Per anni ce lo siamo sentiti dire: l’incidenza più alta dell'Alzheimer nelle donne era dovuta principalmente alla loro maggiore aspettativa di vita. Se la donna vive mediamente cinque anni più dell’uomo, è naturale che abbia più possibilità di incontrare la malattia.
Donne: Più Resistenti, ma Potenzialmente Sottovalutate in Diagnosi
Un gigantesco studio scientifico (la cui portata di 5,7 milioni di persone è impressionante) ha svelato un dato inaspettato sulla progressione della malattia: il Morbo di Alzheimer non si presenta con la stessa gravità nei due sessi.
Sembrerebbe infatti che gli uomini abbiano un destino più infausto: la mortalità del sesso maschile a un anno dalla diagnosi è superiore del 24% rispetto a quanto avviene nelle donne.
Tuttavia, secondo alcuni esperti, come la neuropsicologa di Harvard Rachel Buckley, la verità potrebbe nascondere una sottodiagnosi femminile. Le donne, nelle prime fasi della malattia, tendono a ottenere risultati migliori nei test di memoria. Questo fenomeno è attribuibile a una maggiore "riserva cognitiva" nel cervello femminile, che le rende più "resistenti" e capaci di mascherare i primi sintomi per un periodo di tempo. 💡
Quando questa capacità di mascherare i problemi svanisce, la diagnosi arriva in una fase più avanzata della malattia.
Differenze Biologiche nel Cervello: Le "Firme" dell'Alzheimer
Questa potenziale diversa fisiologia del cervello femminile si manifesta nelle "firme" patologiche dell'Alzheimer:
Le Placche di Amiloide: depositi di una proteina che si accumula tra le cellule nervose.
I Grovigli di Tau: aggregati di una proteina che si accumula all'interno delle cellule nervose.
Gli studi indicano che la proteina Tau si accumula più velocemente nelle donne, specialmente in presenza di Amiloide. Questa differenza biologica ha un impatto enorme: a parità di "danno" cerebrale, la stessa quantità di patologia causa un declino cognitivo più rapido nelle donne.
Questo divario solleva interrogativi fondamentali sull'efficacia dei trattamenti. Se la malattia agisce diversamente, anche le terapie dovrebbero tener conto del sesso. Ad esempio, nel trial clinico di un farmaco anti-Amiloide, le donne hanno mostrato un beneficio numericamente inferiore rispetto agli uomini. Questo evidenzia l'urgente necessità che gli studi clinici analizzino sempre i risultati separatamente per sesso.
Il Ruolo Protettivo Degli Estrogeni
Torniamo al fondamentale "ombrello protettivo" ormonale della donna. Nell’Alzheimer, il ruolo protettivo è da ascrivere agli estrogeni.
Il calo drastico di estrogeni in menopausa espone maggiormente la donna alla malattia. Nello specifico, l'estradiolo è un importante neuroprotettivo capace di spegnere l'infiammazione (e la tua infiammazione lo sa bene che non è sempre "cattiva") e di favorire la crescita di nuovi neuroni. Quando questo sistema ormonale "cala a picco", il cervello diventa più vulnerabile.
Uno studio canadese ha collegato l'età precoce della menopausa a punteggi cognitivi inferiori. L'uso di terapie ormonali sostitutive (TOS) a base di estradiolo è stato associato a migliori risultati nei test di memoria. Gli esperti suggeriscono che la TOS potrebbe essere più efficace come misura preventiva (profilassi) se assunta nella giusta "finestra terapeutica", piuttosto che come trattamento per deficit cognitivi già esistenti. La cautela è sempre necessaria, ma il concetto di timing è cruciale.
Fattori di Rischio: La Prevenzione Su Misura
Anche i fattori di rischio modificabili – quelli su cui possiamo intervenire, come quelli per le malattie cardiovascolari – agiscono in modo diverso tra i sessi, rendendo la prevenzione un inestetismo complesso senza una soluzione unica e definitiva.
Mentre l'abuso di alcol e la perdita dell'udito sono più comuni negli uomini, fattori come depressione, inattività fisica, diabete, isolamento sociale e sonno scadente sono risultati più prevalenti nelle donne.
In uno studio, l'ipertensione e il diabete erano collegati a un peggioramento della cognizione nelle donne, ma non negli uomini.
Oltre il Farmaco: La Prevenzione Olistica e la Chiave del Benessere
Le differenze biologiche e ormonali che stiamo scoprendo ci confermano una cosa: la lotta contro l'Alzheimer passa necessariamente attraverso un approccio personalizzato e olistico. Non c'è una soluzione unica e definitiva, ma la costanza nell'agire su diversi fronti è l'elemento cruciale.
La Barriera Emato-Encefalica (BEE): Il "Confine Sacro"
Questo è il punto più importante. Il cervello è protetto da una fitta rete di cellule chiamata Barriera Emato-Encefalica (BEE). Pensa alla BEE come a un severo portiere di sicurezza che decide cosa può passare dal sangue al cervello.
Affinché una sostanza naturale sia efficace contro l'Alzheimer, non basta che sia antinfiammatoria, deve anche essere sufficientemente piccola e lipofila (che ama i grassi) per:
Superare la BEE.
Raggiungere il tessuto cerebrale dove la neuroinfiammazione sta agendo.
Ecco perché composti come la Curcumina (se formulata opportunamente), il Resveratrolo, l'abbiamo visto utile anche nel contrasto all'endometriosi, o alcuni acidi grassi essenziali (Omega-3) sono oggetto di intensa ricerca: non solo sono potenti antinfiammatori, ma hanno anche dimostrato di avere una certa capacità di attraversare questo confine e agire direttamente sui meccanismi patologici.
Questo approccio è perfettamente in linea con l'idea di una prevenzione "su misura" e olistica che avevamo suggerito nel post sull'Alzheimer.
Questo significa valorizzare tutte le "frecce" che abbiamo nel nostro arco, inclusi quei fattori naturali e quelle strategie di stile di vita che hanno dimostrato un impatto neuroprotettivo. Dalla gestione ottimale del sonno e dello stress all'importanza della Vitamina D e di altre sostanze naturali che agiscono sull'infiammazione e sulla funzione cognitiva.
Perché il vero neuroprotettore non è solo una pillola, ma l'impegno quotidiano verso il nostro benessere. Questo suggerisce che le strategie di prevenzione devono essere "su misura" e tenere conto del sesso. Più comprendiamo i meccanismi profondi di queste differenze biologiche, più frecce avremo nel nostro arco per contrastare una malattia neurodegenerativa sempre più insidiosa e precoce.

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