La Grande Notizia: Abbiamo Inventato un Macchinario per Misurare il Danno della Chemioterapia

Abbiamo avuto successo nel tenere insieme il tuo cuore, ma guardalo, è a pezzi.

Voglio raccontarvi una storia che a me ha fatto riflettere e non poco. Immaginiamo che, noto il fatto che il fumo di sigaretta è cancerogeno, esistesse una cura efficacissima, anzi no, poco efficace, ma condivisa dalla Comunità scientifica che promettesse con titoli trionfalistici il successo per smettere di fumare e che però tale cura, fosse cancerogena come la sigaretta di cui vi volete liberare.

Detta così è paradossale, ma ancor più paradossale sarebbe il fatto se tanti fumatori abbracciassero questa cura convinti da medici, studiosi e chi più ne ha più ne metta. Ma non è finita qui. Come resterebbero quei fumatori alla notizia che è stato trovato un apparecchio medico diagnostico tanto perfezionato da discernere il grado di potenziale del rischio della terapia negli anni, per liberarsi dalla schiavitù della sigaretta?

Bene, in questo mondo capovolto è stata scoperta una particolare risonanza magnetica, si chiama PREFECT, che di fatto indaga sui danni nel tempo della chemioterapia oncologica a livello cardiaco, modulando in questo modo la terapia e, eventualmente, sospendendola. Inutile dire che questa scoperta è stata annunciata in pompa magna, un po’ come se avessero trovato la cura definitiva sui tumori.

So già cosa si dirà: la chemioterapia salva vite umane, è una scelta etica che si basa sul concetto di rischio/beneficio. I farmaci chemioterapici sono progettati per essere tossici e attaccano le cellule che si moltiplicano rapidamente, come quelle tumorali. Purtroppo, non sono selettivi al 100% e finiscono per danneggiare anche le cellule sane, inclusi i cardiomiociti, (le cellule muscolari del cuore) che, a differenza delle altre cellule muscolari, non si rigenerano facilmente dopo un danno. Quando muoiono, ad esempio in seguito a un infarto, vengono sostituiti da tessuto cicatriziale che non ha la capacità di contrarsi, compromettendo la funzionalità del cuore.  Il presupposto è che il rischio di morte causato dal tumore sia enormemente superiore al rischio di danni a lungo termine causati dalla terapia. 

Se così fosse, Amen, potrebbe pure starci, un po’ come la lotteria, compri 10 biglietti, ne vinci uno ed è un successone, ma se non stessimo parlando di vite, persone, pazienti che soffrono. Perchè la realtà è tanto grave quanto dolorosissima ed è qui che il paradosso si fa più amaro e, purtroppo, molto straziante. Quei dati di sopravvivenza sono il risultato di queste stesse terapie. Non rappresentano la sopravvivenza prima delle cure, ma dopo che il paziente ha subito un percorso con una tossicità nota e un impatto devastante sul fisico.

Dati e Verità

Per tumori aggressivi come:

  • pancreas, la sopravvivenza a 5 anni è del 7-8%. Detta così è riduttiva, sembra un mero calcolo matematico. Rendiamolo più “umano”. Significa che su 100 persone che si ammalano e che penano e soffrono per le terapie loro applicate, solo 7, al massimo 8, a leggere le statistiche ufficiali, non le recensioni Trustpilot, riescono ad arrivare a 5 anni di sopravvivenza, le altre 92 muoiono prima. In che modo, stendiamo un velo pietoso.

  • cervello (glioblastoma), la sopravvivenza media è di circa 15 mesi. Ecco un dato che si butta così quando non si ha nemmeno idea del destino del malato. Sopravvivenza media significa, in questo caso, che il paziente può morire dopo 3 o 6 mesi o , se è fortunato, 30 mesi, cioè due anni e mezzo. E qui parliamo anche di persone giovani! Nel dato non viene contemplata la chirurgia, parliamo di cure non chirurgiche.

  • leucemie acute negli anziani, la sopravvivenza a 5 anni scende al 5%. Questo sarebbe forse il maggior punto da attenzionare. Perché se l’età rende meno aggressivi i tumori, in questo caso, perchè la sopravvivenza si accorcia?

  • fegato, la sopravvivenza a 5 anni si attesta tra il 10 e il 30% a seconda dello stadio.

