Sarà per una questione culturale tutta italiana, sarà perché gli
abitanti del bel Paese non sono proprio del tutto aperti alle troppe
innovazioni magari loro presentate in tutta fretta, limite questo che
dimostriamo anche in altri campi, fatto sta che sul fronte delle terapie
mediche in Italia si registra una sorta di arretramento nella scelta di nuovi
farmaci, come rileva una ricerca di Cegedim Strategic Data (Csd), presentata a Milano
durante un incontro promosso da Onda e Amd (Associazione medici diabetologi). Sembra infatti che nel nostro Paese se consideriamo una malattia
diffusa come il diabete di tipo 2, i percorsi terapeutici sottoposti ai malati
sono di gran lunga meno aggiornati rispetto a quanto si faccia nel resto
d’Europa. Difatti, in Italia usufruiscono di molecole farmacologiche contro
questo tipo di malattia appena l’1,5% della popolazione diabetica, contro il
15% della Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna.
Il gap emerso in Italia "è legato – segnala Pasquale
Palladino, managing director di Csd - al persistere di regolamentazioni e
restrizioni alla loro prescrivibilità, parzialmente in via di
superamento". A pesare anche la paura dell'impatto economico della malattia, ma il costo del diabete, sottolineano gli
specialisti, "è prevalentemente a carico delle complicanze, mentre quello
direttamente legato al trattamento con farmaci antidiabetici incide per meno
del 10%". Anche l'informazione scarseggia. In Italia gli investimenti delle
aziende farmaceutiche in comunicazione e formazione ai medici in questa area
terapeutica sono stati nel 2009 pari a poco più di 37 milioni di euro, meno del
50% di quanto investito in Francia e Spagna.
A peggiorare il tutto ci si mette anche una burocrazia tutta
italiana che prevede regolamenti complicati e diversi da regione e regione con
un cumulo di normative regionali senza uguali nel resto del mondo, "una
giungla di 132 normative regionali, spesso diverse e insufficienti". Per
assistere al meglio i pazienti diabetici, spiegano Sandro Gentile, presidente
di Amd, e Franca Maria Mulas, consigliere nazionale dell'associazione, "il
nostro auspicio è che si giunga presto a un'integrazione tra la rete di centri
e la medicina del territorio, ma anche dei database esistenti per monitorare i risultati
degli atti medici".
Nessun commento:
Posta un commento
Ti preghiamo di inserire sempre almeno il tuo nome di battesimo in ogni commento