La domanda che in molti si fanno è, il Ginkgo
Biloba è utile nelle demenze senili, potrebbe contrastare in qualche modo
persino il Morbo di Alzheimer? Una
domanda che sta a cuore a molti, non solo ai pazienti e ai loro familiari
affetti da questa patologia, ma anche a medici e ricercatori in genere alle
prese con questa sostanza.
Prima di sciogliere questo dubbio però, i
ricercatori hanno voluto al contempo stabilire quanta sostanza attiva vi sia
nel Ginkgo Biloba in commercio, atteso che, visto l’alto costo dell’ingrediente
principale, la possibilità di reperire un quantitativo sufficiente per
garantire i risultati sperati è alquanto remota. Ma anche nell’ipotesi in cui i
preparati in commercio offrissero l’esatto contenuto di principio attivo, l'eventualità
che il Ginkgo possa detenere quelle proprietà antiossidative, grazie all’azione
antiradicali liberi esercitata, è pur sempre lontana. Lo avrebbero asserito
ricercatori europei e statunitensi che sarebbero pure partiti dalla
considerazione che la sostanza non riesca a superare indenne la barriera
ematoencefalica, quel filtro naturale che si oppone all’ingresso nell’area
cerebrale di sostanze estranee.
Ne deriva che secondo i più recenti lavori
scientifici, assumere Ginkgo Biloba parrebbe del tutto inutile, per non contare
che addirittura in alcuni pazienti che si erano sottoposti agli studi sulla
sostanza rispetto ad altri che non ne avevano fatto uso, si sono verificati i
segni della demenza, anche se questi risultati non farebbero testo nel
determinare l’eventuale nocività del Ginkgo Biloba. Del resto i risultati dello Jama, un importante
Istituto Scientifico, non lascerebbero dubbi. Infatti, su ben 3069 over
sessantacinquenni nei sei anni trascorsi da tali approfonditi studi, sono stati
diagnosticati 523 casi di
demenza, di questi 246 (16,1%) in chi aveva utilizzato placebo e 277 (17,9%) in
chi aveva assunto ginkgo biloba. E c’è di più, l’uso prolungato
della sostanza avrebbe persino causato, oltre al manifestarsi di quelle demenze
cui si è accennato, anche un ictus emorragico, tuttavia quest’ipotesi non può essere presa in
considerazione vista la bassa incidenza di questa patologia aggiunta nel trial
di partecipanti presi ad esame. Gli studi procedono.
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