Ashwagandha: Ottimo Adattogeno, Ma Ecco Perché NON Devi Prenderlo Se Soffri Di Psoriasi O Malattie Autoimmuni
L'Ashwagandha (Withania somnifera) non è una moda passeggera, ma una delle piante più importanti nella medicina tradizionale indiana (Ayurveda) da migliaia di anni. Nel nostro mondo iper-stressato e, di conseguenza, iper-infiammato, è naturale cercare la soluzione in radici, erbe e fitoterapia.
Ma è fondamentale partire dal presupposto che ricorrere a sostanze naturali non è mai un atto di scarsa attenzione.
Ricorrere a sostanze naturali è quasi sempre una scelta mirata, ma che andrebbe discussa col proprio medico e/o con un altro professionista della salute. Le sostanze naturali non devono essere guardate con leggerezza solo perché naturali. Sono principi attivi potenti, sia pure non di origine sintetica, il che significa che possono avere effetti collaterali, possono interagire con altri farmaci e presentano specifiche controindicazioni, al pari del farmaco. Ci sono casi in cui non vanno prese o vanno privilegiate altre molecole, anche se di origine vegetale.
La Funzione Ashwagandha: Un Adattogeno Perfetto Per Lo Stress
Premesso questo, torniamo a parlare dell'Ashwagandha. Parlando di questa sostanza è importante sottolineare che ci riferiamo a un adattogeno, intendendo con questo termine la capacità che induce il nostro organismo ad adattarsi a stress e ansia, sia di natura fisica che chimico-biologica, nella ricerca dell’equilibrio. Quindi, non debella né lo stress, né l’ansia, ma abitua l’organismo a fronteggiarli.
È un po’ come se, dovendo soggiornare in una stanza calda e non potendo abbassare la temperatura, ci togliessimo gli indumenti più pesanti e ci rinfrescassimo con l'acqua, riuscendo a stare nella stanza. Nella stanza continua a esserci caldo, ma noi abbiamo posto le condizioni per non soffrirlo. Insomma, un vero "miracolo della natura" in questo senso.
Se il tuo corpo è in uno stato di allarme costante a causa dello stress cronico (troppo cortisolo in circolo), l'Ashwagandha interviene con due benefici principali:
Regolazione del Cortisolo: È il suo ruolo più noto. Lo stress fa schizzare il cortisolo (l'ormone dello stress) alle stelle, e questo alimenta la tua infiammazione cronica (il tuo inestetismo complesso). L'Ashwagandha è in grado di modulare l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), il centro di comando dello stress, aiutando a tenere a bada l'ormone "cattivo".
Effetto Anti-Infiammatorio Indiretto: Grazie ai suoi composti attivi, i Withanolidi, agisce sul fronte antiossidante. Rimuovendo i danni dello stress ossidativo, dà una mano indiretta alla battaglia contro l'Infiammazione che, come sappiamo, non è sempre cattiva, ma deve essere tenuta sotto controllo.
Tutto bellissimo. Sembra la soluzione perfetta per l'ansia, la stanchezza e la fatica mentale, tutte cause note di riacutizzazione (o flare-up) in molte patologie. Ma è qui che dobbiamo alzare la guardia e smettere di esaltare la radice senza senso critico.
La Controindicazione Che Nessuno Racconta: L'Ambiguità Autoimmune
Per molti, l'Ashwagandha è la risposta. È considerata un potente alleato nel contenere gli effetti deleteri dello stress cronico. Ma attenzione: naturale non significa innocuo. Anzi. Se soffri di una condizione autoimmune, potresti stare per gettare benzina sul tuo stesso fuoco. Ed è proprio da qui che dobbiamo partire per un approccio serio e responsabile alla naturopatia.
Il grande, e troppo spesso ignorato, problema dell'Ashwagandha è la sua interazione con le malattie autoimmuni, come la Psoriasi, l'Artrite Reumatoide o la Tiroidite di Hashimoto, solo per citarne qualcuna.
Il punto cruciale è questo: l'Ashwagandha è un immunomodulante. Logicamente, dovrebbe riequilibrare un sistema immunitario iperattivo. Eppure, il rischio è alto e non va ignorato.
Il problema risiede nell'ambiguità: alcuni studi suggeriscono che l'Ashwagandha può anche aumentare l'attività o la popolazione di specifiche cellule immunitarie come i Linfociti T o le cellule Natural Killer (NK). Queste cellule sono proprio quelle che, nel contesto di una malattia autoimmune, stanno già attaccando per errore i tuoi tessuti.
Il Risultato Teoretico: Invece di spegnere l'incendio autoimmune, l'Ashwagandha potrebbe dare una "spinta selettiva" al braccio del sistema immunitario che è già iperattivo e sbagliato. Potrebbe, in teoria, scatenare o peggiorare una riacutizzazione della Psoriasi. Stessa precauzione vale per la Rettocolite Ulcerosa (RCU) e il Morbo di Crohn rientrano nel gruppo delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI). non sono sempre etichettate strettamente come "autoimmuni" (dove il sistema attacca un tessuto specifico come un interruttore), ma come "immuno-mediate" o "auto-infiammatorie". Questo significa che la patologia è causata da una risposta infiammatoria del sistema immunitario che è inappropriata, eccessiva e disregolata, anche se il bersaglio non è sempre un autoantigene specifico.
Il Principio Rimane: La Cautela Massima
Per quanto riguarda l'uso di adattogeni come l'Ashwagandha, la distinzione tra "autoimmune" e "immuno-mediata" non cambia il principio di cautela.
La Nostra Regola D'Oro: Basta Approccio Superficiale Alla Naturopatia
Questo giustifica l’eccesso di prudenza che adottiamo sempre anche quando parliamo di sostanze naturali. La naturopatia non può e non deve essere un fai-da-te. Occorrono professionisti della salute che affrontino tutte le controindicazioni pur presenti nelle piante e nelle sostanze naturali, va informato il medico se ricorriamo ad esse e, cosa molto importante, affidatevi a produttori di integratori, se scegliete quella strada, seri e di comprovata esperienza. Leggete bene le etichette apposte nei flaconi, perché questi ultimi due punti possono fare la differenza anche nel caso in cui non raggiungiamo gli effetti desiderati. E, cosa importante, proprio con la Ashwagandha, se scegliete di assumerla, fatelo per un periodo di tempo prestabilito, 60/90 giorni massimo a ciclo.
Una nota anche sulla scienza. Quest’ultima ha un atteggiamento per certi versi ambiguo sulla sicurezza degli adattogeni nelle malattie autoimmuni. E questo è un punto a favore del nostro approccio critico, contro chi vorrebbe liquidare la fitoterapia come scienza empirica dove la ricerca non ha mai messo piede. Non è così, anzi, finché non avremo studi clinici ampi e conclusivi che dimostrino la sua sicurezza specifica per la Psoriasi, o altre malattie autoimmuni e tutte le distinzioni del caso, si applica il principio di massima cautela.
In sintesi, per l'Ashwagandha e la Psoriasi:
Evitare l'uso è la posizione più sicura e responsabile.
Se un medico o specialista (reumatologo, dermatologo) dovesse suggerirla, deve essere fatto con un monitoraggio estremamente attento della patologia.
La fitoterapia è un alleato prezioso, ma dobbiamo smetterla di considerarla innocua solo perché "naturale". È una vera e propria terapia, con effetti sistemici potenti e interazioni complesse. La vera conquista nella salute è l'applicazione costante della strategia giusta, non la ricerca ossessiva della bacchetta magica. E la strategia giusta passa sempre, prima di tutto, da un professionista sanitario.
V I S I T E

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