Artiglio del Diavolo: L'Alleato Naturale Contro i Dolori, Ma Non Per Tutti


 Conosciuto per le sue potenti proprietà antinfiammatorie, l’Harpagophytum procumbens — meglio noto come Artiglio del Diavolo — è spesso celebrato come rimedio naturale contro il dolore. Ma dietro la sua fama si celano insidie da non sottovalutare. In questo approfondimento, vedremo non solo quando è utile, ma soprattutto quando può rappresentare un rischio.

Il fascino selvaggio di un rimedio antico

Se abbiamo maturato l’idea che non sempre vogliamo ricorrere ai farmaci di sintesi, ritenendo che la natura possa offrirci valide alternative, non possiamo ignorare l’Artiglio del Diavolo. Questo potente antinfiammatorio prosegue il cammino iniziato con la Curcumina e la Bromelina, verso sostanze naturali capaci di contrastare l’infiammazione in modo efficace.

A differenza della Curcumina che nel capitolo dell’infiammazione abbiamo immaginato come l’“ingegnere” che spegne l’incendio con il tempo necessario per stilare i suoi calcoli sulla base dell’entità delle fiamme — e che quindi opera nel breve-medio termine, svolgendo anche un effetto preventivo, compresa la Bromelina, che agisce in modo diverso ma con tempi simili, entrambi rappresentano approcci naturali all’infiammazione. L’Artiglio del Diavolo, invece, si distingue per una modalità più diretta, quasi “farmacologica”, agendo nell’acuto come farebbe un FANS sinteticocome l’ibuprofene o il naprossene, sia pure in modo più rallentato rispetto a quest'ultimi.

La sua efficacia si manifesta nel giro di pochi giorni, sia per via orale (compresse), sia per uso topico. Sebbene l’Artiglio del Diavolo sia noto per un’azione graduale, legata all’assunzione orale prolungata, alcune formulazioni moderne — come i cerotti medicati — permettono un rilascio localizzato e più rapido, con effetti percepibili anche nel breve termine. Questo lo rende adatto non solo alla gestione del dolore cronico, ma anche a situazioni infiammatorie acute, purché valutate dal medico. Ma prima di entrare nel merito delle sue proprietà, vale la pena raccontarne la storia.

Un po' di storia

Immaginate le aride distese del deserto del Kalahari, tra Sudafrica e Namibia. È da queste terre inospitali che proviene questo rampicante perenne, la cui resilienza è pari alla sua potenza terapeutica. Il suo nome, così sinistro, è una descrizione fisica dei suoi frutti legnosi, armati di uncini robusti e ricurvi, che si aggrappano al pelo degli animali per disperdere i semi.

le aride distese del deserto del Kalahari, tra Sudafrica e Namibia dove nasce l'Artiglio del Diavolo

le aride distese del deserto del Kalahari, tra Sudafrica e Namibia dove nasce l'Artiglio del Diavolo

le aride distese del deserto del Kalahari, tra Sudafrica e Namibia dove nasce l'Artiglio del Diavolo

Per secoli, le popolazioni indigene San e Khoi hanno utilizzato la radice secondaria di questa pianta — il vero tesoro medicinale — come amaro digestivo, antidolorifico e febbrifugo. Questa tradizione millenaria, tramandata oralmente, è stata ripresa e validata dalla moderna fitoterapia, elevando l’Artiglio del Diavolo a superstar dei trattamenti naturali per i disturbi osteoarticolari.

Il cuore chimico: l’arpagoside e i meccanismi d’azione

Per comprendere a fondo l’azione dell’Artiglio del Diavolo, dobbiamo addentrarci nella sua composizione chimica. La sua efficacia non è un miracolo, ma il risultato dell’azione sinergica di un complesso di molecole, tra cui spiccano i glicosidi iridoidi, con l’arpagoside come attore principale.

L’arpagoside si comporta alla stregua di un antinfiammatorio di sintesi. Non è la pianta a imitare il farmaco, semmai il farmaco — frutto dell’ingegno umano — che riproduce modalità già presenti in natura. L’arpagoside agisce inibendo la produzione di mediatori chimici cruciali nel processo infiammatorio.

In particolare, si ritiene che l’Artiglio del Diavolo sia in grado di:

  • Inibire la COX-2, riducendo la sintesi delle prostaglandine, molecole che segnalano e mantengono l’infiammazione e il dolore.

  • Modulando le citochine pro-infiammatorie come TNF-α, IL-1β e IL-6, contribuisce a spegnere la cascata infiammatoria cronica.

Va sottolineato che l’azione dell’Artiglio non è rapida come quella di un analgesico di sintesi. La sua efficacia, se parliamo di assunzione orale, si manifesta dopo un uso continuativo, spesso nell’arco di settimane. Questo lo rende più adatto alla gestione del dolore cronico e delle infiammazioni persistenti, piuttosto che a un dolore acuto e improvviso.

I benefici riconosciuti: quando l’Artiglio è un vero aiuto

La ricerca scientifica ha fornito un solido supporto all’uso tradizionale dell’Artiglio del Diavolo, concentrandosi su specifiche condizioni muscolo-scheletriche.

1. Osteoartrosi (Osteoartrite) È l’ambito in cui la pianta ha dimostrato la maggiore utilità clinica. Diversi studi hanno evidenziato che l’assunzione di estratti standardizzati può:

  • Ridurre il dolore, specialmente in articolazioni come anca e ginocchio.

