In Italia si continua a morire per malattie che non
dovrebbero più rappresentare un problema. Un esempio, nel nostro Paese
patologie quali il morbillo, la rosolia ed il tetano, oltre che a far ammalare
qualcosa come cinquemila diciassettenni, soprattutto andati incontro al
morbillo e 58 pazienti in stato di gravidanza, andati incontro alla rosolia, tali patologie uccidono una percentuale significativa di persone, nonostante esistano i vaccini,
ma sono ancora troppi i casi di coloro che rifiutano il presidio medico e si
ammalano.
Se ne è parlato al Congresso 'La vaccinazione
tra diritto e dovere: quale comunicazione per facilitare la scelta?'. In quella
sede s’è posto l’indice anche verso il tetano che continua a fare vittime
soprattutto fra le donne anziane incuranti di un taglio anche banale, ma a
volte persino letale per le conseguenze che comporta in assenza di una copertura vaccinale.
Si stima infatti nel cinquanta per cento il numero di pazienti rappresentati
da donne anziane che una volta contratto il tetano risultano adeguatamente vaccinate. La stessa cosa riguarda la difterite, con una percentuale di
vaccinati analoga, sia pure con una popolazione di età diversa, visto che la
prevenzione della malattia si fa in età pediatrica.
Insomma, "le diverse
vaccinazioni nel nostro Paese - ha sottolineato Stefania Salmaso, direttore del
centro di Epidemiologia, sorveglianza e prevenzione della salute dell'Iss -
hanno ottenuto negli ultimi anni risultati poco omogenei: ottimi per quanto
riguarda l'infanzia, con una copertura superiore al 95%, meno positivi per le
altre fasce d'età. Oggi i bambini - prosegue - ricevono quasi sempre vaccini
che proteggono contro sei malattie: poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite
B, Heamophilus influenzae di tipo B (Hib). Patologie quasi azzerate. Ma è anche
importante proseguire con le vaccinazioni: un'idea che stenta a fare breccia nella
popolazione, dove di pari passo alla scomparsa delle malattie contro cui ci si
vaccina, si perde la cognizione del guadagno e risaltano i rischi, che esistono
ma in proporzione inferiore rispetto al pericolo di malattia".
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