L’influenza è da sempre nei ricordi dell’umanità una
triste evenienza periodica che accompagna i nostri ricordi fin
dall’infanzia. Le diverse pandemie che si sono
abbattute negli anni sulle popolazioni, sono tutt’altro che benigne, per
la semplice ragione che il virus influenzale, ogni anno, anche quando
non lo si annovera come particolarmente aggressivo, fa migliaia e
migliaia di morti tant’è che con l’avvento dei vaccini si tenta in
qualche modo di bloccare la malattia e relativo contagio.
Col tempo ai vaccini
si sono affiancati gli antivirali che si sono andati perfezionando nel
tempo al punto da essere inseriti nei protocolli terapeutici, in
selezionati casi, per la cura dell’influenza. Ma c’è una novità di
quest’ultimo periodo.
Per la cura della malattia potrebbero essere utili
anche le statine.
Occorre ricordare che le statine sono quei farmaci utilizzati inizialmente, per la sola cura dell’ipercolesterolemia, tant’è che nel tempo, quando il colesterolo nel sangue raggiungeva una certa quota
divenuta
pericolosa per le conseguenze che questa sostanza ha nell’organismo,
aprendo la strada a gravi patologie cardiovascolari, si preferisce
sottoporre il paziente all’utilizzo di statine insieme ad una dieta che limiti nel possibile l’introduzione di grassi nell’organismo.
Col tempo però si è visto che le statine non hanno quale unica funzione
l’abbassamento della quota in eccesso del colesterolo, visto che a
questi farmaci negli ultimi anni si è riconosciuto il merito di aiutare la salute dei vasi, aumentandone il trofismoe
ancora, rappresentano dei baluardi anche contro diversi tumori. Oggi
alle statine sarebbe affidato un ulteriore compito importante, quello di
partecipare per via indiretta, anche alla guarigione contro l’influenza
stagionale.
Secondo uno studio osservazionale, condotto dai
Centri di Controllo e Prevenzione statunitensi (CDC), è infatti emerso
che chi fa uso di questi medicinali avrebbe una probabilità dimezzata
rispetto agli altri di morire per via dell’influenza. La ricerca è stata
pubblicata sulla rivista The Journal of Infectious Diseases. Per
giungere a
questo
importante risultato si sono osservate le cartelle cliniche di 3.043
pazienti in cura per influenza nel periodo intercorrente fra il 1
ottobre 2007 e il 30 aprile 2008 in 59 contee di 10 stati americani. Il
campione, di età media di 70.4 anni e in prevalenza donne (56%),
rappresenta circa il 7% della popolazione degli Stati Uniti. Si è così
visto che dei pazienti esaminati, 151 erano morti dopo un mese dalla
diagnosi di influenza, rappresentando questi il 5% del totale dei
malati. I ricercatori a questo punto avevano essi stessi scremato i
pazienti da quei fattori di rischio che potevano costituire un
aggravamento della prognosi da influenza, quali ad esempio l’esistenza
di malattie cardiovascolari o polmonari,oltre ad altri fattori minori e
fatto ciò, ecco la sorpresa in qualche modo incredibile, i pazienti che
non avevano assunto statine nel periodo precedente alla malattia o
durante il ricovero – che rappresentavano circa i due terzi del campione
totale – avevano il doppio delle probabilità di morire per l’influenza,
rispetto a chi faceva uso del farmaco.
Assodato tutto ciò, però,
sono gli stessi scienziati a raccomandare di non gridare al miracolo,
perché per giungere a sostenere che le statine aiutino a guarire
dall’influenza ce ne corre e anche tanto, visto che gli studi sono
ancora in corso e dovranno essere affiancati da successivi studi.
Tuttavia i riscontri fin qui ottenuti autorizzano un certo ottimismo
soprattutto quando si sarà in grado di stabilire non solo l’utilizzo
delle statine da parte di malati di influenza, ma anche la categoria di
appartenenza di questi farmaci e la posologia applicata caso per caso.
Insomma, “Bisognerebbe far partire studi randomizzati su questa
correlazione, che possano permettere di comprenderla al meglio, anche in
base a età, dosaggio del medicinale, o classe di statina
utilizzata”.Tuttavia, lo studio ha sicuramente aperto la strada a un
nuovo campo di ricerca, ed ha anche ulteriori pregi. “La cosa forse più
significativa della ricerca è che si basa solo su casi di influenza
attestati a livello clinico”, ha spiegato Edward Walsh, medico della
divisione di malattie infettive del Rochester Medical Hospital. “In
questo modo siamo sicuri che i risultati si riferiscano esattamente a
questa malattia e si evitano errori”.
Resta però il fatto che sia
pure su risultati modesti ai fini della conferma della tesi secondo la
quale le statine potrebbero aiutare a guarire dall’influenza, si va
facendo sempre più strada l’ipotesi che un tale ruolo questa classe di
farmaci lo detenga eccome, anche perché e questo è un fatto importante,
gli studi sulle statine sono sempre in corso e via, via che si
apprendono novità su questi farmaci, ci si rende conto che le statine
sembrano essere una delle risorse fra le più importanti in campo
farmacologico dei nostri tempi. La conclusione potrebbe dunque essere
rappresentata da una realtà in campo terapeutico che fra qualche tempo
comprenderà nei protocolli di cura dell’influenza, il vaccino, gli antivirali e le…. statine.
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