Visita-paziente-con-osteoporosi |
L’osteoporosi è una malattia che colpisce solo negli Stati Uniti più di 10 milioni di persone con età superiore a 50 anni, in Italia il dato è ancora più elevato, in proporzione, visto che, secondo i dati ISTAT relativi all’anno 2020, l’8,1% della popolazione italiana (il 13,5% delle femmine e il 2,3% dei maschi) ha dichiarato di essere affetto da osteoporosi, con prevalenza che aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età, in particolare nelle donne dopo i 55 anni, fino a raggiungere il 32,2% oltre i 74 anni (il 47% delle femmine e il 10,3% dei maschi). Quindi sulla popolazione affetta da questo problema si vede bene che l’80% dei casi di osteoporosi nel nostro Paese è riferito, nell’80% dei casi, a donne nel post menopausa.
Per giungere a questa osservazione si sono studiate più di 100 mila segnalazioni pervenute sia alla FDA che ai diversi organi di controllo sparsi in tutto il mondo. Vero è che parliamo di un numero alla fine abbastanza esiguo rispetto all’utilizzo che si fa di questi farmaci, ma vero è anche il fatto che non tutti i pazienti che accusano effetti collaterali di questo tipo ne danno immediatamente notizia e, comunque, resta il fatto che 100 mila segnalazioni è un dato da attenzionare con un certo scrupolo. I risultati di interesse includevano la depressione o gli eventi avversi correlati al disturbo depressivo e l'ansia, che sono stati definiti nel registro FAERS seguendo i termini del Medical Dictionary for Regulatory Activities (MedDRA).Le terapie farmacologiche studiate includevano: Alendronato, Zoledronato, Risedronato, Ibandronato, Denosumab e Teriparatide.
Il gruppo di pazienti osservati avevano un’età prossima ai 65 anni sui quali i fenomeni di ansia si sarebbero palesati in circa il 15% di persone, mentre eventi riferiti alla depressione si sono osservati in oltre il 7% dei partecipanti allo studio. Neanche tutti i farmaci, pur appartenendo tutti alla stessa categoria farmacologica, hanno dimostrato gli stessi eventi avversi nei pazienti, ad esempio, i bifosfonati hanno palesato un più alto incremento per depressione e ansia, rispetto all’Alendronato che risulta più associato a depressione e meno all' ansia insieme rispetto a tutti i bifosfonati.
Lo studio risulta ancora in corso, al punto che i ricercatori che hanno ricevuto da parte degli Organi di Controllo, il mandato per studiare questi eventi avversi, richiedono studi ulteriori e controllati per poter asserire, con un maggiore margine di precisione, che la terapia con Alendronati abbia come effetto collaterale conclamato ansia e depressione.
C’è da tenere però anche conto di altri fattori. Ad esempio, visto che parliamo di terapie di lunga durata, spesso per l’intera vita restante al paziente, visto che ci riferiamo a soggetti che spesso ricorrono a questi farmaci dopo interventi chirurgici ortopedici o dopo infortuni e che magari sono associati a comorbilità e quindi in soggetti che prendono altri farmaci, in considerazione del fatto che ci si riferisce a pazienti giunti in età matura, non è semplice stabilire che ansia e depressione siano solo espressione di una causa comune quali i farmaci contro l’osteoporosi. Bene sarebbe tuttavia, che in attesa che gli studi si completino, i pazienti che accusassero effetti avversi come quelli citati, informassero il proprio medico per stabilire o una variazione del farmaco o l’istituzione di una terapia, mediante eventuale apporto specialistico, contro l’ansia e la depressione. A questo punto, forse opportunamente, trattate come patologie a se stanti.
Fonte:
Scientific Reports, 2022
Psyche2022
Endo2022 Farma2022
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