Ci viene chiesto di credere che la chemioterapia sia un miracolo, di venerarla come un totem, ma a ben vedere è la nostra unica opzione, almeno l'unica opzione ufficiale e ammessa, anche quando l’aspettativa di vita si misura in mesi e non in anni. L'oncologia si auto-celebra per aver allungato la vita di pochi mesi, posto che sia davvero così, ma la domanda è: a che prezzo? La scienza si preoccupa di misurare il danno che sta causando, ma sembra che l'etica di usare farmaci così tossici e, a loro volta cancerogeni, non sia neanche messa in discussione. Certo il paziente può decidere di non proseguire o addirittura iniziare i protocolli medici. Formalmente, un paziente ha sempre il diritto di rifiutare una cura. È un diritto sancito dal Codice di Deontologia Medica e dalla legge (consenso informato). In teoria, un paziente può firmare un modulo in cui rifiuta la chemioterapia e andarsene.

La Pressione del Sistema

Ma in pratica, l'esperienza è molto diversa.

Un paziente che esprime questo desiderio può trovarsi a fronteggiare una serie di reazioni da parte del personale medico che, pur non essendo ostilità diretta, rendono la situazione molto difficile:

  • Pressione psicologica: Il medico, convinto che la terapia sia l'unica chance, può fare pressione emotiva sul paziente e sulla famiglia, sottolineando il rischio di morte e il fatto che "si sta arrendendo".

  • Isolamento: Il paziente potrebbe essere visto come un "irresponsabile" o un "capriccioso" sia dal personale che, in alcuni casi, dai familiari, che si sentono sconfitti prima di iniziare.

  • "Ti curiamo lo stesso": Potrebbe succedere che il medico, pur rispettando formalmente la scelta, sottolinei l'importanza di rimanere in ospedale per "gestire i sintomi" o per "tenere sotto controllo la situazione", creando un'ambiguità che mina la scelta iniziale.

Quindi, non è una questione di "uscire tranquillamente", ma di una battaglia psicologica e di una pressione silenziosa che il sistema, in nome del "bene del paziente", esercita per farti accettare un percorso già tracciato.

PREFECT: Il Paradosso Finale

Detto ciò, ecco la mirabolante scoperta che è stata resa nota in prossimità di quest’estate.

La Risonanza PREFECT e la miocardite da chemio: un nuovo paradosso.

La notizia è stata lanciata come un grande passo avanti nella gestione dei danni da chemioterapia. Un team di scienziati ha pubblicato un articolo su Diagnostics nel quale si presenta una nuova risonanza magnetica, chiamata, appunto, PREFECT, che promette di rivoluzionare la prevenzione dei danni cardiaci.

Per essere più precisi, questa risonanza si basa su una tecnica chiamata "Fast-Strain-Encoded Cardiac Magnetic Resonance". In pratica, invece di misurare solo la frazione di eiezione ventricolare sinistra (la percentuale di sangue che il cuore pompa a ogni battito), come si fa di solito, questa nuova tecnologia va molto più a fondo. Riesce a calcolare con estrema precisione lo "strain miocardico", ovvero la deformazione del muscolo cardiaco.

Che significa? Che il medico ha a disposizione uno strumento che, in maniera quasi "predittiva", può vedere i primi segnali di sofferenza del cuore, molto prima che i danni siano irreversibili. Sulla carta è un'innovazione, perché permette di modulare o sospendere la chemio prima che il cuore ceda.

Ma… ci stiamo entusiasmando per un macchinario che serve a gestire e, in un certo senso, a "sopportare" meglio una terapia che per molti non è una soluzione, ma un prolungamento di sofferenza? Invece di investire tutte le risorse per trovare un'alternativa più efficace, celebriamo la scoperta di un modo per subire meno danni da una cura che, nei casi più aggressivi e non solo, non è sufficientemente efficace?

E qui si aggiunge un altro paradosso. L'utilizzo di questa tecnologia. Mentre si grida al miracolo per l'uso di questa tecnologia in oncologia, la stessa tecnologia (la misurazione dello "strain miocardico") è già utilizzata in cardiologia per una miriade di altre patologie, dal diabete, all'ipertensione, per prevenire danni seri. Quindi, non era un tantino più coerente osannarla per la miriade di altre patologie,  per le quali è applicata, cosa che non è stata fatta, invece che incensarla per la misurazione del danno della chemioterapia?

Che ne pensate? Queste denunce vi sorprendono o sono qualcosa che già percepivate? Lasciate un commento qui sotto! La vostra opinione è fondamentale.


Fonti:

  • Lenihan, D. et al. "Myocardial Strain Measurements Obtained with Fast-Strain-Encoded Cardiac Magnetic Resonance for the Risk Prediction and Early Detection of Chemotherapy-Related Cardiotoxicity Compared to Left Ventricular Ejection Fraction." Diagnostics 2025, 15, 1948.

  • I dati sulla sopravvivenza provengono da fonti come AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, Fondazione Umberto Veronesi, e portali come Ihealthyou.com e Osservatorio Malattie Rare.

Commenti