La Celiachia Non È Più una Malattia, Ma una Condizione. Tutti Contenti? O No?

 


Udite, udite gente! Nell'ultima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11), l’OMS ha formalmente riconosciuto la celiachia non più come una malattia cronica, ma come una condizione. Questo cambiamento concettuale, entrato in vigore nel gennaio 2022, è un sospiro di sollievo per i milioni di celiaci nel mondo. Se si considera che su circa 80 milioni di persone che ne soffrono globalmente, la maggior parte non è ancora certificata e che in Italia abbiamo oltre 230.000 diagnosi ufficiali (con una stima di 600.000 casi reali), il cambiamento di prospettiva è tutt’altro che secondario, o no?

Insomma, altro è essere etichettati come malato cronico, altro è sapere di essere interessato da una condizione clinica, nello specifico l’intolleranza al glutine. Contenti i celiaci del mondo?

La Grande Svolta: Da "Malattia" a "Condizione"

Certo, forse i celiaci avrebbero accolto questa nuova classificazione con più entusiasmo se fosse stata accompagnata dalla scoperta di una cura. Ma in mancanza di ciò, scrollarsi di dosso quell’etichetta odiosa che porta con sé un fardello psicologico non indifferente non è cosa da poco. La sensazione di essere "malati", di avere un problema da cui non si può guarire, è un peso che finalmente svanisce.

Vuoi mettere sapere che, sì, se non stai alla larga dal glutine stai male, ma che se invece lo eviti stai bene? È un modo per spostare la responsabilità della salute al paziente stesso. Non devi assumere farmaci per controllare i sintomi. E se non prendi farmaci, vuol dire che stai bene e puoi svolgere una vita normale come tutti. Il concetto chiave è la gestione, non la cura.

Oltre I Sintomi: Perché Questa Riclassificazione?

La celiachia è un disturbo autoimmune, il che significa che il sistema immunitario attacca l'organismo in risposta all'ingestione di glutine. La grande differenza, però, è che questo processo è completamente reversibile. Non appena il glutine viene eliminato dalla dieta, il danno intestinale si ripara e i sintomi spariscono. Non è necessario prendere farmaci né sottoporsi a terapie invasive. L'unico strumento di gestione è la dieta, che di fatto diventa un vero e proprio stile di vita.

Se segui la dieta, niente mal di pancia, stanchezza o irritabilità. Puoi mangiare di tutto, ovviamente senza glutine, dato che l'industria è oggi ben attrezzata per replicare cibi apparentemente normali. Quindi, che senso aveva continuare a considerare i celiaci malati? Questa straordinaria capacità di recupero del corpo umano è la ragione principale che ha spinto l'OMS a classificare la celiachia non più come una malattia, ma come una condizione che può essere gestita con successo.

Ma a pensarci bene, quanto conviene al celiaco questa nuova condizione?

In un mondo ideale, dove la solidarietà è il motore di tutto, potremmo solo gioire di fronte a una notizia del genere. Ma in un mondo che non né fatato né ideale, questo cambiamento potrebbe nascondere delle insidie per il malato (pardon, condizionato da celiachia).

Vero è che le classificazioni concettuali dell'OMS non incidono sulle leggi nazionali che regolano l'assistenza sanitaria e, quindi, non hanno un impatto diretto sui benefici. In Italia, i sussidi per i celiaci sono garantiti da leggi precise che riconoscono la celiachia come una malattia cronica ai fini dell'assistenza.

Ma se consideriamo i costi della sanità, chi ci dice che a qualcuno non potrebbe sembrare una buona idea creare dei ticket in base al reddito per i prodotti per celiaci, o considerarli "voluttuari" dato che non si tratta più di una malattia? È vero, rimuoverli significherebbe imporre un costo insostenibile alle famiglie, creando un problema di salute pubblica, ma chi ha buona memoria sa bene che in passato, in assenza di un forte controllo sociale, nelle farmacie era tutto dispensabile a carico del sistema sanitario nazionale, mentre oggi, se hai i soldi ti curi, se non ne hai ti ammali... o muori.

La Conclusione

Vivere con la celiachia non significa essere "malati" per sempre, ma significa avere la conoscenza e gli strumenti per gestire una condizione che, se ben controllata, non preclude una vita piena. Tuttavia, il solo immaginare quanto questo concetto possa incidere pesantemente sulla vita pratica di chi soffre di questa condizione, per il timore che un giorno questo porti alla perdita degli aiuti statali, potrebbe indurre il celiaco a preferire di essere considerato malato, piuttosto che affetto da una semplice condizione... O no?



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