i 90 anni, nell'analisi post mortem, si è indagato sull'aterosclerosi dei grandi vasi del circolo di Willis; studi precedenti avevano indicato che l'aterosclerosi grave in questa regione del cervello è collegata a rapido e progressivo parkinsonismo, più rapido declino cognitivo e più grave iperintensità della sostanza bianca. Quinsi si è assistito anche ad una probabilità inferiore, pari al 37%, di incorrere in aterosclerosi rispetto a coloro che non facevano uso di statine. E’ stata quindi studiata la dose di farmaco assunta dai partacipanti allo studio, concludendo che coloro che assumevano maggiori dosi, rispetto a quelli che assumevano farmaci a più basso dosaggio, avevano un rischio ridotto del 7% si incorrere nella malattia di Parkinson.
I lavori scientifici non hanno solo dimostrato come le statine si oppongano al meglio al Parkinson, ma hanno anche concluso come sia lo stesso Parkinson a creare le condizioni, come eventuale concausa, nell'esordio o nell'aggravamento dell'aterosclerosi cerebrale in età avanzata. Ne deriva pertanto che l’uso delle statine completa l’approccio terapeutico anche in pazienti che si avvicinano alla terza età.
Fonte:
Neurology, 2022 Neuro2022
Farma2022
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