Lo si
definisce spesso male oscuro e di fatto di oscuro ha proprio il buio oltre le
spesse lenti che dividono la realtà ed il futuro della persona che soffra di
depressione, una patologia che affligge in particolar modo il sesso femminile,
al punto che sono proprio le donne a temerla, addirittura, più del cancro al
seno. Ad aggravare
tale stato ci si mette anche l'errata consapevolezza che hanno molte donne
quando ritengono che di depressione non si guarisce mai del tutto, visto che si
crede, sbagliando, che una volta che ci si ammali nulla è più come prima ed al
massimo, possono venir meno gli istinti suicidari che contraddistinguono le
fasi peggiori e più gravi della malattia, ma di qui a sostenere di poter
guarire dalla depressione ce ne passa.
Lo dimostra
un recente sondaggio svolto dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute
della Donna e voluto da Giuseppe Pellegrini dell’Università di Padova che ha
chiamato in causa ben 1.016 donne di età compresa fra 30 e 70 anni. Resta da
capire perchè le donne rispondano in massa in maniera tanto negativa di fronte
alla possibilità di ammalarsi di questa patologia mentale, forse perchè, a loro
avviso, la cicatrice che resta dentro di sé una volta che ci si ammali una
prima volta, è più o meno perenne, pronta a slatentizzarsi alla prima
occasione. Giusta o sbagliata che sia tale consapevolezza, una cosa resta
comunque certa, su cento donne intervistate ben 65 riferiscono di aver avuto a
che fare nel corso della vita con la depressione, così come un altro nutrito
gruppo di partecipanti al sondaggio padovano ha riferito di averla conosciuta
per via indiretta, avendo assistito parenti o amici affetti dalla patologia.
Proprio la constatazione di come difficile, se non impossibile, sia soltanto
uscire dai meandri peggiori della malattia, ha fatto sostenere al gruppo di
donne esaminato, di come le cure farmacologiche e non, abbiano avuto poco
riscontro nella malattia medesima.
E che la
consapevolezza di essere di fronte ad una malattia mentale ci sia tutta, lo
dimostra un altro sondaggio, stavolta svoltosi in America, giunto allo stesso
risultato cui è pervenuto il sondaggio italiano. Eppure, da un punto di
vista scientifico, le cose non stanno proprio così. «Nelle depressioni di grado
lieve, farmaci e psicoterapia si equivalgono; talvolta è più utile la
psicoterapia — commenta Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di
neuroscienze all’ospedale Fatebenefratelli di Milano —. In caso di depressione grave o moderata il ricorso agli antidepressivi è utile, ancor di più se associati alla psicoterapia. Chi viene trattato con i farmaci
guarisce nel 34% dei casi e in un altro 36% vede l’entità dei sintomi più che
dimezzata. Se si associa una psicoterapia, la percentuale di chi trae benefici
dalle cure sale all’80%».
Stando così
le cose dovremmo poter ammettere che la vera cura contro la depressione la
offrano oggi le molecole farmacologiche più nuove di cui la medicina moderna
dispone, come visto, associate o meno alla psicoterapia, eppure, nella gente tale
convinzione non alberga per nulla, se solo si pensa che l’80% delle donne intervistate ritiene utile
la sola psicoterapia e solo una donna su dieci annette importanza ai farmaci
antidepressivi, eppure tale consapevolezza è quanto di più sbagliato esista,
visto che i farmaci nelle forme gravi o medio gravi sono imprescindibili,
tant’è che le depresse che sono state costrette ad assumere i farmaci la
pensano già diversamente.
Purtroppo,
ancora adesso, la depressione viene vista da troppa gente come un tabù del
quale evitare addirittura di parlarne, così come lo stesso medico che più di
altri è titolato a risolvere il problema, viene ancora mal visto dal paziente
che al solo nominare lo psichiatra, generalmente, trasale, innescando nel
malato ansie mal riposte e reazioni paradossali. “! I risultati di
questo difficile approccio verso la depressione è sotto gli occhi di tutti, su
cento pazienti depressi solo 50/60 si curano e chi lo fa spesso si cura a volte
male, visto che solo un paziente su tre si cura adeguatamente, per non contare
che sono troppe le donne, se affrontiamo la depressione guardando la malattia
al femminile, che abbandonano anzitempo le terapie loro prescritte. Insomma, la
malattia vissuta dal “sesso debole” come una forma incofessabile di vergogna,
caricata di ansie e drammatici sensi di colpa.
” Le donne, che della depressione sono le vittime più frequenti, sentono
di non trovare attorno a sé la stessa comprensione che avrebbero se fossero
malate di un tumore al seno o di un’altra patologia tangibile, hanno affermato
i ricercatori,sentendosi giudicate,
provando vergogna e sensi di colpa», al punto che spesso scelgono di non
parlarne con nessuno: ancora oggi, insomma, una donna depressa su sei non chiede
aiuto. Il risultato…. drammatico, non guarisce da una malattia dalla quale
poteva sicuramente guarire.
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