“Chiamami
per nome, sarò il tuo farmaco”. E’ questo il titolo dato ad una ricerca del
Censis, realizzata per Farmindustria, da cui emerge che il 57,6% degli italiani
riconosce i farmaci che assume dal nome commerciale e soltanto il 7,6% dal nome
del principio attivo. Per fortuna quasi il 35% li conosce entrambi. E tra i
cittadini che associano il farmaco alla sua marca ci sono i giovani (68,5%);
seguono gli anziani (64,9%) che sono comunque più informati dei giovani
sull’esistenza di farmaci equivalenti (78% contro il 59% dei giovani).
Il 45% degli italiani è disposto a pagare di più per avere farmaci
griffati (soprattutto anziani e donne), e il 77% conosce le nuove norme sulle
prescrizioni in base al principio attivo.
“La ricerca del Censis fa chiarezza su alcuni aspetti importanti, e
cioè che la maggior parte degli italiani associa il farmaco al nome
commerciale, e che conosce gli equivalenti e le nuove norme di prescrizione sul
principio attivo: questo significa che sanno scegliere – commenta Massimo
Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria.
Secondo Federconsumatori, invece, i dati diffusi oggi dal Censis
segnano l’attuale vittoria della campagna di disinformazione portata avanti
dalle lobbies del farmaco. “Un fatto gravissimo, le cui responsabilità
vanno ricercate nell’assoluta inerzia del Ministero della Salute e del Governo
che, dopo aver modificato la norma sulle prescrizioni mediche, non ha lanciato
un’adeguata campagna informativa per diffondere notizie reali e veritiere sulla
validità e sulle proprietà dei farmaci equivalenti – commenta l’Associazione – Molti
cittadini, fuorviati dalle notizie false e dalle leggende metropolitane fatte
circolare per screditare tali farmaci, credono ancora che i farmaci equivalenti
non abbiano lo stesso effetto di quelli di marca o, ancora peggio, che siano
addirittura dannosi per la salute. Niente di più falso. I farmaci
equivalenti sono dei dispositivi che contengono lo stesso principio attivo
(nella stessa quantità) del medicinale “originale” e presentano gli stessi
criteri di qualità, efficacia e sicurezza”.
Federconsumatori ricorda che a causa della scarsa informazione
sull’argomento, nel nostro Paese la fruizione dei farmaci equivalenti è molto
inferiore rispetto a quella dei maggiori paesi europei (15% contro una media
europea del 50% e con punte dell’83% in Inghilterra). “È ora di
rimediare a questa grave carenza, avviando immediatamente delle campagne di
informazione sulla sicurezza e sul risparmio reso possibile dall’utilizzo dei
farmaci equivalenti. Oltre a sollecitare il Ministero ad affrontare con
determinazione tale questione, chiederemo conto dei comportamenti, o
meglio della mancata azione, dell’AIFA disponendo, nel caso, anche un mutamento
degli attuali vertici dell’Agenzia del Farmaco”.
Articolo redatto da Help Consumatori
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