A più di cinque anni, quasi, dalla prima
immissione sul mercato del Carvarix, parliamo del 21 novembre 2007, la molecola
farmacologica in questione pare stia dando tutti quei risultati auspicati dai
ricercatori, in fatto di benefici terapeutici preventivi, a cominciare da una
diminuzione dei tumori all’utero laddove il vaccino è stato praticato e che in
certi casi si è potuto quantizzare in una percentuale persino superiore al 90%.
Ne deriva che le soddisfazioni
per chi ha creduto fermamente in questo vaccino dei tempi moderni sono
molteplici, così come avvenuto per la
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Casa farmaceutica produttrice del farmaco, la GSK. E’ quanto emerge dal
ventunesimo Congresso europeo di Ostetricia e Ginecologia che quest’anno si è
svolto in Belgio, tant’è che il produttore del vaccino ha
dichiarato che ” le analisi hanno dimostrato come la protezione crociata che si
osserva dopo la vaccinazione mirata verso i ceppi 16 e 18 responsabili
da soli di oltre il 70% dei casi di tumore, possa contribuire ad una ulteriore riduzione
delle neoplasie
variabile tra l’8 ed il 21% ”. Tale enfatica dichiarazione
è giustificata dall’evidenza che vaccinando giovani donne entro i 12 anni di
età si potrebbe tranquillamente pervenire ai risultati appena citati, tant’è
che tutti i Paesi più sviluppati, Italia compresa, hanno intrapreso un
programma vaccinale per le ragazze dimostrando un’attenzione particolare al
fenomeno ed al ruolo che la stessa prevenzione dovrà garantire. Lo stesso 28
esimo Congresso della Società Europea per le
malattie infettive pediatriche ha messo in evidenza il dato secondo il quale la
copertura vaccinale per chi si sottopone all’azione del farmaco, dopo la prima
somministrazione, praticata in ragazze di età compresa fra i 15
e i 25 anni, perdura per quasi otto anni e mezzo.
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Fonte: ADNKRONOS
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