venerdì 26 ottobre 2012

Parto: donna partorirai con dolore!



Ma possibile che in un’epoca avanzata per quanto riguarda il progresso scientifico, con sempre nuove acquisizioni soprattutto per quanto attiene i nuovi farmaci, la donna debba partorire con sofferenze a volte indicibili? Eppure il metodo per evitare che ciò avvenga e fare in modo che la partoriente agevoli le manovre del parto naturale esistono eccome, si tratta di praticarle l’analgesia epidurale, ma allora perché ancora oggi a tante donne tale metodica non viene offerta loro?

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Per diverse ragioni, la prima, negli ospedali pubblici e nelle cliniche convenzionate tale pratica è offerta alle donne in una misura limitatissima, appena il 16% infatti sono le strutture
attrezzate a praticarla a fronte di una richiesta da parte delle partorienti che supera il 90% . 
Eppure poter partorire senza dolore è un sacrosanto diritto della donna, ma in Italia l’epidurale è prestata a macchia di leopardo in tutta Italia, con regioni virtuose come la Lombardia il Veneto e l’Emilia Romagna dove tale pratica è più diffusa, al punto che grazie all’incremento di risorse attuate in Lombardia si è passati dall’8% del 2006 al 16% del 2007 in fatto di offerta di epidurale. Cifre ancora troppo basse, ma che per lo meno manifestano un cambio di tendenza rispetto al passato. Stessa cosa, sia pure in misura diversa, ha fatto il Veneto che ha stanziato lo scorso anno circa un milione di euro per preparare e mettere nelle condizioni i reparti di nascita ad attuare tale anestesia, mentre la Regione Emilia Romagna ha previsto all’ordine del giorno almeno una struttura ospedaliera che per ogni provincia offra l’epidurale.

Purtroppo altrove nel resto del Paese il parto in assenza di dolore è spesso visto come un capriccio di qualche donna che non vuole assumersi le proprie responsabilità, un paradosso etico, sicuramente, ma anche oggettivo di fronte all’evidenza che proprio il nostro Paese, più degli altri, è all’avanguardia circa la conoscenza dell’analgesia epidurale "In Europa il nostro è il primo Paese a introdurre la nuova tecnica Pieb associata alla Pcea* - spiega Giorgio Capogna, presidente del comitato scientifico per l`anestesia ostetrica - Le nuove tecniche permettono alla donna di ottenere un effetto di analgesia costante e di personalizzare la somministrazione dell`analgesico a seconda delle proprie esigenze. Vengono così evitati anche i brevi momenti di dolore che potevano insorgere con la tecnica epidurale tradizionale, quando la partoriente doveva attendere l`intervento del medico per ricalibrare la dose di analgesico".

E che per lo meno si stiano mettendo in atto sempre più progetti con l’obiettivo di offrire tale metodica in sempre più reparti d’Italia, lo dimostra l’attenzione dimostrata anche dall’ l`osservatorio nazionale sulla salute della donna(ONDA ), che auspica una struttura ospedaliera destinata alle donne che possa offrirle tutti i servizi a misura di donna. E con un articolato programma previsto con l’assegnazione di bollini in ambito all’affidabilità e all’offerta di servizi per la donna, Onda ha previsto che un bollino di qualità sia appannaggio di quelle strutture che offrano l’analgesia epidurale in maniera gratuita alle donne che ne facciano richiesta e non solo….l'associazione italiana parto in analgesia sta raccogliendo le firme necessarie a sostenere una petizione per far sì che tutti gli enti ospedalieri siano indotti dal Ministero della Salute ad accogliere la richiesta delle donne partorienti alla scelta della partoanalgesia.

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