Ma siamo così’ certi che consumare acqua minerale faccia sempre bene? Siamo sicuri che le acque minerali di qualsiasi marca si tratti siano sempre salubri e facciano bene alla salute? A giudicare da un’indagine condotta dal settimanale Salvagente in collaborazione con quattro università italiane, più di un sospetto serpeggia, ovvero, che non è per nulla vero che le acque di qualsiasi marca si discuta siano uguali fra di loro, così come, è vero semmai il contrario, ovvero, che se certe acque venissero fuori dai nostri rubinetti ci guarderemmo bene dal berle.
Insomma, un putiferio è quello che è venuto fuori dall’indagine del Salvagente e dal lavoro congiunto svolto dal gruppo di ricercatori di 4 università italiane (Università Federico II di Napoli, Università
degli Studi del Sannio di Benevento, Università di Bologna, Università di Cagliari) che tra il 2008 e il 2009 ha partecipato a un progetto europeo volto a conoscere lo stato delle acque sotterranee di tutta Europa. I ricercatori, infatti, si sono presi la briga di esaminare 158 marche di acqua minerale italiane riscontrando in molte di queste quantità per nulla irrisorie di sostanze chimiche nocive, pur se nel rispetto della Legge, fatto quest’ultimo ancora più inquietante.
Una Legge che, a quanto pare, risulta troppo elastica, se si pensa che il contenuto di sostanze chimiche presenti nelle acque esaminate supera di gran lunga i valori fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il risultato è che dall’indagine sarebbe emerso che l’Acqua di Nepi conterrebbe troppo berillio, alluminio e fluoro. E, visto che parliamo di Legge, qui la lacuna legislativa è palese, visto che per le prime due sostanze non esiste alcuna regolamentazione in materia, resta semmai la concentrazione di fluoro eccessiva, (1,64 mg/l), una quantità che obbligherebbe il produttore a inserire un’etichetta sulla bottiglia con su scritto, “non è opportuno il consumo regolare da parte dei lattanti e dei bambini di età inferiore a 7 anni”, cosa che l’azienda produttrice si guarda bene dal fare.
Il motivo? Agire contra legem? Da parte dell’azienda no, se non fosse che la quantità di fluoro riscontrata è al di sopra dal limite dichiarato dal produttore, limite che non richiederebbe alcuna avvertenza particolare da inserirsi nella confezione posta in vendita. L’eccesso di alluminio comunque avrebbe indotto il produttore ad effettuare nuove indagini sulla propria acqua.
Ovvia la presa di posizione delle aziende finite sotto la lente di ingrandimento dei ricercatori. Ferrarelle per quanto riguarda il boro e Levissima (marchio San Pellegrino) a proposito della concentrazione di nitriti chiariscono che “nelle certificazioni emesse dalle Asl e dall’Università di Pavia viene da sempre rinvenuta nell’acqua Levissima una concentrazione di nitriti regolamentare, inferiore a 0,002 mg/l”.
Pertanto “il Gruppo Sanpellegrino ritiene che il valore riportato nella tabella realizzata da EuroGeoSurveys Geochemistry (0,131 mg/l) sia imputabile a una svista, comprensibile considerato la notevole mole di dati presi in esame e il complicato lavoro svolto dai ricercatori e scienziati”.
E, dunque che fare? Siamo grandi consumatori di acqua minerale proprio perché il prezioso liquido che proviene dai rubinetti delle nostre case non sempre è garanzia di pulizia e salubrità, dunque, occhi aperti quando acquistiamo l’acqua al supermercato, controlliamo tutto, cosa molto ardua da fare. Più semplice allora basarsi sulle indagini dei ricercatori, come ha fatto il Salvagente.
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