Cominciamo col dire che per parto prematuro o
pretermine si intende un parto che abbia luogo tra la ventesima e la
trentasettesima settimana di gestazione. Con tale evenienza devono fare il
conto dieci donne su cento, molto spesso perché all’origine di ciò v’è una
storia di infezioni o infiammazioni di cui soffre la madre, ma anche forti
stress cui sia andata incontro la gravida, così come importante anche ai fini
di un parto pretermine l’anomalo impianto della placenta e altre cause meno
diffuse.
Non entriamo nei dettagli di questa evenienza
clinica, segnalando semmai il rischio, più o meno elevato, di mortalità
neonatale annesso al parto prematuro, tant’è che è possibile stilare una sorta
di prognosi generale sulla base dell’epoca in cui sia avvenuto il parto e
relativo rischio per il feto.
Se
infatti il parto è avvenuto prima della 20 settimana, generalmente si assiste
alla morte del feto. Se avvenuto tra la 20-22 settimana, si assiste ad una
sopravvivenza infrequente. Se accaduto fra la 23-25 settimana la sopravvivenza
non supera il 10-50% (il 20-30% presenterà complicanze neurologiche). Se
avvenuto tra la 25-26 settimana, in questo caso la sopravvivenza sarà del
50-80% (il 10-25% presenterà complicanze neurologiche). Infine, laddove si sia
avuto il parto nella 26 settimana la prognosi è molto buona. Premesso ciò e considerando da una parte l’ancora alta
incidenza dei parti pretermine e dall’altro i risvolti anche psicologici
negativi che determina sulla madre un tale evento, risulterà sicuramente gradito sapere che
oggi è stato messo a punto un particolare farmaco, appena approvato dalla FDA,
proprio per evitare parti pretermine.
Tale farmaco agisce quando il
rischio di parto pretermine sia evidente nella donna prima della
trentasettesima settimana, per quelle donne con un solo feto e che abbiano già
sofferto in passato di un parto prematuro spontaneo. Ci riferiamo all’ormone
progesterone realizzato in laboratorio. La sostanza viene somministrata una
volta alla settimana mediante una iniezione intramuscolare già dalla sedicesima
settimana. Non è consentito iniziare tale trattamento oltre la ventunesima. La
cura viene poi continuata fino al giorno del parto.
A suffragare l’efficacia del farmaco
uno studio del National institutes of health che ha coinvolto 463 donne gravide di un singolo
feto e con precedente storia di parto pretermine; il 37 delle gestanti trattate
con il farmaco ha partorito prima della trentasettesima settimana rispetto al
55 % delle donne nel gruppo di controllo.
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