  • Migliorare la mobilità e la funzionalità articolare.

  • Ridurre l’uso di farmaci antidolorifici tradizionali.

2. Dolore lombare non specifico Il mal di schiena è una delle principali cause di disabilità nel mondo. L’Artiglio può offrire sollievo nel dolore sub-acuto, agendo sull’infiammazione e sul tono muscolare.

3. Tendiniti e dolori muscolari Sebbene le evidenze siano meno robuste, è spesso impiegato per tendiniti, borsiti e dolori muscolari da sforzo o traumi lievi.

4. Artrite reumatoide Un capitolo delicato, ma meritevole di attenzione, riguarda l’impiego dell’Artiglio del Diavolo nel dolore cronico associato all’artrite reumatoide. Sebbene questa pianta non agisca direttamente sul sistema immunitario — come fanno i farmaci immunosoppressori — può offrire un sollievo sintomatico, soprattutto nei momenti in cui il dolore articolare diventa persistente e invalidante. Tuttavia, è fondamentale ricordare che l’artrite reumatoide è una patologia complessa, per la quale il paziente è spesso sottoposto a terapie articolate: antinfiammatori, cortisonici, analgesici maggiori, immunomodulatori. In questo contesto, l’introduzione di un rimedio fitoterapico come l’Artiglio del Diavolo deve avvenire esclusivamente sotto controllo medico, valutando attentamente le possibili interazioni e il profilo di tollerabilità. Non si tratta di sostituire i farmaci, ma di affiancarli — quando possibile — in un percorso terapeutico condiviso, dove anche la fitoterapia può offrire un contributo prezioso, purché guidato da competenza e buon senso.

Anche nei casi in cui il medico ritenga opportuno l’impiego dell’Artiglio del Diavolo, ad esempio per il dolore cronico in pazienti con artrite reumatoide, può valutare l’associazione con gastroprotettori di sintesi — come gli inibitori di pompa protonica — per mitigare eventuali effetti irritativi a carico dello stomaco. Questo tipo di approccio integrato, che tiene conto sia dei benefici che dei possibili rischi, rappresenta la via più responsabile per sfruttare le potenzialità della fitoterapia senza compromettere la sicurezza del paziente.

Le controindicazioni cruciali: la sezione più importante

Ed eccoci al punto più delicato: le controindicazioni. Sottovalutarle è un errore che può portare a conseguenze serie.

Patologie gastriche e ulcere È la controindicazione più netta. L’Artiglio è da evitare in caso di ulcera gastrica o duodenale, gastrite severa o esofagite. L’arpagoside può stimolare la secrezione acida, aggravando la sintomatologia e aumentando il rischio di complicanze. In questi casi, è fondamentale il parere medico, che potrebbe valutare l’uso di gastroprotettori.

Calcoli biliari e ostruzione delle vie biliari Essendo un colagogo, stimola il flusso biliare. In presenza di calcoli o dopo colecistectomia, può provocare coliche dolorose. Anche qui, serve supervisione medica.

Gravidanza e allattamento In assenza di studi certi, l’uso è sconsigliato. La prudenza scientifica prevale sul folclore.

Patologie cardiovascolari Alcune fonti suggeriscono cautela in caso di ipertensione, ipotensione o aritmie. Chi soffre di queste condizioni dovrebbe monitorare i parametri e consultare il cardiologo.

Bambini e adolescenti Generalmente sconsigliato sotto i 18 anni, salvo indicazione pediatrica.

Interazioni farmacologiche: un rischio reale

L’Artiglio del Diavolo può interferire con diversi farmaci:

  • Anticoagulanti e antiaggreganti: può aumentare il rischio di emorragie.

  • FANS: la combinazione può aggravare i disturbi gastrici.

  • Ipoglicemizzanti: può potenziare l’effetto e causare ipoglicemia.

  • Antipertensivi e anti-aritmici: può alterare pressione e ritmo cardiaco.

Un approccio condiviso tra medico e fitoterapeuta è sempre consigliabile.

Effetti collaterali: cosa aspettarsi

Anche in soggetti sani, l’Artiglio può causare:

  • Nausea, bruciore, indigestione

  • Diarrea, dolori addominali

  • Reazioni cutanee (orticaria, prurito)

In presenza di sintomi, l’assunzione va interrotta.

Nuove formulazioni: cerotti medicati

Sempre più diffusi, i cerotti offrono:

  • Minori effetti collaterali gastrici

  • Maggiore praticità

  • Dosaggi più flessibili

Prima dell’uso, è bene testare un piccolo lembo sulla pelle per escludere reazioni allergiche. Vale per tutti i rimedi, naturali o sintetici.

Conclusione etica: la responsabilità prima di tutto

L’Artiglio del Diavolo è un pilastro della fitoterapia moderna, ma la sua potenza impone rispetto. “Naturale” non significa “sicuro”. Mai cedere al fai-da-te: consultare sempre il medico o il farmacista, soprattutto in presenza di patologie o terapie in corso.

Un approccio informato, responsabile e consapevole è la prima e più saggia forma di cura. Il rispetto per la potenza della natura è l’unico modo per trarne il massimo beneficio, minimizzando i rischi.

V I S I T E: 

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