Inquietanti quanto mai le
notizie che provengono dal mondo del calcio, prendendo ancora spunto da una
vicenda occorsa circa un anno e mezzo fa e che riguardava il campione francese del Barcellona, Eric Abidal,
affetto da tumore al fegato. Ciò che ci si chiede è il motivo per cui atleti impegnati
a giocare a calcio a livello agonistico sono così esposti a malattie
gravissime.
L’allarme infatti giunge
sul fronte non solo delle malattie neoplastiche, per la verità con un’incidenza
non troppo elevata, ma di fronte al fatto di assistere ad un’impennata di
patologie cardiache e drammatici casi di Sla. Il tutto potrebbe essere annesso
all’utilizzo di farmaci da parte degli atleti, ritenuti proibiti. Non v’è
alcuna certezza al riguardo ma qualcosa si agita sui controlli antidoping
ritenuti troppo superficiali per alcuni giocatori di grandi squadre di calcio
europeo. Il problema è stato sollevato per prima dopo una verifica su quanto
accadeva alle squadre spagnole, ma uno studio italiano del 2000,
commissionato dal pm Raffaele Guariniello (in seguito alle
accuse sollevate da Zeman contro i metodi del dott. Agricola,
medico sociale della Juventus), ha fornito le percentuali
di insorgenza di alcune patologie tra ex e calciatori in
attività.
Ad impressionare sono
gravi malattie quali leucemia, cancro al fegato e Sla, se solo si pensa che fra
i giocatori delle squadre italiane che militano nelle serie A,B e C si è avuta
un’incidenza 35 volte maggiore di casi di leucemia linfoide e otto volte
superiore è l’incidenza di tumore al fegato. Secondo gli ultimi studi avviati,
la responsabilità su quanto accaduto è degli anabolizzanti.
Per quanto riguarda la Sla
(sclerosi laterale amiotrofica) i dati sono allarmanti, anche se ancora non si
è riusciti a dimostrare un effettivo collegamento tra uso di sostanze dopanti e
insorgenza della malattia. Il procuratore torinese Guariniello ha accertato che
nel mondo del calcio, tra il 2004 ed il 2008, ci sono stati
ben 43 casi di Sla su 30mila calciatori presi in esame. Con
un' incidenza di 143 casi ogni 100mila individui. Questo è un
dato 24 volte superiore rispetto alla popolazione (6 casi su 100mila).
Anche le patologie cardiache in ambito calcistico
professionistico saltano all’occhio con troppi casi avvenuti e che hanno
comportato la morte di alcuni atleti per displasia ventricolare destra
aritmogenica, che, oltretutto e qui risalta un’altra pecca del sistema
medico diagnostico, non è stata diagnosticata per tempo. E su questo si apre un
nuovo scenario che vedrebbe fra gli imputati presunti alcuni medici sportivi,
cardiologi in primis, che non effettuano o chissà, forse sono invitati a non
effettuare i dovuti controlli preventivi sui calciatori.
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