Chi ha bambini piccoli conosce bene cosa sia il cosiddetto pavor notturno o se non conosce del
tutto il significato del termine sa per lo meno che un episodio in cui il
piccolo si sia svegliato dal sonno urlante, piangente ed in preda al panico, può
essere accaduto al proprio figlio, mandando nell’angoscia più profonda i
genitori.
Distinguere il pavor notturno dagli incubi
E’ importante a questo punto sgombrare il campo da una certa
confusione che generalmente si è portati a fare nella distinzione fra il pavor notturno e gli incubi. Infatti il
genitore che si accosti al bambino in preda a questo malessere può riconoscere
l’una manifestazione dall’altra in modo molto semplice, soltanto ascoltando il
bambino che nel caso del pavor notturno
non ricorda nulla dell’accaduto, al contrario di quanto avvenga con gli incubi
che il bambino spesso riferisce immediatamente dopo l’accaduto, sia pure in
lacrime. Ciò avviene perché le due manifestazioni, che a livello sintomatologico
tendono a sovrapporsi, hanno una caratteristica importante che invece li
differenzia, ovvero, il fatto che negli incubi il bambino che li vive sta dormendo
nella fase più leggera del sonno e, dunque, quando urla e racconta l’accaduto
ha un ricordo vivo di quanto vissuto sia pure in sonno, proprio perché quando
lo fa è del tutto sveglio, nel pavor
notturno tutto accade nelle fasi più profonde del sonno per cui assistiamo
alla sofferenza del bambino che, tuttavia mentre si dimena non è del tutto
sveglio, come se continuasse a sognare al punto che, al mattino, il piccolo ha
scordato del tutto l’accaduto.
Poi ci sarebbe un’altra distinzione da farsi fra i due
fenomeni e questa sarebbe da ricondursi
all’età del piccolo. Infatti, gli incubi sono spesso dipendenti da
fattori esterni e particolari momenti della propria vita, tant’è che tali sogni
angosciosi li facciamo qualche volta anche da adulti. Il pavor notturno,
invece, è una caratteristica non del tutto comune, ma relativamente frequente
del bambino tra il secondo ed il terzo anno di vita ed è riferita quasi sempre
alla prima parte del sonno, ne deriva che spesso quando il piccolo si imbatte
in queste manifestazioni, i genitori sono ancora svegli, posto che il bambino
vada a letto in orari normali. Secondo
gli specialisti il pavor notturno deve intendersi come una latente forma di “attacco
di panico” di breve durata e privo, apparentemente di legami con la realtà
vissuta dal bambino da sveglio, una sorta di vero e proprio terrore notturno
scollegato dalle attività del bambino quanto invece legato ad una sorta di
sintomo di una possibile disfunzione cerebrale,
ma attenzione, non parliamo né di epilessia, né di convulsioni e dunque,
in generale i genitori dovrebbero di norma stare tranquilli di fronte a
sporadici pavor notturno da parte dei propri figli, soprattutto se questi episodi si verificano raramente e, cosa
importante, entro la fascia d’età descritta. Diverso è il caso in cui queste
manifestazioni diventano frequenti e si ripetano soprattutto in un’età diversa,
ovvero, intorno ai cinque anni ed oltre di età, in questo caso è necessario
rivolgersi ad un neurologo in grado di stabilirne l’esatta natura.
Come comportarsi in caso di pavor notturno e, soprattutto,
cosa non fare!
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Di fronte ad un terrore notturno da parte del bambino, soprattutto
quando il fenomeno si sia presentato per la prima volta, i genitori tendono a
farsi sopraffare dal panico, scuotendo il piccolo nel tentativo di farlo
riavere da quello che loro attribuiscono ad un incubo. Tale procedura è del
tutto sbagliata, il bambino non deve essere né strattonato, né sollecitato a svegliarsi,
semmai dovrà essere controllato per evitare che i suoi movimenti arrechino al
piccolo eventuali danni, considerato che in preda allo stato il bambino
potrebbe dimenarsi rischiando di farsi male. Dunque se ciò accade al bambino
mentre è nel lettino, magari arrampicato alle sponde del letto, accarezziamolo,
trattiamolo con dolcezza, non alziamo mai la voce, rassicuriamolo e, soprattutto,
facciamo attenzione che nel tentativo di arrampicarsi possa cadere sui margini
del letto facendosi male, semmai, sempre con molta calma, cerchiamo di fargli
assumere la posizione distesa sul letto, in modo che si riaddormenti, cercando
nel possibile di assecondare i suoi movimenti senza opporre troppa resistenza.
Evitiamo il giorno dopo di sottoporre il piccolo ad un
interrogatorio pretendendo che il piccolo ci narri ciò che gli è accaduto, non
può farlo, perché il bambino non ricorderà nulla di quanto avvenuto e,
ricordiamo, che insistere invece cercando di ottenere motivazioni alla sua
paura notturna genera il rischio di creare nel bambino l’idea che non sia in
grado di ricordare fatti così importanti, vista l’insistenza degli adulti e, dunque, rischiamo inconsapevolmente di
compromettere l’autostima del bambino
stesso.
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