Il nome di questa classe di farmaci non è
destinato a restare facilmente a mente, visto che parliamo di farmaci
galattogoghi, ma forse se parliamo di alcune sostanze in grado di favorire la
secrezione materna di latte, non saranno poche le neo mamme interessate
all’argomento, visto che in epoca moderna si riscontra nelle donne che abbiano
da poco partorito, una diminuzione della quantità di latte prodotta per il
proprio piccolo.
Fermo il fatto che è scientificamente
provato il ruolo primario per il bambino rappresentato dal latte materno, in
grado di favorire l’accrescimento, sviluppare al meglio il sistema immunitario
e, dunque opporsi alle malattie, addirittura al latte materno viene destinato
un ruolo preventivo nello sviluppo del diabete, si trattava di capire a questo
punto se la mamma doveva rassegnarsi ad orientarsi verso il latte artificiale prodotto a livello industriale o se era più corretto optare per quei farmaci,
appunto cosiddetti galattagoghi, in grado di stimolare dall’esterno la
produzione del nutriente naturale.
Un bel dilemma che ha chiamato in causa la
moderna ricerca scientifica alla luce del timore che da sempre ha indotto i
medici, in assenza di una letteratura scientifica al riguardo precisa e
puntuale, a quel minimo di prudenza verso quei farmaci che in qualche modo
intervengono nell’equilibrio fisico della donna in allattamento. Ma oggi
parrebbe che il pensiero scientifico si stia orientando verso una riabilitazione
di queste sostanze farmacologiche in grado di stimolare la produzione da parte
della ghiandola mammaria di latte, ritenute utili per stimolare la produzione
dell’alimento in luogo del latte artificiale. La ricerca che avrebbe portato a
questa acquisizione è tutta made in Italy e si deve ad uno studio
particolareggiato del Dipartimento di
Scienze Pediatriche medico-chirurgiche e Neuroscienze dello Sviluppo del
Policlinico Gemelli e che è stata pubblicata sul Journal of pharmacy and pharmaceutical sciences dall'équipe
di Alberto Zuppa, professore associato dell'Università Cattolica di Roma.
Addirittura lo studioso avrebbe citato anche delle sostanze del tutto naturali,
come avviene con il fieno greco, la silimarina e la galega che, quando gli
studi sull’argomento giungeranno a conclusione, potrebbero essere considerate
veri e propri rimedi naturali contro la diminuzione della produzione di latte
materno.
Intanto l’occasione data dallo studio
meneghino è stata utile per far luce sulle cause che intervengono
sull’ipoproduzione di latte, atteso che il parto prima del previsto, alcune
patologie insorte in madre e bambino, dovranno essere considerate le prime
responsabili della situazione patologica evidenziata. Secondo i ricercatori
sono proprio queste le circostanze che dovrebbero indurre il medico pediatra a
valutare l’azione di questi farmaci che aumentano la produzione di prolattina,
l’ormone della lattazione, da parte della ghiandola endocrina ipofisi.
Oggi fra i farmaci di pronto impiego
utilizzati come sostanze galattogoghe si annovera il domperidone, si parla di
un procinetico, ovvero, di una sostanza
in grado di modulare la peristalsi intestinale e dunque di intervenire sulla
nausea e sul vomito. Proprio il Domperidone (nome commerciale Peridon)
detiene come effetto collaterale l'aumento della produzione della prolattina e
dunque, si fa ricorso agli effetti avversi del farmaco per risolvere il
problema della scarsa lattazione. Anche la metoclopramide (Plasil), detiene lo
stesso effetto, ma l’uso non è del tutto scevro da altri e più impegnativi
effetti collaterali, come le reazioni extrapiramidali che in certi casi
determinano crisi simil epilettiche in chi lo assume e che consiglia il medico
a non prescriverlo come farmaco galattagogo. Tuttavia, "nei Paesi in
cui il domperidone non è disponibile, come gli Stati Uniti, può essere
sostituito dalla metoclopramide, usata in genere come antiemetico",
afferma Zuppa. No assoluto, da parte del ricercatore, all’uso dei farmaci
neurolettici come la clorpromazina per i possibili effetti a breve e lungo
termine sullo sviluppo del sistema nervoso centrale del neonato.
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