Lo studio scientifico che dovevamo conoscere, ma che ci è stato nascosto
Durante i mesi più bui della pandemia, siamo stati bombardati da bollettini, numeri e raccomandazioni. Mascherine, distanziamento, sanificazioni. Eravamo sommersi da un unico, ossessivo messaggio: difenditi, nasconditi e aspetta il vaccino. Ma c’è un pezzo di storia che, guarda caso, è stato quasi completamente ignorato, e che potrebbe cambiare il modo in cui pensiamo alla nostra salute e al nostro sistema immunitario.
Della Vitamina D abbiamo parlato a lungo in tanti post, l'abbiamo visto in azione contro malattie anche molto impegnative, ma questo aspetto contro il virus Sars-CoV2 è davvero stupefacente.
I numeri parlano chiaro: oltre il 60% dei pazienti risultati positivi al SARS-CoV-2 aveva livelli di vitamina D troppo bassi. E, ancora più interessante, la carenza era particolarmente diffusa tra le persone di etnia Nera, seguite da quelle di origine Asiatica e dai Caucasici. D’altronde è risaputo che le pelli più scure hanno bisogno di più sole per produrre la stessa quantità di vitamina D.
Ma la cosa non finisce qui. Lo studio va oltre la semplice correlazione e tocca il "perché". Nei pazienti che avevano il COVID-19, i ricercatori hanno trovato una forte correlazione negativa tra bassi livelli di vitamina D e i marcatori dell’infiammazione, come la proteina C-reativa (CRP) e il TNF-α. In altre parole, meno vitamina D avevi nel corpo, più la tua risposta infiammatoria, quella che spesso faceva degenerare l'infezione, andava fuori controllo. La vitamina D non è solo un "nutriente", ma un direttore d’orchestra che tiene a bada l’infiammazione.
Il Mio Giudizio: Il Grande Inganno della Semplicità
Eccoci al punto dolente. Possibile che, di fronte a uno studio così massiccio, la narrativa dominante non abbia mai messo in primo piano l’importanza della vitamina D? Durante la pandemia non abbiamo mai sentito un telegiornale, un virologo in TV o un politico che ci dicesse: "Ragazzi, uscite al sole, mangiate cibi ricchi di vitamina D, prendete un integratore". No. L’unica soluzione che ci è stata proposta era sempre e solo esterna a noi: mascherine, lockdown, gel igienizzante e, ovviamente, i farmaci.
Perché? Perché la scienza che interessa ai poteri forti non è quella che ci rende autonomi, ma quella che ci rende dipendenti. La soluzione della vitamina D è troppo semplice, troppo banale. Non genera fatturati miliardari, non richiede un sistema di distribuzione globale e, soprattutto, non dà all’industria farmaceutica e a quella medica il controllo della situazione. Sarebbe bastato un consiglio onesto, come "controllate i vostri livelli di vitamina D", per dare a milioni di persone un piccolo ma fondamentale strumento di difesa.
Ci hanno terrorizzato e rinchiuso in casa, dimenticando che la prima linea di difesa è la nostra, quella che abbiamo dentro. E la scienza, quella che è stata pubblicata su una rivista autorevole come Nutrients, ci dice proprio questo: che un semplice nutriente come la vitamina D può fare la differenza nel tenere a bada l’infiammazione e nel rafforzare il nostro sistema immunitario.
Quindi, alla fine della fiera, non si tratta di dire che la vitamina D è la cura per il COVID-19. Si tratta di chiedersi perché, in un momento di crisi globale, ci è stato taciuto un pezzo di informazione così cruciale. Un pezzo che non avrebbe risolto il problema, ma che ci avrebbe permesso di affrontare la minaccia con un'arma in più. E questa, è una colpa che non si può perdonare.
Cosa ne pensi? Hai mai controllato i tuoi livelli di vitamina D?

Tante soluzioni a portata di mano sono state sacrificate di fronte a Tachipirina vigile attesa e vaccini. E tanti medici continuano a ridicolizzare il ruolo della vita d e di tante altre sostanze naturali, per quei medici il tempo si è fermato per noi spero di no.Igor 25
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