mercoledì 29 agosto 2012

Ciclo mestruale: quando il flusso diventa intollerabile


Un piccolo esercito di donne silenziose che ogni mese fa i conti con un flusso mestruale eccessivamente abbondante andando incontro ad una vera e propria metroraggia periodica o ad una menoraggia, in quest’ultimo caso, quando l’emorragia si presenta fra una mestruazione ed un’altra. Eppure tali donne potrebbero dire basta al problema se solo ne parlassero al proprio medico ed invece, vuoi per riservatezza, vuoi per il fatto di ritenere che per loro nulla si può fare, finiscono per soffrire il disagio nell’assoluto silenzio.

Un piccolo esercito di donne, si diceva ed in effetti di un numero molto cospicuo di appartenenti al
gentil sesso si parla, visto che a soffrire di flusso mestruale abbondante e irregolare è una donna su cinque nella sola Italia. Se poi analizziamo il fenomeno d’estate, quando il caldo a causa della vasodilatazione acuisce il problema, ci si accorge di come il numero di queste pazienti sia destinato ad aumentare visibilmente dando luogo, nel tempo, a delle vere e proprie complicazioni cliniche di una certa importanza. Qualcosa si può e si deve fare per dire basta al problema, lo sostiene con forza anche
la Società di Endoscopia Ginecologica (SEGI) che ha redatto un particolare opuscolo, ” Quei giorni sotto l’ombrellone “ rilasciato gratuitamente e che è stato presentato nel corso del Congresso nazionale della Società scientifica.

“Parliamo di patologia (metrorragia) quando le perdite eccessive provocano anemia e astenia, spiega Giampietro Gubbini, ginecologo,  Ma accanto a questo gruppo di pazienti esiste un ben più ampio universo di donne con mestruazioni abbondanti che patiscono una limitazione della qualityà della vita,Spesso, in questi casi, il disagio viene sopportato come evento fisiologico ed inevitabile. L’opuscolo che abbiamo realizzato e che sarà distribuito anche quest’anno come lo scorso, in queste settimane ai ginecologi italiani si rivolge soprattutto a loro: persone che fino a oggi non si sono poste il problema semplicemente perché non sanno che esistono rimedi efficaci, poco invasivi, che preservano la fertilità e sono totalmente reversibili”.

Uno di questi sistemi è rappresentato dal sistema intrauterino levonorgestrel che di fatto rappresenta un’ottima alternativa farmacologia a quegli interventi chirurgici demolitivi. Ovvio che per poter sperare in una collaborazione fattiva delle donne si debba operare di concerto con il medico di famiglia e con lo specialista ed infatti, “ il percorso assistenziale, realizzato dal Dipartimento Materno Infantile dell’AUSL di Modena, per citare quello più attento a questo problema, prevede l’integrazione tra medici di medicina generale, nuclei di cure primarie, ginecologi di libera professione, consultori familiari e unità ospedaliere di ginecologia e ostetricia” spiega Giuseppe Masellis, direttore di questo dipartimento.
 

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