Basta
al trapianto di cornea, una metodica valida sicuramente ma destinata ad avere
vita breve per i limiti che tale procedimento comportava laddove si fosse
intervenuto per rimediare ad un trauma serio, oppure ad un’ustione, con
l’immancabile conseguenza che il paziente restava sicuramente cieco. Adesso
arriva dall’Università di Harvard la cheratoprotesi. Secondo
i ricercatori di questa Università, infatti, è possibile oggi impiantare una
cornea artificiale in sostituzione di quella danneggiata, costituita da
materiale sintetico e trasparente e, dunque, perfettamente compatibile con le
funzioni dell’occhio. I risultati sembrano eccellenti, visto che a duemila
pazienti dove è stata impiantata la nuova cornea si sta assistendo a
miglioramenti davvero promettenti.
“Negli
ultimi decenni il trapianto di cornea è diventato un intervento con una elevata
percentuale di successo grazie ai progressi delle tecniche chirurgiche e delle
terapie post operatorie. Tuttavia vi sono casi in cui un trapianto tradizionale
non basta”, spiega il Dott. Aldo Fronterrè (www.aldofronterre.it), oculista di
Milano e Pavia, specialista in Chirurgia Corneale, e pioniere della tecnica in
Italia, già collaboratore della Massachusetts Eye and Ear Infirmary
dell’Università di Harvard. Per rendere più chiara la metodica, si suole
paragonare l’occhio ad una macchina fotografica, dove proprio la cornea si
dovrà immaginarla come la lentina dell’obiettivo che, laddove perdesse
trasparenza, renderebbe opache le foto, come avviene nella realtà a quei
pazienti che hanno la cornea danneggiata e che finiscono per giungere fino alla
cecità, laddove la cornea fosse irrimediabilmente compromessa.
“Bisogna
ricorrere ad altre soluzioni nei casi di malattie congenite (opacità corneali
pediatriche), aniridia, cheratite erpetica, esiti cicatriziali. I pazienti non
hanno la speranza che un trapianto tradizionale possa ridare loro la vista
–prosegue Fonterrè- Con questa nuova tecnica invece si ha l’opportunità di riacquistare
una buona visione. La protesi è costituita in polimetilmetacrilato, un
materiale sintetico trasparente con una ottima tollerabilità ed eccellenti
proprietà ottiche”. La ‘Boston Keratoprothesis’ consiste nella sostituzione
della cornea del paziente con una protesi in titanio e polimetilmetacrilato,
inserita in un lembo di cornea di donatore, che funge da supporto, e quindi
viene impiantata nell’occhio del paziente insieme a una lente a contatto. Prima
dell’intervento il paziente è sottoposto ad un’accurata visita oculistica, per
stabilire se è un buon candidato per questa chirurgia. “L’intervento dura
un’ora e quindici minuti in anestesia locale (si ricorre alla generale per i
bambini) e viene eseguito in day-hospital –conclude Fronterrè- Il paziente quindi
può ritornare a casa il giorno stesso”.
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