Il tumore al
seno, si sa, non risparmia neanche la donna in gravidanza, ma di fronte all’evidenza
che oggi l’approccio diagnostico e terapeutico della grave neoplasia è molto
cambiato ed in meglio, ne deriva che una donna in attesa di un figlio, se
scopre di essere malata di tumore al seno non può assolutamente procrastinare i
trattamenti contro la neoplasia attendendo la nascita del bambino, così come
non dovrà prevedere un parto prematuro al fine di potersi curare e men che
meno, ricorrere ad un aborto terapeutico pur di iniziare le cure. Eppure, fino
a non molto tempo fa, questo veniva suggerito alla donna incinta che si
accorgeva di essere ammalata di un cancro al seno, ma tutto è cambiato, per
fortuna, vediamo come.
Secondo le
ultime vedute del mondo scientifico, alla donna in dolce attesa che scopre di
essere malata di un tumore al seno, è consigliato di portare a termine la
gravidanza in tutta tranquillità e per farlo, non dovrà assolutamente omettere
di curare la grave neoplasia. E’ quanto è stato pubblicato sulla rivista The
Lancet, seguendo il lavoro scientifico di Frederich
Amant - del Breast cancer center al Leuven
cancer institute dell'Università Cattolica di Lovanio, in Belgio - e colleghi. Secondo tali studiosi, l’approccio della
malattia deve avvenire caso per caso e deve contemplare diversi fattori
inerenti l’età della paziente, il suo stato fisico e l’approccio terapeutico
più appropriato a partire dalla scelta della medicina o della chirurgia a
seconda dello stadio del tumore. Gli autori informano che a proposito della
chirurgia, tale trattamento può essere affrontato dalla gravida durante il
corso dell’intera gravidanza, per quanto concerne la radioterapia la scelta
dovrà essere effettuata con un’attenta valutazione dei rischi che il nascituro
potrebbe subire e dunque ogni scelta deve essere effettuata caso per caso, ma
senza decisioni che escludano il ricorso a tale metodica tout court.
Fonte: Lancet, 2012; 379(9815):570-9«Prove sempre più numerose» si sottolinea «supportano la somministrazione di una chemioterapia a partire dalla 14ma settimana di gestazione in avanti». I più recenti trattamenti contro il carcinoma della mammella potrebbero essere somministrati, ma il tamoxifene e il trastuzumab sono controindicati in gravidanza. Il trattamento del tumore al seno in gravidanza, infine, dovrebbe ridurre la necessità di ricorrere al parto pretermine e al connesso rischio di prematurità del neonato, due tra le maggiori preoccupazioni in questi contesti clinici.
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