lunedì 7 gennaio 2013

Coronarografia: è giunta l'ora della sua pensione?


Fino adesso nel protocollo diagnostico del paziente infartuato, la coronarografia è sempre stata ritenuta indispensabile al fine di verificare lo stato delle arterie coinvolte dalla patologia cardiaca ed eventualmente intervenire su quelle. La stessa metodica è ancora utilizzata laddove si sospetti o si abbia certezza di un restringimento arterioso o di un’occlusione che limiti o impedisca del tutto il passaggio del sangue in quelle arterie, come le carotidi, occluse da placche di colesterolo solidificate e si voglia intervenire su quelle.



Tuttavia c’è da ricordare che la coronarografia è una metodica essenziale sicuramente, ma non scevra da rischi durante la sua esecuzione, tant’è che è ritenuto un esame invasivo. Tale caratteristica aggiunta all’evidenza di danni spesso irreversibili, sia pure sempre più rari, non è possibile con la coronarografia eliminarli del tutto. L’ideale dunque sarebbe poter confidare su un esame meno invasivo e per questo più sicuro ed al contempo attendibile come di fatto è pur sempre la coronarografia.


Tale esame che, ricordiamo, non manderà del tutto in soffitta l’introduzione del catetere e dei mezzi di contrasto applicati, come avviene con la coronarografia, consente di controllare su un monitor lo stato dei vasi, ci riferiamo alla Tac cardiaca che si avvale dei raggi X per scandagliare il cuore nelle diverse sezioni che solo la Tac è in grado di scandagliare ed in certi casi, non tutti per la verità, può essere applicata in quei pazienti cardiopatici che fino adesso potevano rivolgersi solamente alla coronarografia. Oggi in Italia a disporre di questo esame sono una ventina di Centri cardiologici disposti a macchia di leopardo nella penisola con liste di attesa tuttavia abbastanza lunghe, si pensi che sono in turno oltre 400 pazienti per i quali è indicata la Tac cardiaca multistrato.


Con questo esame il medico ha la possibilità di studiare le singole porzioni di cuore in sezioni stratificate ed al contempo è data la possibilità al curante di scandagliare anche le diverse porzioni di vasi compresi quelli periferici che, generalmente, presentano una maggiore difficoltà di visione. 


Secondo Lorenzo Bonomo, direttore del dipartimento di bioimmagini e scienze radiologiche del Policlinico Gemelli di Roma, la Tac può essere ancora impiegata in quei pazienti che sono a rischio infarto o di una qualsiasi cardiopatia ischemica  di grado medio o medio basso. Ne deriva dunque che la coronarografia resta indispensabile in quelle coronaropatie di grado molto elevato soprattutto in presenza di pazienti interessati da fattori di rischio molto alti o sintomi che non possono escludere la presenza di una grave patologia cardiaca, qualche volta anche in acuto.
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