E’ stata la nostra
angoscia fin dall’infanzia, il rimedio più temuto della malattia che doveva
curare e cosa poteva farci più paura della… puntura? lì davanti a noi,
“silenziosa” ma subdola perché indolore quando penetrava, ma spesso
dolorosissima quando consentiva la somministrazione del farmaco. Forse le nuove
generazioni con le punture si imbattono meno di un tempo, visto che i farmaci
disponibili per altre vie sono negli anni aumentati a dismisura. Ma la puntura
resta ancora l’incubo per tanti, ma non per molto.
Potrebbe infatti essere relegata
in soffitta, anzi nel museo delle “torture”, il cilindretto trasparente, prima
in vetro, adesso in plastica, munito di stantuffo interno solitamente
denominato siringa, iniezione o puntura. A tirare un sospiro di sollievo
sarebbero non solo bambini e adulti che con le punture ci fanno i conti
sporadicamente nella vita, ma soprattutto malati cronici, pensiamo ai pazienti
affetti da un tumore che non hanno alternative valide per la somministrazione dei
farmaci, ma pensiamo anche ai soggetti diabetici alle prese due/tre volte al
giorno, con l’insulina. Perché mandare in soffitta la puntura significherà
farlo anche con la terapia iniettiva endovenosa, una pratica da molti
addirittura rifiutata in toto per una sorta di fobia al sangue che, volente o
nolente, nella fase preparatoria dell’iniezione è impossibile non far
fuoriuscire sia pure in parti infinitesimali.
E da cosa potrebbe essere
sostituita la puntura?
Da una cosiddetta pillola magnetica, una sorta di
pillola “magica” che conterrebbe quei farmaci che fino adesso non sono
somministrabili per altra via se non quella intramuscolare o endovenosa, perché
altrimenti degradati dall’intestino e/o dallo stomaco. A mettere a punto questa
innovativa tecnica per ora su modello animale, sono stati gli
scienziati della Brown University (Usa), che ne parlano sulla rivista 'Proceedings
of the National Academy of Sciences'. "Ma con questa nuova tecnologia -
assicura Edith Mathiowitz, fra gli scienziati che hanno inventato la metodica -
si potrà 'guidare' la pillola, in modo che si posizioni nella zona
dell'intestino che ne ottimizza la biodisponibilità".
Ma come è possibile tutto
ciò?
Basta considerare l’intima
costituzione della pillola magnetica formata da un involucro gelatinoso e da un
piccolo magnete nell’estremità. Quando si ingoia la pillola il medico agirà con
un altro magnete dall’esterno guidando il farmaco laddove serve. Il principio
attivo, che è poi quello che ci fa guarire, verrebbe introdotto all’interno
della capsula e veicolato dall’esterno. Dopo i test sui topi, gli studiosi
puntano a studi su animali più grandi e infine sull'uomo. "La miasperanza
- dice Mathiowitz - è che la pillola magnetica venga usata nel futuro per
soddisfare bisogni clinici non soddisfatti".
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