Emorroidi: con questa nuova tecnica si guarisce prima
























Facciamo subito chiarezza. Siamo abituati a parlare di emorroidi indicando queste formazioni come una patologia. Non è così, le emorroidi sono strutture venose a mo' di cuscinetto poste nel retto distale e nel canale anale. Assolvono la funzione di mantenere la continenza e la discriminazione del contenuto rettale e ora spieghiamo bene il significato di queste due funzioni.

Cominciamo col dire che La continenza è la capacità del nostro corpo di trattenere le feci e i gas fino a quando non decidi tu, consapevolmente, di andare in bagno. È un processo complesso che coinvolge muscoli, nervi e la parte finale dell'intestino, ricordando che quest'organo si compone di diversi distretti, intestino tenue, digiuno e ileo, l'ultima porzione dell'intestino tenue si connette con l'intestino crasso che a sua volta è formato dall'intestino signa e retto, le emorroidi riguardano appunto l'ultimo tratto.La discriminazione del contenuto rettale è un aspetto della continenza. È la capacità di distinguere se quello che hai nel retto è gas, feci solide o feci liquide. Questa "sensibilità" ci permette di sapere cosa sta succedendo lì sotto e di decidere se hai bisogno di un bagno subito o se puoi aspettare. Interessante vero? 

Le emorroidi si dividono in interne (a livello del retto distale) ed esterne (in prossimità della cute perianale). In condizioni normali la loro presenza non viene avvertita. Quando avvertiamo sintomi quali bruciore, dolore, prurito, molto spesso accompagnato da sanguinamento, quando avvertiamo, toccandole, la presenza di formazioni più o meno morbide che sono fuori dall'ano, siamo in presenza di quella che si definisce patologia emorroidaria. Tale patologia è causata anche dall'infiammazione di queste strutture che culminano con i sintomi che abbiamo visto. Quindi dire, soffro di emorroidi è del tutto errato, più corretto dire, soffro di patologia emorroidaria e infatti, tale patologia, è una disfunzione legata alla congestione delle vene emorroidali e al prolasso della mucosa ano-rettale sovrastante (detto prolasso mucoemorroidario).

In Italia costretti a ricorrere al bisturi per trattare la malattia sono ben 38 mila pazienti e di questi la maggioranza vive al nord. Una malattia che, oltretutto, si radica maggiormente nel sesso maschile, con 21 mila uomini che soffrono di patologia emorroidale ma che non risparmia neanche il gentil sesso, visto che ne soffrono 13.200 donne e se poi vogliamo conoscere l'incidenza della malattia per fasce d’età, scopriamo che, la maggior parte di pazienti ha tra i 15 e i 64 anni (28.559), mentre gli over 65 sono 5.549 (fonte: Ministero della Salute).

Una cosa è comunque certa, di patologia emorroidaria si può guarire e anche facilmente. In questa sede tralasciamo i casi che finiscono all'attenzione del medico di famiglia e trattati nelle forme acute senza il ricorso al chirurgo, tralasciamo anche l’importante capitolo della prevenzione che nelle emorroidi trova, eccome, la sua ragion d’esistere, vediamo invece un altro ambito importante che riguarda il trattamento operatorio della malattia alla luce delle nuove tecniche di cui da almeno un decennio la moderna medicina dispone; parliamo insomma della emorroidopessi.

Che cos’è la Emorroidopessi

Ci riferiamo ad una nuova tecnica operatoria che oggi è riservata a quei casi che resistono a qualsivoglia trattamento clinico-farmacologico e che trova riscontro in una percentuale di malati pari al 68% della popolazione di pazienti affetti dal problema che hanno trovato ristoro mediante la nuova tecnica chirurgica, ovvero, parliamo di ben 25 mila pazienti che hanno già avuto a che fare con questa nuova metodica. Poiché ci riferiamo ad una metodica innovativa, cominciamo col dire che parliamo di una tecnica chirurgica meno invasiva di quanto fino adesso accaduto con la chirurgia classica che prevede la rimozione chirurgica delle emorroidi. “Questa innovativa soluzione – dichiara Alberto Del Genio, Ordinario della 1^ Clinica chirurgica della 2^ Università di Napoli – garantisce un migliore accesso ai tessuti prolassati  e un controllo ottimale della strumentazione per il posizionamento dell'apparecchiatura per rimuoverle. Favorisce, inoltre, una migliore visibilità al chirurgo, permette di ridurre il sanguinamento, contribuendo a migliorare i risultati dell’intervento”.

Di fatto il chirurgo pratica una piccola incisione con asportazione del prolasso determinato dalle emorroidi, escludendo l’incisione dell’ano, come si procedeva un tempo, il tutto effettuato in narcosi, ovvero con paziente addormentato, con una durata dell’intervento di circa 15 minuti e senza alcun bisogno di ricorrere alla degenza post-operatoria; parliamo di una tecnica per lo più indolore senza particolari complicazioni.

“Nel trattamento chirurgico della malattia emorroidaria c’è oramai la consapevolezza che l’intervento di emorroidopessi sia il gold standard” ribadisce Francesco Gabrielli, Direttore della Clinica Chirurgica dell’Università Milano Bicocca. “Si tratta, infatti, di un intervento che si avvicina molto alla formula “ideale” perché è poco doloroso, consente al paziente un inserimento nell’attività di relazione e lavorativa nel giro di un paio di giorni e non è gravato da un indice di recidiva superiore a quello delle tecniche chirurgiche “tradizionali” che, al contrario, sono caratterizzate da una convalescenza più lunga e da dolore post-operatorio importante. Mi fa piacere constatare – conclude Gabrielli – che ci sia stata negli anni una diffusa presa di coscienza dell’efficacia di questo intervento, tanto che la ricerca si è mossa, e si continua a muovere, verso un continuo perfezionamento della strumentazione chirurgica, al fine di rendere al chirurgo il lavoro più facile e offrire al paziente risultati sempre migliori”.

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