lunedì 12 novembre 2012

Antidolorifico: arriva quello prodotto dall'organismo privo di effetti collaterali


L’eliminazione del dolore fisico è stata una delle frontiere più importanti per la medicina, non solo al fine del miglioramento della qualità della vita degli stessi pazienti, fatto importantissimo, ma anche in vista del fatto di poter ridurre i tempi di guarigione una volta che ci si sia affrancati dalla sintomatologia dolorosa. Insomma, il dolore come malattia e, dunque, il trattamento del dolore alla stregua di una qualsiasi altra terapia. Ma c’è un ma…

Nonostante i grandi progressi scientifici anche nell’ambito dell’analgesia, resta tuttavia il fatto che i farmaci per lo più  utilizzati per sedare il dolore non sono del tutto scevri da effetti collaterali. Dai banali bruciori allo stomaco, alle più impegnative erosioni gastroesofagee, fino a giungere a vere e proprie ulcere emorragiche e non solo. Quando il dolore è cronico, non potendo sempre ricorrere all’utilizzo del cortisone, che ha anch’esso attività analgesica indiretta visto che parliamo dell’antinfiammatorio per eccellenza, il ricorso ai tradizionali fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) per quanto oggi previsti ad un dosaggio di sicurezza e con caratteristiche che ne limitino al massimo l’aggressività, gli stessi non possono venire utilizzati per lungo tempo senza monitorare lo stato di salute dell’individuo e non soltanto per i disturbi gastrici correlati all’uso di queste sostanze, ma anche per gli effetti che determinano i fans a carico dell’apparato urinario, reni compresi e, in qualche caso, anche cardiocircolatorio, a causa dell’effetto che possono determinare sui valori pressori.

Ma la soluzione potrebbe presto essere a portata di mano, con l’avvento di un nuovo farmaco esente del tutto da effetti collaterali. La scoperta si deve ad un team di studio italo-americano, ovvero, il gruppo di ricerca dell'Istituto Italiano di Tecnologia, dell'Università della California Irvine (Usa), dell'Università della Georgia (Usa), dell'Università Federico II di Napoli e dell'ateneo di Urbino. Per l'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) è stato coinvolto nello studio il Dipartimento Drug Discovery and Development (D3), diretto da Daniele Piomelli. Lo studio è stato pubblicato su “Nature Neuroscience”.

"Questo studio - spiega l'Iit - si basa sulla comprensione del ruolo dell'anandamide, una sostanza prodotta naturalmente dal corpo umano, che esercita una importante azione analgesica".

Insomma si tratta di stimolare delle sostanze che sono già presenti nel nostro organismo, senza costringere il corpo ad assumerne dall’esterno. Nello specifico l’anandamide viene inserita nel gruppo delle sostanze di tipo endocannabinoidi, le stesse che, opportunamente stimolate dall’organismo, regolano i processi della fame, della sete,compreso  l’atteggiamento che l’organismo assume di fronte allo stress e non solo. In condizioni organiche normali, le stesse sostanze aiutano il nostro corpo  a rispondere anche ad alcune malattie. L’effetto di queste sostanze però si esplicherebbe anche a livello del dolore  ma non soltanto a livello del sistema nervoso centrale, anche nei diversi distretti dei tessuti se danneggiati. Proprio qua sta il nocciolo della ricerca, aver osservato che laddove si crea un danno o una ferita in qualsiasi parte dell’organismo, lo stesso si attiva per rilasciare l’anandamide e lo fa attraverso i recettori per gli endocannabinoidi CB1 che in qualche modo, già naturalmente, limitano la trasmissione del dolore dal punto del danno fino al cervello passando per il midollo spinale.

In futuro, l’antidolorifico senza effetti collaterali, partirà proprio da questa acquisizione inedita. Basterà infatti somministrare un farmaco apposito, per permettere all’organismo il rilascio di maggiori quantità di anandamide, che bloccherà del tutto il dolore e che potrà essere modulata finchè l’eventuale danno che ha generato la sensazione dolorosa cessi del tutto. Ovviamente, dovendo agire su sostanze già presenti nel nostro organismo, il risultato sarà quello di non dover più assistere ad alcun effetto collaterale di nessun tipo, cosa che, come detto, oggi rappresenta il grosso limite di tutti gli analgesici conosciuti.




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