giovedì 10 gennaio 2013

Droghe: allarmante fenomeno nelle scuole

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Il fenomeno dello spaccio delle sostanze stupefacenti è purtroppo in crescita anche nel nostro Paese, ma ad allarmare di più è anche un altro dato, quello che vede l’Italia capofila dello spaccio e del consumo di droghe non nei pressi delle scuole, ma, ancor peggio, persino al loro interno. Lo dice il Ministero dell’Interno insieme al dicastero della Gioventù, con uno studio che si è protratto per oltre un anno in tutta la penisola e che ha coinvolto molti giovani studenti italiani La dichiarazione rilasciata da un baby tossicodipendente, un ragazzo di nemmeno 17 anni d’età, stigmatizza il fenomeno in tutta la sua gravità. 

«Nella mia scuola se vuoi del fumo si sa chi avvicinare, come farlo e dove vedersi per lo scambio». Tale confessione shock ci da bene la dimostrazione di come siano sempre più gli edifici scolastici il luogo prescelto da consumatori e spacciatori, tant’è che nella testimonianza del giovane si faceva riferimento anche ai locali prescelti per lo smercio delle sostanze stupefacenti, i bagni ed i corridoi, durante le ore di ricreazione, la palestra, i viali adiacenti l’ingresso della scuola, all’orario di entrata e di uscita. Si tratta di capire a chi spetterebbe il compito di sorvegliare tali locali al chiuso, compito questo diu cui dovrebbero occuparsi i bidelli, ma la loro opera non può trasformarsi in vero e proprio controllo capillare sulla persona, visto che tali addetti non hanno neanche la veste giuridica per operare in tal senso e, comunque, resta l’altro aspetto inquietante, rappresentato dal fatto che quando lo smercio di sostanze avviene fuori i locali della scuola, sia pure nelle immediate vicinanze, quel minimo di vigilanza demandato ai bidelli cessa di esistere, col risultato che, sempre secondo i dati del Ministero, a scuola si fuma marijuana, si giunge all’evidenza di come sia facile spacciare cocaina, al punto che una volta acquistata, molti giovani la sniffano persino in classe sui banchi negli orari di lezione e, quel che è ancora peggio, è che tale pratica viene vista da molti studenti come un traguardo da raggiungere e dunque emulare, perché indica il grado di temerarietà che il soggetto disposto a drogarsi a scuola ha raggiunto rispetto agli altri. Inutile negare che spesso gli spacciatori sono proprio gli stessi studenti nel duplice ruolo di consumatori e spacciatori in genere che, lucrando delle percentuali sulle vendite, riescono a crearsi la scorta di sostanze stupefacenti nei giorni festivi in cui la scuola è chiusa. 

L’identikit tracciato dal Ministero a proposito del baby spacciatore, tossicodipendente a sua volta, è quello del ragazzo d’età maggiore rispetto agli altri compagni della stessa classe o appartenente alle classi scolastiche più alte, ha la smania di far soldi facilmente, ma, a volte e qui potrebbe stare l’altra novità, non è neanche egli stesso assuntore delle sostanze ma le spaccia per ricavare denaro dal suo commercio illegale, agisce autonomamente quando la richiesta può essere da lui soddisfatta, o si avvale di soggetti, spesso extracomunitari, che spesso lo accompagnano all’uscita delle scuole, laddove la quantità di merce non dovesse soddisfare le esigenze della “clientela”, ricavando in questo modo un ulteriore percentuale sui ricavi della vendita. Il rapporto del Ministero è in qualche modo inedito, perché non si limita a tracciare un mercato in espansione nei luoghi di svago dei giovani, discoteche e quant’altro, ma tratteggia un spaccato della nostra Società ancora più inquietante, lo spaccio di sostanze stupefacente spesso ha inizio proprio nelle scuole e negli altri luoghi viene semplicemente solo continuato!

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