Ma possibile che in un’epoca avanzata per
quanto riguarda il progresso scientifico, con sempre nuove acquisizioni
soprattutto per quanto attiene i nuovi farmaci, la donna debba
partorire con sofferenze a volte indicibili? Eppure il metodo per evitare che ciò avvenga e fare in modo che la partoriente agevoli le manovre
del parto naturale esistono eccome, si tratta di praticarle l’analgesia epidurale,
ma allora perché ancora oggi a tante donne tale metodica non viene offerta loro?
Per diverse ragioni, la prima, negli
ospedali pubblici e nelle cliniche convenzionate tale pratica è offerta alle
donne in una misura limitatissima, appena il 16% infatti sono le strutture
attrezzate a praticarla a fronte di una richiesta da parte delle partorienti
che supera il 90% . Eppure poter partorire senza dolore è un
sacrosanto diritto della donna, ma in Italia l’epidurale è prestata a macchia
di leopardo in tutta Italia, con regioni virtuose come la Lombardia il Veneto e
l’Emilia Romagna dove tale pratica è più diffusa, al punto che grazie
all’incremento di risorse attuate in Lombardia si è passati dall’8% del 2006 al
16% del 2007 in
fatto di offerta di epidurale. Cifre ancora troppo basse, ma che per lo meno
manifestano un cambio di tendenza rispetto al passato. Stessa cosa, sia pure in
misura diversa, ha fatto il Veneto che ha stanziato lo scorso anno circa un
milione di euro per preparare e mettere nelle condizioni i reparti di nascita
ad attuare tale anestesia, mentre la Regione
Emilia Romagna ha previsto all’ordine del giorno almeno una
struttura ospedaliera che per ogni provincia offra l’epidurale.
Purtroppo altrove nel resto del Paese il
parto in assenza di dolore è spesso visto come un capriccio di qualche donna
che non vuole assumersi le proprie responsabilità, un paradosso etico,
sicuramente, ma anche oggettivo di fronte all’evidenza che proprio il nostro
Paese, più degli altri, è all’avanguardia circa la conoscenza dell’analgesia
epidurale "In Europa il nostro è il primo Paese a introdurre la nuova
tecnica Pieb associata alla Pcea* - spiega Giorgio Capogna, presidente del
comitato scientifico per l`anestesia ostetrica - Le nuove tecniche permettono
alla donna di ottenere un effetto di analgesia costante e di personalizzare la
somministrazione dell`analgesico a seconda delle proprie esigenze. Vengono così
evitati anche i brevi momenti di dolore che potevano insorgere con la tecnica
epidurale tradizionale, quando la partoriente doveva attendere l`intervento del
medico per ricalibrare la dose di analgesico".
E che per lo meno si stiano mettendo in
atto sempre più progetti con l’obiettivo di offrire tale metodica in sempre più
reparti d’Italia, lo dimostra l’attenzione dimostrata anche dall’
l`osservatorio nazionale sulla salute della donna(ONDA ), che auspica una
struttura ospedaliera destinata alle donne che possa offrirle tutti i servizi a misura di donna. E con un
articolato programma previsto con l’assegnazione di bollini in ambito
all’affidabilità e all’offerta di servizi per la donna, Onda ha previsto che un
bollino di qualità sia appannaggio di quelle strutture che offrano l’analgesia
epidurale in maniera gratuita alle donne che ne facciano richiesta e non solo….l'associazione
italiana parto in analgesia sta raccogliendo le firme necessarie a sostenere
una petizione per far sì che tutti gli enti ospedalieri siano indotti dal
Ministero della Salute ad accogliere la richiesta delle donne partorienti alla
scelta della partoanalgesia.
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