venerdì 21 settembre 2012

Iniezioni: punture addio senza alcun rimpianto


E’ stata la nostra angoscia fin dall’infanzia, il rimedio più temuto della malattia che doveva curare e cosa poteva farci più paura della… puntura? lì davanti a noi, “silenziosa” ma subdola perché indolore quando penetrava, ma spesso dolorosissima quando consentiva la somministrazione del farmaco. Forse le nuove generazioni con le punture si imbattono meno di un tempo, visto che i farmaci disponibili per altre vie sono negli anni aumentati a dismisura. Ma la puntura resta ancora l’incubo per tanti, ma non per molto.

Potrebbe infatti essere relegata in soffitta, anzi nel museo delle “torture”, il cilindretto trasparente, prima in vetro, adesso in plastica, munito di stantuffo interno solitamente denominato siringa, iniezione o puntura. A tirare un sospiro di sollievo sarebbero non solo bambini e adulti che con le punture ci fanno i conti sporadicamente nella vita, ma soprattutto malati cronici, pensiamo ai pazienti affetti da un tumore che non hanno alternative valide per la somministrazione dei farmaci, ma pensiamo anche ai soggetti diabetici alle prese due/tre volte al giorno, con l’insulina. Perché mandare in soffitta la puntura significherà farlo anche con la terapia iniettiva endovenosa, una pratica da molti addirittura rifiutata in toto per una sorta di fobia al sangue che, volente o nolente, nella fase preparatoria dell’iniezione è impossibile non far fuoriuscire sia pure in parti infinitesimali.

E da cosa potrebbe essere sostituita la puntura? 

Da una cosiddetta pillola magnetica, una sorta di pillola “magica” che conterrebbe quei farmaci che fino adesso non sono somministrabili per altra via se non quella intramuscolare o endovenosa, perché altrimenti degradati dall’intestino e/o dallo stomaco. A mettere a punto questa innovativa tecnica per ora su modello animale, sono stati gli scienziati della Brown University (Usa), che ne parlano sulla rivista 'Proceedings of the National Academy of Sciences'. "Ma con questa nuova tecnologia - assicura Edith Mathiowitz, fra gli scienziati che hanno inventato la metodica - si potrà 'guidare' la pillola, in modo che si posizioni nella zona dell'intestino che ne ottimizza la biodisponibilità".

Ma come è possibile tutto ciò?

Basta considerare l’intima costituzione della pillola magnetica formata da un involucro gelatinoso e da un piccolo magnete nell’estremità. Quando si ingoia la pillola il medico agirà con un altro magnete dall’esterno guidando il farmaco laddove serve. Il principio attivo, che è poi quello che ci fa guarire, verrebbe introdotto all’interno della capsula e veicolato dall’esterno. Dopo i test sui topi, gli studiosi puntano a studi su animali più grandi e infine sull'uomo. "La miasperanza - dice Mathiowitz - è che la pillola magnetica venga usata nel futuro per soddisfare bisogni clinici non soddisfatti".

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