Sbaglieremmo se
considerassimo dipendenze solo quelle annesse al consumo di alcol, sostanze
stupefacenti, farmaci e persino il fumo. Esistono altre dipendenze i cui
effetti sulla persona sono altrettanto deleteri della altre forme di schiavitù
che si è portati a considerare. Stiamo parlando delle nuove dipendenze, tanto
subdole perché, purtroppo accettate socialmente senza troppe difficoltà, ci
riferiamo al gioco d’azzardo, allo shopping compulsivo, persino ad Internet e
ad alcuni suoi particolari servizi offerti.
A tracciare una radiografia
dello stato delle cose ci pensa un volume pubblicato a luglio da
Cesvot, “Le nuove dipendenze. Analisi e pratiche di
intervento”, a cura di Valentina Albertini e Francesca Gori, che
raccoglie anche le esperienze di intervento realizzate grazie all’impegno di
associazioni e gruppi nati proprio per contrastare questi fenomeni. A leggere l’inchiesta ci
accorgiamo che a tenere banco nelle nuove dipendenze è il gioco d’azzardo con
l’aggravante che continua a crescere soprattutto fra i giovani. A tale
risultato è giunto anche l’Eurispes quando dice che la fascia
più colpita (il 51% dei giocatori) sarebbe anche quella compresa tra i 40 e i
50 anni, ma la percentuale risulterebbe abbastanza alta anche in
quella superiore, tra i 50 e i 60 anni.
E che dire del gioco
d’azzardo finito in rete? Tale decisione ha suscitato diverse polemiche,
prima tra tutte quella dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti,
che l’ha definita «una scelta che fa diventare malati d’azzardo per legge». Il
gioco d’azzardo online risulterebbe infatti ancora più pericoloso di quello
classico perché le persone coinvolte sono quasi sempre isolate, meno
coscienti delle perdite e dei rischi connessi, oltre che più esposte alle
numerose occasioni che il web offre e offrirà al riguardo: e secondo
quanto affermato in un articolo di Repubblica da Federico
Tonioni (responsabile dell'ambulatorio per la dipendenza da Internet del
Policlinico Gemelli), i rischi di cadere nella spirale del gioco
d'azzardo aumentano con l'avanzata della crisi economica, che mina
l'identità lavorativa di molte persone, rendendole più fragili.
Tra le altre dipendenze prese in esame dal libro
del Cesvot, ci sarebbero poi anche le cosiddette “tecnodipendenze”
(cellulari, videogiochi, ecc.) legate in particolar modo al mondo di Internet -
che metterebbero a rischio almeno il 10% dei navigatori, soprattutto i più
giovani, ovvero quelli compresi nelle fasce d’età tra gli 11 e i 14 anni – e le
dipendenze da sesso (che in Italia colpirebbe circa il 5,8%
della popolazione, prevalentemente uomini) e da shopping compulsivo:
in questo caso, le più a rischio sono invece le donne di età compresa tra i 23
e i 31 anni.
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